martedì 1 aprile 2008

Pubbl. 71 QUEL MALEDETTO BISOGNO DI SCONVOLGERE A TUTTI I COSTI

Questa mattina in internet, su Libero, ho trovato un articolo che recitava così:
“Meredith foto choc del cadavere: gli occhi coperti e la gola tagliata. (foto e video sconsigliati ad un pubblico sensibile)”.

Apro il file e dopo una serie di clikka e riclikka vedo il filmato.
Naturalmente non c’è nulla di così drammatico se non quello che tutti i Tg, all’epoca del delitto, mandarono in onda. Qui in aggiunta c’è qualche primo piano dei poliziotti della scientifica e un indumento che mi pare un reggiseno.….ma è meglio così.
Mi sono reso conto che anch’io, che credo di essere abbastanza razionale e attento e soprattutto sensibile, sono, d'istinto e di prima mattina, caduto nella trappola e non ho fatto a meno di andare a vedere subito quelle immagini cruente.
In questa schifosissima farsa ho però trovato di buono i commenti della gente che è andata a vedere il filmato. Tutti vomitavano al tg on line e alla redazione di Libero una serie di insulti, tra i quali il più ricorrente era quello che accusava la redazione stessa di utilizzare, anzi sfruttare, la morte di questa ragazza per fini di pubblicità esclusiva, audience ecc.
“State diventando peggio della televisione.........” ha scritto qualcuno.
Ho paura che sia proprio così!!

Roma Fabrizio

sabato 29 marzo 2008

Pubbl 70 QUANTO E' CARA LA BENZINA!?!

In Italia, da un bel pò di tempo si è pensato più ad allungare la vita ai "vecchi" che mantenere in vita i "giovani".
(Roma Fabrizio)

Questa penosa campagna elettorale continua su questa strada tra menzogne, formule magiche dell'ultima ora, affermazioni deliranti.

Comunque tornerò sull'argomento. Nel frattempo, girando tra i siti e i programmi dei partiti e dei candidati, la cosa più interessante l'ho trovata nel sito dell' unione democratica consumatori. Riporto di seguito la descrizione delle voci che compongono il costo della benzina, mi sembra interessante.

Roma Fabrizio

Lo abbiamo detto, ma è meglio ripeterlo: in Italia paghiamo le tasse sulle tasse! Uno degli esempi più eclatanti è quello della benzina e la tabella qui riportata ne è un chiaro esempio:

euro cent/litro % prezzo alla pompa
prezzo del carburante (costo) 43,72 32,10%
margine lordo medio 01/2004 – 06/2007 13,37 9,80%
accisa 56,4 41,40%
iva 20% 22,7 16,70%
prezzo ottimale alla pompa 136,19 100%
prezzo medio effettivo alla pompa 138,87 2%
matgine lordo compagnia/gestore dic. 2007 13,37 10,90%
margine lordo compagnia/gestore 10/03/08 15,61 11,20%

Come si vede, più della metà del costo della benzina va in tasse, le accise, ovvero sia le imposte di fabbricazione e consumo, quelle utilizzate dai governi come vere e proprie “tasse di scopo” (il quale scopo si perde però nella notte dei tempi, basta vedere nell’elenco di seguito riportato) sia, e per ben il 16,7% in IVA. IVA calcolata, ovviamente, anche sulla parte del prezzo costituita dalle tasse suddette.

Le accise sulla benzina:
1,90 lire nel 1935 per finanziare la guerra di Abissinia (sic!)
14 lire per la crisi di Suez nel 1956 (sic!)
10 lire per il disastro del Vajont nel 1963
10 lire per far fronte all’alluvione di Firenze nel 1966
10 lire per il terremoto nel Belice nel 1968
99 lire per il terremoto del Friuli nel 1976
75 lire per il terremoto in Irpinia nel 1980
205 lire per la missione in Libano
22 lire per la missione in Bosnia nel 1996

La penultima accisa la ritroviamo soltanto nel 2003 per trovare i fondi necessari al rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri, circa 0,02 euro di accise addizionale sui carburanti. L’ultima accise, decisa nel febbraio 2005, è servita per finanziare il rinnovo degli autobus inquinanti nel trasporto pubblico.Due riflessioni dunque:1) Sul costo complessivo della benzina, il prezzo effettivo è poco meno di 1/3, il margine lordo poco meno di 1/10 e le tasse di poco inferiori al 60%.2) Ogni volta che aumenta il prezzo del carburante c’è una maggiore entrata erariale per lo stato e una minore entrata per il cittadino.
A pensar male di solito si fa peccato, ma spesso ci si azzecca…sarà per questo che difficilmente i governi intervergono con maggiore tempestività per limitare il costo dei carburanti?
(fonte sito dell'Unione democratica per i consumatori )

martedì 18 marzo 2008

Pubbl. 69 LIBERTA'

JUST A DREAM AND THE WIND TO CARRY ME
AND SOON I WILL BE FREE........

lunedì 10 marzo 2008

Pubbl 68 IL PERSONAGGIO DEL MESE

Il 5 marzo del 1922, nasceva Pier Paolo Pasolini.
Oggi avrebbe 86 anni, ma quelli come lui non possono che morire giovani.
Nel novembre del 1975 fu trovato morto ad Ostia.
Pier Paolo Pasolini è stato un grande intellettuale, di quelli veri, che hanno dato un grande contributo al patrimonio culturale dell’Italia, ma che non vengono mai studiati o fatti conoscere abbastanza.
Per alcuni è stato poeta, scrittore, filosofo, regista, attore…….In realtà è riuscito veramente ad essere tutto ciò, ma per me, oltre che un filosofo, è l’unico che ha saputo raccontare veramente la Roma vera delle borgate e delle periferie di quegli anni un po “disordinati”.
E’ stato un narratore cinematografico semplicemente geniale. E lo dico col massimo della convinzione, specialmente oggi che si parla di talenti innegiando a Moccia o a Silvio Muccino.
Nella poesia di Pasolini c’è movimento, c’è il cinema, così come nei suoi racconti e così come nel suo cinema c’è quella poesia che, seppur drammatica, grottesca, viscerale era il linguaggio di Roma, di una Roma diversa da quella borghese del centro e dei nuovi quartieri bene.
Ho visto quasi tutti i film di Pasolini, anche quelli più “forti” e criticabili, ma non mi stanco mai di rivedere: “Accattone” – “Mamma Roma” e “Uccellacci e Uccellini”. Quest’ultimo, un racconto bizzarro, grottesco, straordinariamente ricco di emozioni seducenti. Totò si dimostra un gran Maestro d’arte, l’arte del recitare. Egli è ricco di umiltà nell’assecondare le scelte di una sofisticata regia e drammatico e clownesco contemporaneamente, privilegio unico suo e di Chaplin. E poi Ninetto Davoli, realistico e semplicemente naturale, è il personaggio più indovinato. Nel film c’è una Roma inedita e tutta da costruire, dove, campagna e baracche, stanno per essere ingoiate dal cemento dei nuovi quartieri.
Nel filmato che si vede (cliccando sul link in fondo al post) mi fa piacere notare quali siano i toni e il linguaggio usato in una trasmissione della rai. I contrasti sono evidenti, ma non solo non si urla, ma nemmeno si parla ad alta voce, cosa che oggi fanno anche i conduttori dei Tg. E’ meraviglioso ascoltare i contenuti e le argomentazioni diverse degli ospiti, i loro contrasti, le loro opinioni. Pasolini è eccezionale e dimostra di conoscere bene il meccanismo della televisione, quando ancora era un importante strumento di comunicazione e di unione tra il nord e il sud d’Italia e ancora distante dalla decadenza di oggi. Sono cambiate molte cose da quegli anni, ma soprattutto le persone ed i comportamenti. Qualcuno potrebbe dire che erano anche anni in cui si sparava per strada e si mettevano bombe. E’ vero, ma il terrorismo e la strategia del terrore si sono evoluti, si sono trasformati. La disinformazione e la manipolazione comunicativa stanno uccidendo e uccidono più delle bombe.

Roma Fabrizio

http://www.youtube.com/watch?v=A3ACSmZTejQ

mercoledì 5 marzo 2008

Pubbl 67 STIMOLI E VALORI, POLITICA E DOLORI



In questa Italia, ispiratrice di valori, custode di antiche tradizioni, madre di culture e popoli diversi; in questa Italia semplice e produttiva, non più ricca e allo sbando, si va incontro ad una nuova campagna elettorale dove, ancora una volta, valori, tradizioni e morale ispirano slogan di propaganda insulsa e deficiente rivolta, con troppa presunzione, al popolo sempre più sottovalutato perché portato alla dipendenza e al servilismo da poteri più o meno occulti, ma certamente maestri nella comunicazione e nel “con-vincere”.
Di fatto bisogna prendere coscienza di una cosa e cioè che i governi saranno sempre in mano ad una elite di potere ed il cittadino è sempre più disinformato, incopetente e quindi inattivo nei confronti di una eventuale seria contrapposizione. La partecipazione deriva dall’essere informati e quindi i poteri fanno in modo di distrarci e disinformarci per ridurci così all’inattività. Inattivi concretamente, dato che comunque alla fine il popolo risponde, con discussioni, lamentele, voti, all’attività politica, ma senza dare un contributo sensibile per cambiare le cose.
Roma è già piena di cartelloni 6x3, gli stessi che dovevano un tempo essere aboliti, con le facce dei soliti noti, con sguardi impostati, studiati; sorrisi forti o poco accentuati.
“E’ ora di cambiare l’Italia” scrive chi l’Italia l’ha anche governata.
“E’ ora di premiare chi merita”, ma vorrei chidergli come e quali sono i parametri per stabilire chi è più meritevole.
“E’ ora di aiutare le famiglie” , ma le famiglie sono ormai rovinate e quando si sono aiutate lo hanno fatto sempre da sole. Per aiutarle bisogna cambiare interamente un sistema economico, più che politico, che queste belle facce non cambieranno mai poiché sarebbe essenzialmente una vera e propria rivoluzione che li colpirebbe in pieno.
Questo solo per parlare dell’UDC di quel bel Casini, genero di uno degli uomini più ricchi e potenti d’Italia, tal Caltagirone, al quale forse l’onorevole dovrà a vita qualche favoruccio.
Ma c’è anche Veltroni, proprio lui quello del video e degli applausi del pubblico che non si informa ma si lascia “con-vincere”, che a breve cambierà nome con Veltrusconi, che da buon furbetto si rivela sempre più democristiano, nei programmi, nei modi, nella comunicazione. Tanto democristiano da avere come sede un ex convento, da avvicinarsi sotto sotto al cavaliere e al suo delfino, tal Gianfranco Fini, uomo cattolico e di chiesa dai sani principi che lascia la moglie per una ex valletta di trent’anni di meno.
Ma queste sono faccende personali e la politica è fatta d’altro (dicono i politici). No, cari signori, la politica è una faccenda sociale e quindi personale. Gli impegni personali vanno rispettati e garantiti. Gli esempi sono sempre personali. Il politico deve rappresentare e tutelare chi lo vota, peccato che anche questa volta non saprà mai chi l’ha votato, come, chi vota, non saprà mai a chi avrà dato il suo voto, oltre il simbolo prescelto naturalmente.
Così anche questa volta si va a votare lo sconosciuto, o meglio il conosciuto ma solo dalle segreterie e dai direttivi del partito.
Certo per le amministrative non è così, puoi scrivere il nome e cognome della tua preferenza e troverai spesso belle sorprese, chi era di la, sta ora di qua, chi era al centro va a destra…chi a sinistra al centro e così via.
C’era una volta il “vaffa day”, con uno straordinario comico impazzito che non si è mai privato di dire la sua. E ne ha dette, e come…….
Ha tirato fuori, tra una battuta e l’altra, quanto di più lercio nascondeva questa Italia, con la sua classe dirigente e politica. Ha movimentato associazioni, pensieri, masse; ha riempito teatri e piazze, hanno parlato di lui tanto anche all’estero, tanto di riconoscerlo tra gli uomini più popolari d’Italia, forse il più popolare.
Molti i suoi fans, anzi adepti. Molti incazzati cittadini che non ne possono più dei soliti politici e della politica del palazzo.. Gli stessi che sotto il nome dell’ ”Alto Grillo”, presentano schede, simboli e liste per le prossime elezioni. Gente pulita, gente per bene, che difficilmente però riuscirei a vedere districarsi tra le fauci di squali “carcharodon carcarias” (squalo bianco) ormai predoni dell’oceano politico italiano.
Cosa potrebbero mai questi “merluzzetti”? Gente senza condanne, senza pregiudizi. Persone che amano le verità e odiano menzogne e bugie. Gente che non sa corrompere, che non sa fare promesse, che non sa impostare campagne elettorali, che non ha buoni artefici della comunicazione alle spalle, se non il loro leader. A proposito, ma il loro leader? Li lascia andare così allo sbaraglio senza una copertura, senza un’immagine potente e venerata come quella magari del Senatur?
Mi viene quasi da pensare che quel Grillaccio del leader dei “Grillini” abbia come gettato il sasso e nascosto la mano. Perché non ha costituito un partito o un movimento da lui guidato e riunito sotto di se tutta questa gente di buona volontà e corso proprio per la poltrona di primo ministro? Non sarebbe stata questa una bella e vera e propria rivoluzione?
Insomma costruisce un esercito e lo manda in guerra senza generale e senza strategia, se non quella di mandare affan……?
Non è che forse lui più che un generale è un intrattenitore, professionalmente eccellente, che ha usato come mezzo del proprio ultimo successo l’insuccesso della politica italiana?
Boh!!!
E’ ovvio che in questa battaglia per i valori e per il rilancio dell’Italia, come qualche illuminato ha detto, non potevano mancare le paroline del vaticano e la gara, sembra di molti, a fare proprio con la chiesa bella figura. Addirittura Giuliano Ferrara, ma anche Veltroni, non parliamo ovviamente del PDL e dell’UDC che sembra quasi una tenenza dell’Opus Dei.
C’è anche la destra, ma la destra almeno è di destra, così come la sinistra di Bertinotti che oggi si riunisce, dopo essersi divisa per anni in tre partiti comunisti tutti uguali tranne che nel nome dei leaders.
L’Italia dei valori, insomma, ma qual è?
Quella di Di Pietro non c’è più perché è andato nel PD……(scherzavo, non intendevo quell’Italia dei valori)
“Siamo nati per cambiare l’Italia” dice Veltroni nei suoi manifesti, mentre Berlusconi dice agli italiani di “Rialzarsi”.
Insomma tutti ci danno consigli, ci invitano all’ottimismo, passando per la terapia intensiva e la rianimazione.
Si ricomincia con le cene di partito, dove è facile trovare chi diventa di destra, di centro o di sinistra a seconda dell’occorrenza, o meglio del menù.
E pensare che sarebbe tutto così semplice.
Qualcuno ha scritto che gli italiani hanno grandi qualità ed una forte predisposizione, con successo, nell’arte di arrangiarsi. Infatti, non è un caso che in questa crisi economica evidente e penosa, si riesca a vivere e a non fare la guerra civile. Non sarà gratificante vedere la vecchietta che, a fine mercato, raccoglie i rimasugli di frutta e verdura; non è bello che Napoli, e non solo lei, sia ridotta così…..ma poi, in fin dei conti riusciamo sempre a cavarcela e allora?
All’estero fanno fatica a capirci, ma secondo me il mistero sta nel fatto che in questo paese così democratico, in realtà c’è sempre stata l’anarchia che, mascherata dai nostri modi educati, dai bei vestiti e dal buon comportamento ha sempre confuso qualunque interlocutore.
Sembra che le frange più estreme dei no-global, siano stranieri, che vengono in Italia a rendere più furiose le pacifiche dimostrazioni dei nostri “rivoluzionari”, al massimo “disobbedienti”, manifestanti……….fosse per questo che non li beccano mai?
Ma dentro di noi siamo così, anarchici e piagnoni, incoerenti e un po’ irresponsabili e, non ve la prendete, se dico pure un po’ vigliacchetti.
Una delle fortune è che quasi l’80% degli italiani è proprietario di casa, e la casa è il primo dei valori e degli obblighi che danno poi sicurezza e protezione e che ci aiutano a “chiuderci dentro” e serrare porte e finestre. Per il 20% di sfortunati c’è poco da battersi. Del resto siamo bravi a fare anche il pane a casa, ci basta un filmetto, un po’ di caffè e la famiglia.
Andiamo ancora a votare per farci vedere, perché è un dovere, più che per cambiare le cose. Infatti spesso ci divertiamo a sporcare le schede o a lsciarle bianche. Andiamo a votare perché si vota la domenica e dopo la messa, le pastarelle, e le partite, votare conclude la giornata.
Siamo dipendenti di tutto quello che oggi non ci piace più, ma non ne potremmo più far a meno.
Odiamo il festival di San Remo, ma perdiamo tempo a parlarne nel bene e nel male.
Amiamo il potere più dei soldi e del sesso, perché c’è in noi quel briciolo di sale mafioso che è molto italiano.
Viviamo ancora delle glorie del nostro passato e questo basta a farci sentire grandi verso chiunque. Non rinunciamo a niente ed il sacrificio è una parola da cancellare. E’ quasi un peccato, l’espiazione di una colpa. E noi, nati e cresciuti con i sensi di colpa, regalo gratuito ma obbligato della nostra madre chiesa, non possiamo più privarcene.
Pensavamo di essere europei, ma siamo e saremo sempre italiani.
Oggi credo che se volevamo mantenere veri e saldi i nostri principi e le nostre virtù, dovevamo rimanere isolati. Rifiutare gli aiuti e mantenerci da soli. Potevamo diventare la Svizzera o la Colombia, chissà, ma almeno i nostri panni sporchi li lavavamo in famiglia. Avevamo così qualche complesso in meno e meno frustranti esempi con i quali convivere. Frustranti per noi naturalmente che abbiamo visto, come in Europa, ci hanno superato tutti.

Roma Fabrizio

P.S. Non ammalatevi mai e non fate vedere a nessuno che avete problemi, qualcuno ne gioirà….e fa più male del male.

martedì 26 febbraio 2008

Pubbl 66 TRAGEDIA QUOTIDIANA




Questa mattina un grave incidente, anzi gravissimo, è accaduto a Fiumicino.
Una macchina “impazzita” a perso il controllo e si è schiantata addosso a delle persone che aspettavano l’autobus per andare a scuola o al lavoro (QUESTO è QUANTO RIFERITO).
Morte due bimbe piccole con la loro mamma, un’altra bambina e altre due persone. Molti i feriti gravi.
Conosco la via della strage. Macchine, camion e moto la percorrono ad alta velocità e le fermate degli autobus sono proprio sul ciglio della strada.
Adesso ci si interrogherà sulle colpe, sulle responsabilità, sul “prima o poi lì sarebbe accaduto”.
Io dico: “ma è mai possibile che mamme e bambini che aspettano il bus per la scuola, devono essere UCCISE così, in questo modo…..quale la loro colpa? Quale la colpa ha dovuto pagare quel padre rimasto solo? Per quei genitori che hanno perso in quel modo i propri figli? Ai quali magari avevano preparato con cura la merenda e avevano salutato con un bacio, un sorriso, una raccomandazione.
Non ci sono strade in Italia dove si possa andare a più di 130 Km orari (se non sbaglio). Quale è il senso di costruire automobili e motociclette che raggiungono i 240, i 280, i 320 Km orari. Qualunque uomo di buon senso che abbia una moto o una macchina potente, prima o poi, schiaccerà l’acceleratore…figuriamoci un ragazzo o un irresponsabile qualunque.
Dove vivo io c’è una strada che ha visto morire molta gente investita dalle macchine che correvano ad alta velocità. In alcuni punti non esistono marciapiedi e la gente deve camminare sul ciglio della strada proprio come a Fiumicino.
Mi impegnai personalmente verso le amminitsrazioni per richiamare l’attenzione sul fatto, ma ovviamente non accadde mai nulla. Oggi il governo della mia città spende 4,5 milioni di euro per fare tre rotonde “alla francese”, e 0 centesimi per garantire la sicurezza sul camminamento pedonale e sulle soste per chi aspetta gli autobus che sono praticamente esposte alla “tragedia”.
Mi domando come la gente rimanga indifferente ed è proprio questo che fa sì che le amministrazioni non diano il giusto peso a queste cose all’apparenza banali.
Poi quando accade la tragedia, tutti si commuovono. Fiaccolate, belle parole, rabbia…….
Ma vi rendete conto: una mattina qualunque stare lì con i bambini ad aspettare lo scuola-bus ed invece all’improvviso arriva la morte nella peggiore delle sue manifestazioni?
Ma ci rendiamo conto come stiamo vivendo? Come la vita non viene considerata? Come ci preoccupiamo quasi sempre di cose inutili, banali………..
E’ mai possibile morire così? Quale peso porterà sulla coscienza il o i responsabili?
Crediamo sempre di essere immortali e di non pensare mai alle conseguenze delle nostre azioni. Quando torno la sera tardi, trovo spesso macchinette veloci con tre o quattro ragazzini a bordo che sfrecciano senza rispettare precedenze o semafori. Sprezzanti della vita e del pericolo, incuranti della sicurezza altrui. I genitori si indebitano per comprare loro i meccanismi del progresso e del falso benessere così da non far stare i propri figli dietro ai figli di altri.
Che peccato!
Come reagirei io se fossi coinvolto da una sciagura del genere?
Il dolore potrebbe uccidermi o rendermi una bestia?
Non riesco proprio a non pensare alla morte di questi innocenti. Andavano solo a scuola, come tanti altri bambini e tante altre mamme che li accompagnano sino a vederli andar via con lo scuola-bus, salutandoli con la mano e con il dolce sorriso, certe di avere fatto il proprio dovere e riabbracciarli all’ora di pranzo.

Roma Fabrizio

domenica 24 febbraio 2008

Pubbl 65 IL "DISPIACERE" PER L'IMPROVVISATA

Troppo spesso non ci si rende conto di quanto sia importante e bello vivere.
E di quanto si possa godere della vita con poco, a volte con niente.
Anche se siamo continuamente sottoposti ad una serie di pressioni e tentazioni rivolte al negativo, un po’ per l’ambiente che ci circonda, un po’ per la gente, dovremmo esercitare quella straordinaria facoltà che ci è stata donata, di godere pienamente dei sensi e della vita.
Se qualcuno ci giudica perché abbiamo sbagliato qualcosa o siamo semplicemente usciti da quella consuetudine che dovrebbe appartenere ad uno stato di vita “normale” per i più, dovremmo ignorare e sorridere di lui.
Siamo nati, noi occidentali, con una educazione votata per lo più al senso di colpa. Un po’ per tradizione sociale, un po’ per la chiesa che ha giocato, in questo, un ruolo predominante. Spesso molte cose o atteggiamenti ci sembrano peccaminosi e allora vi rinunciamo, vivendo poi nel rimpianto.
Tutto deve essere razionale e programmato. Mi tornano in mente tante persone che hanno fatto di questo il loro stile di vita e che oggi, seppur giovani, ne pagano le conseguenze con depressioni, nevrosi, attegiamenti tristi e malattie psicosomatiche.
Siamo continuamente alla ricerca di qualcosa e continuamente insoddisfatti proprio perché dedicati a questa tremenda funzione. La donna della propria vita, la macchina dei sogni, il lavoro perfetto, un buon conto in banca, niente debiti, la fiducia degli altri, un bel fisico, i buoni vestiti e via dicendo.
Scrivo questo post perché oggi ho avuto la visita di alcune persone che, seppur apparentemente appagate da tutto questo, nei loro occhi e nei loro discorsi hanno lasciato fiorire solo sofferenza e ipocrisia.
Nonostante essi potrebbero far invidia a molti, sono continuamente insoddisfatti e a volte ostentano questo stato d’animo accusando, per i propri fallimenti, gli altri.
Ritorno a dire, come già in passato, che una delle cause di questo atteggiamento è l’allontanamento dalla natura e dai suoi elementi.
Oggi è stata una splendida giornata primaverile. Il sole caldo permettava passeggiate senza i pesanti giacconi indossati sino a ieri. Il mare era calmo e, come tutte le domeniche, il dopo pranzo è sempre ricco di silenzi.
Una volta, qualcuno molto in alto, donò all’uomo un giorno per riposare e pensare: la domenica appunto.
Ma se la domenica si spreca per fare passeggiate “marziane” dentro i centri commerciali, oppure a far la fila nei ristoranti tra il chiasso e l’indisponibilità di stanchissimi camerieri, oppure a passeggiare, radiolina al collo, ascoltando le frenetiche cronache delle partite di calcio...o, ancora peggio, andare a rompere i c.....ni all’improvviso, a chi vuole stare tranquillo in casa e dedicarsi alle piccole cose, quelle lente, inutili e oziose cose che ti piace fare la domenica e che ti fanno stare bene; magari potare una pianta del giardino o seminarne una nuova, leggere un libro o dormire sulla sdraia di tela che hai tirato fuori dal ripostiglio dopo 5 mesi.........andare a casa fingendo una simpatica improvvisata con la scusa inverosimile del “passavamo di qua”, accomodarsi grazie all’educazione e all’ospitalità di chi si va a trovare senza essere invitati, e raccontare tutte le proprie frustrazioni, ansie, incomprensioni, gelosie, insoddisfazioni per un paio d’ore tra tea e pasticcini, dono della visita..........poi, come se non bastasse partono a raffica quella serie di domande sul tuo lavoro, sui tuoi progetti o peggio ancora: l’indagine su quel tuo vecchio problema.....
Perche?
Perché c’è sempre il bisogno di conferme e di essere accolti, compresi, compatiti, e se possibile anche un po’ invidiati (poco, non molto).
E così questa domenica è finita ed il mio senso di colpa non mi ha permesso di rifiutare l’ingresso a chi, senza preavviso, veniva a farmi visita in questa splendida giornata domenicale spezzando quella dolce armonia che il sole di questa mattina aveva promesso.

Roma Fabrizio

martedì 19 febbraio 2008

Pubbl 63 RAFFAELE CUTOLO




Da qualche mese a questa parte mi sono reso conto che su internet si parla molto, in bene e in male, di Raffaele Cutolo (detto ‘O Professore), capo della Nuova Camorra Organizzata, da più di quarant'anni anni in carcere. Ho provato a chiedermi il perché e mi sono voluto documentare meglio. Quando ero più piccolo, lavorai su un film di Giuseppe Tornatore, dal titolo “Il Camorrista” tratto dal libro che ho suggerito come libro del mese di febbraio. Poco sapevo di Raffaele Cutolo e della NCO, se non del fatto che uno straordinario Ben Gazzara interpretava forse il più violento e sanguinario capo di camorra. A distanza di tanti anni, su internet scopro blog e commenti positivi a lui dedicati e numerosi dialoghi virtuali che ne ricordano il “personaggio” e le sue gesta.
Solamente dopo aver letto il libro di Marrazzo ho cominciato a comprendere meglio la NCO e Cutolo stesso ed ho trovato una sostanziale differenza tra lui e gli altri boss di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Il personaggio Cutolo è molto diverso dai personaggi raccontati ad esempio nel libro su Giovanni Brusca (l'uomo dell'attentato di Capaci).Mi sono domandato perché molti lo rimpiangono (molti napoletani) e ho provato a darmi delle risposte leggendo il libro e documentandomi con testi e internet. Spiegare tutto diventerebbe troppo lungo e lascio, a chi vuole, l’opportunità di dire la sua. Voglio riportare solo alcuni stralci del libro di Marrazzo che forse spiegano perché oggi a Napoli qualcuno ne sente la mancanza.
“…ormai il reclutamento nella NCO era quasi spontaneo. Centinaia di giovani dei quartieri più poveri di Napoli aderivano spontaneamente…erano ragazzi senza ideali, senza bandiera, senza scopi, ai quali Raffaele Cutolo forniva la possibilità di sentirsi inseriti in una struttura concreta operante, vincente….Napoli e il suo entroterra versavano in una condizione generale di miseria, di disordine, di abbandono. E’ in questo clima che nessuno si rese conto del pericolo della crescita della NCO. Ci fu una sottovalutazione del fenomeno sia da parte delle autorità, sia sul fronte dei miei avversari. Per la mia ascesa debbo ringraziare sia il quetsore Colombo, fratello del Ministro, che il capo della mobile Bevilacqua. Rimasero entrambi insensibili ai mutamenti, anche quando videro il numero dei morti ammazzati aumentare verticosamente nel giro di due anni.

…Ho sempre detestato quei falsi camorristi che si prestano a coprire le malefatte dei prepotenti in danno della povera gente…..alla stazione di benzina di Palma di Campania sono intervenuto con un caporale che bistrattava due, tre ragazzine. Non avevano più di tredici anni. Erano duecento, trecento tutte giovanissime che aspettavano di essere caricate sugli autobus per ritornare a casa a duecento Km di distanza. Tre ore di viaggio la mattina e tre la sera per venire a lavorare qui, con una paga da fame. Avrebbero l’età per giocare e andare al mare e invece sono condannate curve a raccogliere pomodori…..abbronzate sotto le grandi paglie gialle e attente a non farsi toccare i bei culetti raccolti nei jeans attillati. Una toccata se va bene, più spesso i caporali le insidiano tra le siepi. Chi si ribella non viene richiamata per la stagione successiva e allora le succede anche di peggio. …..Alla stazione di benzina un caporale ne stava spingendo malamente tre sul pulman, lo presi per il bavero della camicia e……………………”

Raffaele Cutolo fu incaricato dai politici e dai servizi segreti di trattare con i capi delle BR per far rilasciare l’assessore della DC Ciro Cirillo, il brano che ne segue descrive l’atteggiamento del Boss nei confronti dei politici che non mantennero le promesse dichiarate in fase di trattativa. Ciro Cirillo aveva molti segreti nel cassetto e soprattutto le numerose prove di collusione tra il suo partito e le organizzazioni malavitose. Era un uomo diventato ricchissimo.
“….Non immaginavo ancora di quali infamie, sporche bugie e tradimenti siano capaci gli insospettabili, i perbene, i personaggi altolocati, abilissimi nello scrollarsi di dosso responsabilità e colpe. A loro è sufficiente una dichiarazione ai giornali per dire di non aver mai conosciuto Raffaele Cutolo, mai visto, mai contattato.”

Questo libro mi ha fatto pensare al perché di tanto parlare su uno che è in carcere per 9 ergastoli.
Forse Napoli e il sud, sono stati sempre dimenticati dalle istituzioni e dallo stato. Perché un giovane dovrebbe scippare, contrabbandare, vendere droga…?Forse è l’ambiente e la precarietà che lo spingono a questo? Forse è perché il padre, il nonno, gli zii, i cugini hanno fatto o fanno lo stesso? Chi è che sa del lavoro minorile, dello sfruttamento dei ragazzini? E la spazzatura? La spazzatura c’è sempre stata…il dramma c’è sempre stato. Ed è veramente colpa della camorra? O la camorra approfitta delle incapacità dello stato e dei suoi governi. In cosa devono credere i giovani di oggi? Nelle parole smielate e ripetute di Veltroni che grida “Una nuova Italia è possibile”. E fino ad oggi che hanno fatto? Non sono frasi ripetute? Oppure deve credere in Berlusconi. Nel suo ottimismo, nei suoi sorrisi. Può un vent’enne di Scampia credere in Berlusconi? E in Casini? Che sembra un delegato di cardinali e vescovi.
E’ vero Cutolo è stato un criminale, ma ho voluto sapere qualcosa di più di questi criminali e alla fine non mi sembrano peggio dei criminali “perbene”.
Quei perbenisti che, guardacaso, alla fine hanno sempre a che fare con i vari Cutolo, Riina, Provenzano, Liggio, Greco, ecc.
Siamo sicuri che i giovani in difficoltà per il loro presente e per il loro futuro, vogliono come leaders Veltroni, Casini, Bertinotti, Santanchè, Berlusconi e chi ne ha più ne metta. Siamo sicuri?
O forse sono talmente alla disperazione che se domani venisse fuori un nuovo Cutolo, un nuovo Mussolini, un nuovo pazzo che sa comunicare e sa dare loro quello che gli stessi hanno diritto di avere, ne diventerebbero subito seguaci?
Per quello che mi riguarda, e lo dico con assoluta onestà di sentimento e con decisa fermezza, dichiaro i politici attuali molto più criminali di Cutolo.
Ed inoltre sono vigliacchi perché sanno bene nascondersi dietro le loro malefatte. Sanno mentire e sanno come comunicare con la gente al fine di sottometerla, seppur inconsciamente, alle loro strategie, alle loro volontà. Quando vedo tanta gente che sventola le bandiere di un qualunque partito politico, al comizio del suo leader, mi viene rabbia. Camorra, mafia, e altro sono esistite ed esistono perché servono anche alla politica. E la mafia non è solo quella del picciotto con coppola e lupara, ma è un MODO DI FARE, DI PENSARE DI AGIRE, CHE SEMPRE DI PIU’ APPARTIENE A CHIUNQUE ABBIA ANCHE UNA MINIMA OCCASIONE DI ESERCITARE POTERE OVUNQUE. VEDO MAFIA NELL'ATTEGIAMENTO DEI POLITICI, DEI LORO GREGARI...NEL COMPORTAMENTO DI DIRIGENTI STATALI, COMUNALI, PROVINCIALI. VEDO MAFIA ANCHE NEI NON MAFIOSI.

Roma Fabrizio

martedì 12 febbraio 2008

Pubbl 62 IL PERSONAGGIO DEL MESE



Il 14 febbraio del 2004 moriva in un alberghetto di Rimini il campione Marco Pantani.
Grazie al “Pirata” conobbi ed amai uno sport a cui non mi ero mai sentito molto legato.
Nel 1998 riuscì a vincere contemporaneamente il Giro d’Italia e il Tour De France. Un grande atleta che diventò campione e poi personaggio al quale si legarono presto affari e contratti miliardari.
Nella tappa di Madonna di Campiglio del Giro del 1999 fu squalificato perché, in seguito ad un’analisi gli furono trovati nel sangue valori alterati dei globuli rossi. Insomma fu squalificato per doping.
Fu un grande campione capace di vincere anche dopo due gravi incidenti che lo coinvolsero seriamente. Era uno specialista delle salite. Un grande atleta che come altri campioni probabilmente cominciava a dar fastidio a qualcuno o a un sistema. A chi e perché non l’ho mai capito, ma la storia ce ne ha presentati diversi di casi simili.
Il Pantani amato dal popolo dei ciclisti e degli sportivi in genere, ma anche dal popolo qualunque ad un certo punto viene giudicato e ripudiato. Il Pantni accusato di doping non piace più e mai, come in questi casi, il processo diventa mediatico e di piazza e la condanna prevale su qualunque ipotesi di assoluzione.
E’ troppo per un uomo che vive di fatiche e successi ed abituato all’esaltazione di fans e appassionati. E’ troppo per chi non accetta le accuse soprattutto da chi, spessissimo, ricopre ruoli nelle varie federazioni, senza mai aver preso parte ad una gara o senza mai aver gareggiato o lottato per una vittoria. Ne ho conosciuti molti di dirigenti del CONI o delle varie federazioni messi lì chissà per quale fantasioso merito, che giustificano le loro comodità ed i loro stipendi inventandosi regole e metodi di morale e di allenamento.
Pantani cadde nell’oblio scegliendo la via peggiore quella che allontana da tutto, che fa dimenticare e che soffoca ogni entusiasmo o voglia di rivincita. Scelse la droga. Morì in un albergo modesto sul lungomare di Rimini in circostanze ancora tutte da chiarire e che forse non verranno chiarete mai. Un altro caso per gli amanti del giallo e del mistero che lascia aperte tante domande e pochi ricordi sul grande Pantani campione di ciclismo.

Roma Fabrizio

domenica 10 febbraio 2008

pubbl 61 FURTI SU COMMISSIONE

Mi ha colpito una notizia di questa sera. Sono stati arrestati a Genova due o tre extracomunitari che rubavano indumenti specifici. al momento dell'arresto gli hanno trovato una lista con tanto di tipo di indumento da rubare, taglia e marca.
Reggiseni, jeans, maglioni, calze e giubbotti.
La lista era tanto dettagliata che sembrava quasi una lista della spesa: 2 reggiseni seconda misura, tre jeans tg 42, un giubbotto taglia 50 ecc.
Commettevano i furti già da giorni ed è ovvio immaginare che fossero tutti furti su commissione.
Al telegiornale si domandano chi sono i mandanti.
E già, chi potrebbero essere dei mandanti che ordinano a dei disgraziati di rubare abbigliamento su misura?

Roma Fabrizio

venerdì 8 febbraio 2008

Pubbl 60 TANTO PER RIMANERE IN TEMA E RINFRESCARE LA MEMORIA

Avevo messo da parte questo articolo pubblicato dal sito www.signoraggio.it . Non è altro che una valutazione sul perché alcune cose non riescono proprio ad andare. Leggi, regole, tasse. D’ora in poi metterò nel blog vari articoli come questo ed esperienze personali. E non la farò solo per apportare un contributo in più a chi volesse avere nuove informazioni o valutare bene prima della data delle elezioni, ma soprattutto perché questa raccolta di articoli o post rimanga per il dopo, per vedere, tutti insieme, se nel prossimo futuro queste cose e questi attegiamenti saranno solo un brutto ricordo di come eravamo…

L’EVASIONE NUOCE AGLI ONESTI, MA LE TASSE GIOVANO AI LADRI.
30 luglio 2007
RISPOSTA ALLA GUARDIA DI FINANZA

Il Col. Dino Pagliari, Comandante provinciale delle Fiamme Oro, nella sua intervista pubblicata su La Cronaca di Mantova del 6 Luglio, denuncia innanzitutto la natura culturale del problema dell’evasione fiscale: un circolo vizioso di furbizia e sfiducia, tipico della mentalità italiana. In un paese in cui si sa che tutti o quasi, di fatto, violano le regole (evadono le tasse), a cominciare da chi è alla guida delle istituzioni, come mostra il celebre libro La Casta di Stella e Rizzo, è semplicemente logico violarle per non restare svantaggiati e pagare anche per gli altri. Tanto più che, essendo un po’ tutti a violarle, è improbabile essere puniti. Una logica insuperabile. Come sottolinea giustamente il Col. Pagliari, è un circolo vizioso, anzi un vortice vizioso: chi la fa, l’aspetta; ma chi l’aspetta, cerca di farla per primo!
Da queste corrette premesse deriva una prognosi di sfascio irreversibile.
Primo punto: quel circolo vizioso non riguarda solo gli obblighi fiscali, ma tutte le regole, giuridiche e organizzative. Ossia, la popolazione e la Casta che la governa non credono nelle norme in generale, non si aspettano che vengano rispettate, e non le rispettano. Dato che il rispetto delle norme è l’essenza di ogni organizzazione, gli Italiani non riescono a organizzarsi, a costruire un sistema-paese efficiente, perché ciascuno o ciascun gruppetto si fa gli affari suoi e cerca di fregare gli altri approfittando del potere o delle risorse che si ritrova. Mordi e fuggi. Di fatto, il sistema-paese non funziona o funziona molto male. Così, un corpo in cui le singole cellule si mettessero a comportarsi in modo non coordinato, ciascuna a suo talento: sarebbe non un organismo vitale e competitivo, ma un organismo malato di cancro. Gli italiani non riescono a creare forme organizzative complesse ed efficienti, in grado di reggere la concorrenza globale, perchè vivono (quasi tutti) secondo quella mentalità e la legge del Menga. Questo significa che il sistema paese Italia è, e sempre più sarà, perdente, in un mondo che richiede sempre più alte forme di organizzazione e specializzazione, organismi con un numero sempre crescente di cellule sempre più specializzate. Gli italiani riescono ad organizzarsi efficacemente solo a livello rudimentale, in organismi centrati su scopi elementari e mai di lungo termine: le società commerciali, le corporazioni, le cosche mafiose, i comitati d’affari, i vertici dei partiti politici. Forme equivalenti, in termini biologici, a quelle di vermi composti da poche centinaia di cellule. Si può uscire da questa situazione? Si è mai visto nella storia un popolo, che dopo aver perso la fiducia nelle regole e nei valori, sia riuscito a recuperarla? No.
Secondo punto: premesso che tasse e contributi per i dipendenti costituiscono per le imprese un fattore di costo di produzione (ossia, quanto più l’imprenditore deve pagare di tasse e contributi per produrre, tanto più aumenta il costo che deve sostenere per produrre), per molte imprese evadere il fisco è la condizione oggettiva per restare competitive con la concorrenza (soprattutto di paesi con tasse e contributi minimi), per poter restare sul mercato, per non chiudere, per non licenziare. Se venissero costrette a pagare tutte le tasse e i contributi, dovrebbero o cessare l’attività (e magari trasferirsi all’estero) oppure (potendo) scaricare sui loro prodotti il maggior costo di produzione, aumentando i prezzi. Entrambe le soluzioni sono dannose per la collettività. Quindi è semplicistico, demagogico e illusorio dire che sia desiderabile costringere tutti a pagare le tasse. È uno slogan che non tiene conto delle conseguenze. E che dire di quei milioni di italiani che hanno un primo o secondo lavoro in nero? Se il loro lavoro fosse costretto a emergere, costerebbe di più, quindi probabilmente finirebbe. E per quale ragione logica o etica o economica un giovane lavoratore dovrebbe pagare i contributi pensionistici, dato che, per ben che vada, quando andrà in pensione potrà recuperarne solo la metà, poiché che la Casta, per ragioni clientelari, ha concesso pensioni a milioni di persone che non avevano versato o avevano versato poco, per non dire dei falsi invalidi?......
Terzo punto: affermare che la popolazione avrebbe vantaggio se non ci fosse evasione, presuppone che i soldi delle tasse siano usati meglio, per gli interessi della collettività, dallo Stato italiano che dai contribuenti. Ma, per gli interessi della collettività, chi usa meglio i soldi: il piccolo imprenditore che li usa per far andare avanti la sua azienda, per mantenere i posti di lavoro, per competere con la concorrenza cinese, rumena, marocchina; oppure la Casta (lo Stato, la Pubblica Amministrazione)? In mano a chi, dei due, i soldi sono più produttivi? La Casta li usa perlopiù per la spesa corrente dell’apparato amministrativo più costoso e inefficiente d’Europa, per aumentarsi gli stipendi, per le sue auto blu (18 euromiliardi l’anno), etc.: il libro di Stella e Rizzo non lascia dubbi. La piccola e piccolissima imprenditoria e il lavoro autonomo sono, al contrario, la struttura portante dell’economia nazionale e del lavoro reale, quella che finora ha salvato il paese. Perché ha potuto evadere.

Quarto punto: non è vero che se pagassero tutti le tasse, la pressione fiscale scenderebbe. Sarebbe vero, se il fabbisogno dello Stato fosse determinato oggettivamente e onestamente. Ma non è così: esso è in buona parte creato ad arte, per scopi precisi. La Casta tende a prelevare in tasse il massimo possibile, e sempre di più, perché usa i soldi delle tasse per arricchire se stessa e per comperarsi il consenso elettorale; gran parte della spesa pubblica è inutile o sprecata. Le tasse che noi paghiamo, in buona parte, sono usate per fini illegittimi. A cominciare da quei circa 90 miliardi l’anno che lo Stato regala agli azionisti privati (in buona parte stranieri) della Banca d’Italia per quei pezzi di carta stampata che sono le banconote e per i relativi interessi sul debito pubblico. Basterebbe una bella revisione dei bilanci della Banca d’Italia e dello Stato, che riflettesse la realtà economica togliendo di mezzo i criteri contabili fasulli che lo Stato concede alle banche, per raddrizzare finanziariamente le cose.

Quinto punto: la Casta aumenta quanto può la pressione fiscale, indipendentemente dai bisogni oggettivi, anche perché quanto più toglie alla gente e alle imprese, tanto più rende la gente e le imprese dipendenti dalla redistribuzione (incentivi, sussidi, assistenza, etc.), cioè dalla benevolenza della Casta stessa. Quindi rende l’una e le altre più obbedienti e sottomesse a sé stessa. Meno capaci di ribellarsi. La Casta riesce a mantenersi al potere nonostante sia tanto palesemente e notoriamente inefficiente e corrotta, proprio perché ha grandi quantità di soldi dei contribuenti da usare per comperarsi voti e supporti anche mediatici. Grazie a questi soldi, quindi, riesce a vanificare i meccanismi (teorici) della democrazia rappresentativa e a restare fissa al potere. È questa l’implicazione principale del libro di Stella e Rizzi: la Casta è il fallimento della democrazia rappresentativa perché legifera e governa in rappresentanza dei suoi propri interessi e a spese del popolo, anziché legiferare e governare per il popolo elettore.

Sesto punto: se la Casta che impone e raccoglie le tasse non rappresenta il popolo e non è possibile sostituirla perché essa si compera i sostegni grazie ai soldi delle tasse di cui dispone e alle leggi elettorali che essa vota a proprio beneficio, allora, in base al principio fondamentale “niente rappresentanza, niente tassazione”, le tasse sono illegittime. Anzi, poiché la Casta ha vanificato il principio della rappresentanza democratica, che è alla base della legittimazione del potere politico, in Italia il potere politico stesso, in base ai principi della nostra Costituzione, è delegittimato.......

Da www.signoraggio.it

mercoledì 6 febbraio 2008

pubbl 59 SISTEMA ELETTORALE CHIARO E FUNZIONALE

QUESTA MATTINA MI SONO TROVATO SUBITO SU INTERNET QUESTO ARTICOLO CHE RIPORTO INTEGRALMENTE. LO FACCIO A MALINCUORE, MA FORSE NON TUTTI SANNO CHE...
IMMAGINO COSA POSSA CAPIRNE LA GRAN PARTE DEGLI ITALIANI (ANCHE IO MI METTO TRA LORO). L'UNICA COSA CHE IN ITALIA HA SEMPRE FUNZIONATO E' QUELLA DI COMPLICARE TUTTO; RENDERE DIFFICILE, ALLA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE, LA COMPRENSIONE DI QUALUNQUE COSA; SOLO COSI' SI CREANO DISTRAZIONE, DIVISIONE, INTERPRETAZIONI DIFFERENTI, RIGETTO, CONDIVISIONE, POLEMICA E ANCHE VIOLENZA.
BUONA LETTURA!

Al "porcellum" - soprannominato così in onore di uno dei suoi ideatori, il leghista Calderoli, che l'aveva definito "una porcata" - si è arrivati dopo quasi mezzo secolo di sistema di tipo proporzionale che era stato sostituito nel 1993 (anche in seguito ad un referendum popolare) dalla legge Mattarella (leggi 276/93 e 277/93), detta il "Mattarellum". Si era così passati ad un sistema elettorale di tipo misto, per un 75% maggioritario ed un 25% proporzionale, ma le due parti venivano collegate attraverso il sistema dello scorporo.
Il disegno di legge n.3633 approvato il 14 dicembre 2005, successivamente trasformato nella legge 270/2005 del 21 dicembre 2005, ha però riportato il sistema al proporzionale, ma con un premio di maggioranza eventuale, ovvero che scatta solo a determinate condizioni.

Per le elezioni alla Camera si distinguono tre sistemi:

La circoscrizione Estero è divisa in ripartizioni, ciascuna delle quali elegge i deputati a lei assegnati con il sistema proporzionale puro, senza sbarramenti né premi di maggioranza. In totale la circoscrizione Estero elegge 12 deputati, come previsto dalla Costituzione opportunamente modificata;
La Valle D'Aosta elegge un deputato col sistema maggioritario;
Per le altre 19 regioni, i partiti possono coalizzarsi fra loro e per l’assegnazione dei seggi la coalizione deve ottenere, sommando i voti di tutte le 19 regioni, almeno il 10% dei voti validi espressi e almeno una lista della coalizione deve ottenere un minimo del 2%. Le liste non coalizzate devono invece ottenere almeno il 4% dei voti. Per le liste coalizzate, esiste una soglia di sbarramento del 2%: i seggi all'interno di ciascuna coalizione sono assegnati tra le liste che hanno raggiunto questa soglia, quelle sotto soglia ma rappresentative di minoranze linguistiche e la migliore lista sotto soglia. È previsto inoltre un premio di maggioranza che scatta nel caso in cui una coalizione o singolo partito abbia ottenuto, sommando i voti di tutte le 19 regioni, la maggioranza relativa. Il premio prevede l'assegnazione ad essa di 340 seggi, se col normale criterio proporzionale i seggi assegnati fossero di meno. I rimanenti seggi sono assegnati proporzionalmente alle altre coalizioni e liste.
Anche per il Senato si distinguono tre sistemi:

La circoscrizione Estero elegge 6 senatori, come previsto dalla Costituzione opportunamente modificata, con lo stesso sistema usato per i deputati;
La Valle D'Aosta e il Trentino Alto Adige eleggono i propri senatori (la Valle D'Aosta ne elegge uno, come previsto dalla Costituzione) col sistema maggioritario, per preservare le minoranze linguistiche, come richiesto dalla Costituzione;
Le altre 18 regioni eleggono i propri senatori su base regionale con sistema proporzionale. I seggi sono ripartiti tra le regioni, partendo dal numero minimo di sette seggi ciascuna, sulla base dei risultati dell'ultimo censimento generale della popolazione; il numero esatto di seggi assegnati ad ogni regione viene emanato contemporaneamente al decreto di convocazione dei comizi. Fa eccezione il Molise, al quale la Costituzione assegna 2 senatori. I partiti possono coalizzarsi e per l'assegnazione dei seggi la coalizione deve ottenere almeno il 20% dei voti validi espressi a livello regionale ed almeno una lista della coalizione deve ottenere un minimo del 3%. Le liste non coalizzate devono invece ottenere almeno l'8% dei voti validi espressi, sempre a livello regionale. Nella ripartizione dei seggi su base regionale all'interno delle coalizioni sono ammesse solo le liste collegate che abbiano conseguito almeno il 3% dei voti validi a livello regionale. Anche il premio di maggioranza al Senato è su base regionale; la lista o coalizione avente la maggioranza relativa dei voti in una regione ottiene il 55% (arrotondati per eccesso) dei seggi assegnati a quella regione, se col normale criterio proporzionale ne otterrebbe di meno.
Infine, va notato che al Senato non è assicurata la maggioranza dei seggi alla coalizione che ha ottenuto più voti, poiché i singoli premi regionali potrebbero neutralizzarsi a vicenda e può sia lasciare uguale, sia aumentare che diminuire il numero dei seggi ottenuti da una certa coalizione. Non è nemmeno garantito, quindi, che nei due rami del Parlamento si formi la stessa maggioranza. Infatti, nel caso del Senato, il premio di maggioranza rende il risultato dipendente da un elevato numero di fattori variabili che lo rendono di fatto imprevedibile, seppur deterministico.

Sia per la Camera, sia per il Senato, il metodo di voto consiste nell'apporre una croce solo sopra il simbolo di un partito. Non è prevista la possibilità di scrivere una preferenza all'interno di un partito in quanto le liste sono bloccate e i seggi destinati ad ogni partito sono assegnati ai candidati secondo l'ordine con il quale compaiono in lista, così come stabilito in sede di presentazione delle liste stesse.

pubbl 58 UNA BELLA SODDISFAZIONE

E' uscito un calendario, si vede anche su internet, dove la protagonista è una donna comune, una professoressa. L'ha fatto per pura soddisfazione personale e per piacere al marito. Nei dodici mesi non appare mai nuda e mi sembra molto più sexy di tante "figurine" di vent'anni più giovani di lei spregiudicatamente esposte come mamma l'ha fatte e con lo sguardo costruito e l'espressione stereotipata che le fa sembrare tutte uguali (bocca umida semiaperta, occhi socchiusi, mento alzato, schiena inarquata, mani sui fianchi o sul seno e dito indice che sfiora il labro).
La trovo una cosa divertente e anche coraggiosa, per chi, come lei, madre di famiglia, ha voluto dimostrare che il "calendario" non è un privilegio remunerativo solo per le belle dai 18 ai 26 anni, tra l'altro super rifatte e super ritoccate.
Alunni e famiglia della prof. hanno reagito bene e con tanti complimenti, anche se credo che la più bella soddisfazione se l'è tolta proprio lei, ormai over 40.
Del resto che le donne si fanno belle o vogliono apparire belle per gli altri è un pò un luogo comune...in primis amano piacere a se stesse...o no?

Roma Fabrizio

martedì 5 febbraio 2008

pubbl 57 ANDIAMO ALLE ELEZIONI

IO NON SO SE ANDRO' A VOTARE NEL FRATTEMPO MEDITO GUARDANDO QUESTO PICCOLO VIDEO.



domenica 3 febbraio 2008

Pubbl 56 CHIAMIAMOLO PURE AMORE…



Si fa un gran parlare in questi giorni del film “Scusa ma ti chiamo amore”.
E’ possibile che duri a lungo o tutta la vita una relazione tra una ragazza di 17 anni ed un uomo di vent’anni più grande?
Questa è la domanda che in molti hanno fatto in merito al film e molte sono le risposte che ho sentito.
Non ho visto il film, ma credo che lo vedrò.
E’ certo che Federico Moccia sa centrare l’obiettivo, c’è riuscito con i suoi libri e c’è riuscito con questa pellicola dove, per la prima volta, ha firmato una regia. E’ certo che la formula funziona. Bisogna però dire che fu già sperimentata da Muccino che con il suo “Ultimo Bacio” ottenne un successo incredibile che lo portò anche alle cronache cinematografiche di oltreoceano.
La liceale che seduce l’uomo maturo o l’adulto che s’innamora di una giovanissima donna ha sempre avuto successo sin dai tempi del film “Lolita” di Stanley Kubrick. Del resto il gioco della seduzione è prettamente femminile; e forse più che un gioco la definirei proprio un’arte dove è facile ambire per la perfezione.
Non posso, ne riuscirei mai ad immedisimarmi nel pensiero di una giovane ragazza che vuole o sogna di sedurre un uomo più grande di lei, ma quasi certamente posso dire che chiunque al posto di James Mason, Stefano Accorsi o Raul Bova non rimarrebbe indifferente al pensiero di un’ avventura simile immaginando i deliziosi momenti di una così privilegiata passione sentimentale.
Pensando ad oggi potrei dire che forse una giovane ragazza, magari indifferente al rapporto scontato con un suo coetaneo, ambirebbe alla conquista di qualcosa di più esclusivo che le farebbe saltare tutta quella parte di esperienze normali per la sua età, per proiettarla direttamente in un mondo più adulto che di diritto la eleverebbe allo status di “donna”. …ma dico forse.
Per quello che riguarda l’uomo sicuramente sarebbe onorato e felice di poter donare il frutto della sua esperienza e le certezze della sua maturità ad una giovane che si affida a lui per scoprire questo mondo nuovo e vantare una relazione che ha tutto quello che chiunque sognerebbe. Lei riceverebbe con abbondanza amore, attenzioni, dolcezza, romanticismo, sicurezza, poesia, protezione, fascino, lavoro, stabilità, maturità, e lui sarebbe fiero ed orgoglioso di donarle tutto ciò. “Ma queste sono cose che dovrebbero accadere in qualunque storia d’amore indipendentemente dalla differenza d’età?” Potrebbe dire qualcuno. E’ vero, ma la differenza d’età porterebbe tutto all’esagerazione. Finalmente egli può concedersi godendo appieno della sua umana predisposizione alla cura, tutela e protezione di una giovane e ad adoperarsi alla sua formazione di donna, arrogandosi anche un po’ quel ruolo di “professore” che la porterebbe con, più o meno successo, all’esame di maturità.
Secondo me potrebbe essere una bella esperienza, ricca di emozioni e passione, ma che nel tempo difficilmente riuscirebbe a durare.
Si arriverà ad un punto in cui la giovane sarà necessariamente richiamata dal suo ambiente naturale che verrà, a poco a poco, riconsiderato anche dall’uomo. Così come lui comincerà a sentire di nuovo il bisogno di confrontarsi con una donna più grande; coetanea o con pochi anni di meno o addirittura con qualche anno di più.
L’argomento è comunque interessante e mi sembra che alimenti molte discussioni e pareri contrastanti, ma un rapporto di questo tipo, credo, potrebbe solo essere una bellissima parentesi che prima o poi si chiuderà.

Roma Fabrizio

giovedì 31 gennaio 2008

pubbl 55 IO E D IN BARCA



Questa bella foto è il ricordo di una mattina d'inverno dell'anno scorso passata in barca a vedere oggetti come questo.

Roma Fabrizio

mercoledì 30 gennaio 2008

pubbl 54 RIDERE E MANGIAR BENE



Forse sono troppo poche le volte che si ride davvero.
A volte siamo costretti a ridere anche per forza…spesso sono sorrisi che nulla hanno a che vedere con quelle risate che ti costringono a piegarti, a soffocarti addirittura il respiro e che ti fanno lacrimare.
Ieri sera alle 11 mi è capitato di ridere così. Mi ha invitato il mio caro amico D ad una trattoria romana, una di quelle vere dove si mangiano ancora quei cibi della cucina casareccia. Cibi buoni, quanto pesanti e più adatti al pranzo che alla cena. Cibi con i quali si accompagna bene il quartino o ½ litro di vino rosso dei castelli.
La trattoria “da Pietro”, sta in una delle storiche borgate romane, rese spesso famose da brutti fatti di cronaca, ma che oggi, più del centro storico infestato dai localini che si rifanno ai locali newyorkesi anni 80 frequentati da singoli al doppio malto in cerca dell’avventura, conservano quella bella romanità che si fa viva anche nei volti di chi ci abita. Stavamo a Primavalle. Nella piccola trattoria, le cui finestre appannate dall’umido della sera, facevano vedere fuori l’opaca luce dei lampioni e un ometto con un cappotto di due taglie più grande, che portava a spasso due cagnolini. Ad un tavolo due giovani barbuti, stile centri sociali, mangiavano fettuccine al sugo e uno faceva una memorabile “scarpetta” con un pezzo di pane nel piatto abbondante di pomodoro. Oltre questi due, c’eravamo soltanto io e il mio amico D. Il cameriere era il figlio della cuoca, una donna sulla settantina che, in attesa della nostra ordinazione, sedeva goffa e brontolona su una delle sedie impagliate. Erano loro i titolari della trattoria.
Abbiamo mangiato una cosa leggerina: spezzatino al sugo con patate (ogni porzione era per tre) e bevuto e, tra un boccone e l’altro, parlato con loro. Abbiamo parlato di funghi, di gatti e di macchine fotografiche…pensa un po’! (Quanto è bella Roma così, con queti posti, con questa gente) . Poi siamo usciti e all’improvviso, nella strada del ritorno verso la macchina, abbiamo riso come matti immaginando una vita da ricchi e parlando solo di sesso, frutta esotica e miliardi. Eravamo soli nella piccola, poco illuminata e ripida salita che portava alla macchina e passando nelle corti delle vecchie case popolari, rinnovate col bianco vivo delle nuove tinteggiature, ascoltavamo, seppur da dietro i vetri delle finestre chiuse, i rumori delle tv e delle famiglie.
Ho molto apprezzato Primavalle, ieri sera. Non è più il posto dal quale bisognava stare lontani. Mi pare che è come una volta era il centro storico; come era una volta Via del boschetto dove io abitavo. Oggi il centro di questa meravigliosa città è pieno di locali alla moda che ogni due anni cambiano look e gestione, locali a tema. Locali lesbo o gay; locali per single, locali con la musica altissima dove si mangia il panino esotico che costa come una fiorentina. Ci sono i pub irlandesi o scozzesi, solo però nell’arredo e nelle marche di birra. E’ pieno di Mc Donald’s e di locali etnici. Vinerie per appassionati degustatori che fino a ieri bevevano il tavernello. Puoi mangiare il sushi o il sashimi, ma anche molti kebab. Insomma per una bella “coda alla vaccinara” o una “carbonara” o i “carciofi fritti” o alla “giudia” ti rimane il ghetto o le trattorie delle borgate. “Magni, bevi e spenni poco”.
Che bella serata!

Roma Fabrizio

venerdì 25 gennaio 2008

Pubbl 53 CADUTO IL GOVERNO..........

Ho notato che su moltissimi blog, a differenza del passato, e dopo la caduta di Prodi, non si scrive di politica.
Saranno tutti ormai esausti e nauseati da tutto ciò? O semplicemente prevale un comprensibile chissenefrega?
E’ probabile.
Di fatto non è un bene per l’Italia che il Governo sia caduto (credo sia il 63°. Meriti a Berlusconi che è l’unico che è riuscito a fare una legislatura intera ed ora di certo ne approfitterà). Leggevo oggi i vari commenti dei diversi giornali stranieri; devo dire che questo loro giudizio critico, dispensatore di catastrofi, seppur razionale, mi da fastidio.
Porca miseria, quand’è che cominceremo tutti a tirare di nuovo fuori gli attribbuti? Ad essere solidali ed ottimisti, onesti e coraggiosi? E a far vedere a tutti di che pasta siamo fatti?
Quand’è che cominciamo a riprenderci i nostri primati e a rimotivare i turisti a tornare da noi?
Sapete che il museo della scienza di Valencia ha avuto più visitatori dei musei vaticani e che Barcellona è più visitata di Roma?
Io mi auguro che chiunque vada al governo sia soprattutto un buon esempio. Sarà possibile una cosa del genere oppure è solo un sogno irrealizzabile?
Certo che delusione e amarezza sono naturalmente evidenti, così come una buona dose di indifferenza che ho potuto notare nei discorsi e nei comportamenti delle persone che ho incontrato in questi due giorni.
E allora, alle 11 di questa fredda notte d’inverno, dopo una lunga giornata durata 16 ore, mi godo un buon whisky e mi ascolto un pò di musica, ad occhi chiusi, da montecarlo nights story.
Buona notte.

Roma fabrizio

mercoledì 23 gennaio 2008

pubbl 52 AZIONE E INTENZIONE

Ci sono bambini nella scuola di mia figlia che non possono permettersi un quaderno.
E’ facile che i bambini della seconda elementare consumino penne, colori e quaderni con molta facilità. Una maestra ha chiesto ad alcuni genitori la possibilità di contribuire comprando magari un quaderno, una penna, dei colori in più per questi bambini sfortunati e spesso imbarazzati davanti al benessere di altri che hanno zaini firmati e diari costosi.
I commenti di alcune mamme sono stati a dir poco vergognosi; me ne vergogno anche a riportarli, così come è faticoso e deprimente stare a motivare collette e verità. Forse anche la scuola ha un po’ di responsabilità in questo, forse è anche fuori luogo chiedere ad altri un intervento, seppur modesto, su certe cose. Sta di fatto che, vedendo il volto di uno di questi bambini e il misero giacchettino che di certo non lo ripara dal freddo pungente di queste mattine, stare a ragionare è solo una perdita di tempo. E allora senza pubblicità e senza insistere sulla sensibilità altrui ci siamo mossi per comprare due quaderni a righe e due a quadretti (una grande spesa insomma) e li abbiamo dati alla maestra che poi domattina li consegnerà con assoluta discrezione.
Ma ci vuole così tanto? E’ sempre necessario fare polemiche o trovare sempre per tutto motivo di discussione, dubbio o altro?
Ho intitolato questo post Azione e Intenzione perchè credo che ciò che distingue una persona coerente da un’altra è proprio la differenza tra azione ed intenzione. Se si vuole aiutare subito una persona e si è nella possibilità di poterlo fare, bisogna agire e non semplicemente avere l'intenzione di farlo. A volte ci vuole veramente poco, ma sembra che ormai tutto debba prescindere da una valutazione nel tempo, da considerazioni ragionate, da scambi di opinioni, da giudizi, commenti o altro. Se qualcuno ha bisogno di un aiuto immediato e reale, sono del parere che: o si aiuta oppure no, al limite si ragiona dopo.

Roma Fabrizio

domenica 20 gennaio 2008

Pubbl 51 MODERNI INFELICI



Una straordinaria canzone di Renato Zero dice che siamo insoddisfatti sempre.
Schopenhauer insisteva molto sulla personalità di ognuno di noi come la caratteristica essenziale per essere felici oppure no.
“E’ più saggio mirare alla conservazione della salute e all’affinamento delle proprie capacità più che pensare ad arricchirsi. Tuttavia questo concetto non va frainteso al punto che si debba trascurare l’acquisizione di ciò che è necessario e conveniente. La vera e propria ricchezza, cioè la sovrabbondanza di beni, tuttavia, può poco per la nostra felicità. Per questo molti ricchi si sentono infelici, essendo privi di un’autentica formazione spirituale, di conoscenze e quindi di un qualche interesse oggettivo che sia in grado di occuparli in attività intellettuali, poiché una volta soddisfatti i bisogni naturali e reali, ciò che la ricchezza può offrire ha un influsso modesto sul nostro autentico benessere, anzi quest’ultimo viene turbato dalle molte e inevitabili preoccupazioni che comporta il mantenimento dei grandi averi. Eppure gli uomini si adoperano per procurarsi ricchezze mille volte di più di quanto non si curino della propria formazione spirituale, mentre è assolutamente certo che ciò che uno è contribuisce molto di più alla nostra felicità di ciò che uno ha. Vediamo così alcuni uomini protesi dalla mattina alla sera, ad aumentare ricchezze già esistenti. Costoro non vedono nulla al di là dell’orizzonte ristretto dei mezzi necessari per perseguire tal fine: il loro spirito è vuoto e quindi non recettivo per tutto il resto. Le gioie più alte, quelle dello spirito, sono loro precluse; essi cercano invano un surrogato di esse concedendosi di tanto in tanto piaceri fuggevoli, sensuali, che durano poco tempo ma che costano molto denaro. Alla fine della vita, se la fortuna gli assiste, si ritrovano come risultato una gran somma di denaro che lasciano agli eredi perché la incrementino ancor più o viceversa la dilapidino. Tali persone, che pur hanno vissuto tutta la vita con un volto serio e grave, sono stolte come altre che hanno portato apertamente, come simbolo, il berretto da buffone. Ciò che ci rende felici nel modo più immediato” continua il filosofo “ è la serenità dell’animo perché questa buona qualità ci remunera subito. Chi è allegro ha sempre motivo per esserlo, proprio per il fatto che egli è così. Uno può essere giovane, bello, ricco e stimato, ma se si vuole giudicare la sua felicità ci si chiede se sia anche sereno; se invece è sereno è indifferente se sia giovane o vecchio, dritto o gobbo, povero o ricco: è sereno”
Per questo egli suddivise l’uomo in tre categorie: Ciò che uno è, ciò che uno ha, e ciò che uno rappresenta.
In questi ultimi mesi non si fa altro che parlare dell’indebitamento degli italiani. Una famiglia su quattro è super indebitata e non ce la fa più a pagare i debiti. Ma questa non è solo una situazione italiana: gli americani stanno peggio.
Negli ultimi anni si è sviluppata nella cultura occidentale e ora anche in quella orientale, secondo me, più la seconda e la terza personalità, studiata da Schopenhauer, più che la personalità dell’essere. Il “Sistema” ci ha fatto credere che la felicità può appartenere a tutti, basta avere quel che si desidera. Ci hanno fatto credere, anzi ci hanno convinti, che la felicità cresce in funzione di ciò che si ha e ciò che si rappresenta nella società. Ecco che allora si sono inventati una comunicazione efficace che ha convinto chiunque di poter diventare quello che non è, ma quello che sono gli altri (considerando gli altri migliori di lui).
Tanti anni fa, ricordo bene, che i mobili di casa o il televisore o i vestiti si compravano in contanti oppure con un credito del negoziante basato sulla fiducia. Se non si avevano abbastanza soldi, si facevano sacrifici e si rispramiava sino ad averne a sufficienza per poterli spendere.
Un impiegato o un operaio potevano solo sognare di comprare una mercedes nuova, poiché ragionavano intelligentemente in termini di costi di acquisto e di gestione fuori dalle loro possibilità. Sognavano la mercedes e magari giocavano al totocalcio sperando di vincere e poi comprarla. Negli ultimi anni l’accesso al credito è stato molto agevolato e guarda caso a tutti, tranne a chi sviluppava idee innovative o semplicemente la propria impresa. Vale a dire: “Vuoi comprarti un televisore mega? Ok, ecco i soldi.” Anziché: “Hai bisogno di fondi per sviluppare la tua azienda e dare lavoro a nuove persone? …Mi dispiace, ma non è possibile se non hai garanzie patrimoniali adeguate.”
Con questo sistema hanno costruito grandi centri di distribuzione e dato la possibilità a chiunque di acquistare cose da sogno con agevolazioni (truffaldine) straordinarie. Così da quattro, cinque anni, nessuno si è privato più di nulla, credendo di comprarsi la felicità cominciando ad entrare nel mondo di quelli che hanno e che rappresentano. Tutti hanno più televisori costosissimi, auto nuove, cambiate di continuo, abbonamenti a tv satellitari per vedere 24h su 24 film, documentari, sport, cartoni animati. Telefoni cellulari che fanno tutto. Abbonamenti a suonerie con colonne sonore di film, cibi sofisticati e programmi dietetici, cure estetiche per uomini e donne. Si sono inventati gli Outlet per vestirci di “Armani o Dolce & Gabbana” (seppur con i loro scarti), e potrei elencare altre mille cose. Tutte attività, queste, accessibili proprio grazie alle nuove e facili forme di credito. Si è andati avanti così, come Pinocchio nel paese dei balocchi e, inevitabilmente, oggi a tutti sono cresciute le orecchie da somaro. Voglio dire, con questo, che il risveglio è stato traumatico. Oggi nessuno ce la fa più e se non ce la fai più a pagare, quelli che un tempo ti hanno “regalato” queste forme di acquisto facile, oggi te la fanno pagare cara (se non paghi puntuale diventi cattivo pagatore e sei fuori dal credito…fuori dal credito, mio Dio, è una cosa gravissima, è terribile! Come potrei più comprare? Sarei fuori da tutto!!!). E’ nata così una nuova società di infelici e depressi.
L’altra sera sono andato in un locale a bere una birra con degli amici della mia palestra.
Era venerdì, c’erano tavoli con tante ragazze sole, tavoli con ragazzi soli. Tavolini con donne più mature sole e tavolini con uomini più maturi soli. C’erano anche comitive di ragazzi e ragazze insieme, ma sembravano anche loro soli. Tutti erano ben vestiti, curati e sinceramente gradevoli a vedersi, ma i loro visi sembravano stanchi, annoiati.
Dobbiamo far vedere ciò che abbiamo per rappresentare quello che poi alla fine non siamo e così ci simao impantanati in una via senza uscita.
La colpa è di tutti, soprattutto di chi ha voluto sputare sulla conoscenza e la cultura propria e non solo, rifiutando tutto ciò che apparteneva al sapere e alla coerente informazione, privilegiando l’avere all’essere.
A Pasqua dell’anno scorso, due dei miei migliori clienti, mi convinsero ad andare una settimana con loro a Sharm El Sheik nel mar Rosso. Andammo in un meraviglioso villaggio Valtur. C’erano solo italiani. Il cabaret era italiano, gli spettacoli di danza e di canto erano italiani, il teatro italiano. La cucina italiana e lo staff, tranne i facchini, gli addetti alle pulizie, i camerieri e i giardinieri, tutto italiano. A Sharm, l’unica cosa bella, secondo me, è il mare, anzi il fondo del mare. Dei miei compagni di viaggio l’unico che faceva immersioni ero io. Così mentre loro si arrostivano al sole, io per una settimana non ho fatto altro, passando anche un po’ da asociale, che fare immersioni. In realtà, il fatto di allontanarmi dal caos della spiaggia con le musichette latino americane dell’animazione che coinvolgeva i turisti in forzati balli di gruppo, mi piaceva assai e stare nel silenzio del mare tra pesci meravigliosi mi faceva felice. Conobbi alcune persone che ormai da quattro anni passavano le vacanze sempre lì, domandai a me stesso come era possibile dato che, a parte il fondale, non vedevo tanta differenza tra Ostia e Sharm, anzi forse Ostia dava molto di più. Eppure, tornati in Italia, i miei compagni di viaggio non fecero altro che parlare di questa vacanza. Foto, filmetti, racconti e nessuno di loro scese mai in immersione, godendo delle vere meraviglie uniche di quel posto…non sarà condizionamento?
Io sono d’accordo con Shopenauer che la felicità sta nell’essere, ma oggi bisognerebbe investirci su! Chissà che non cominciamo a sentirne il bisogno.

Roma Fabrizio

giovedì 17 gennaio 2008

pubbl 50 RILASSARSI UN PO'

Mi capita spesso di pranzare in orari fuori dal comune. Oggi ho pranzato alle tre e mezzo del pomeriggio. Mi sono cucinato delle sarde freschissime che un mio caro amico mi aveva regalato.
Le cucino sulla piastra. Metto del sale marino grosso e lo faccio sciogliere a fuoco lento con del buon vino bianco. La cottura è di pochi minuti, due, tre, quattro al massimo. Ma bisogna stare li, rigirarle e guardarle, non si devono rompere. Le mangio calde (a scottadito, come si dice a Roma) con un pezzo di pane cotto a legna, la crosta del “culetto”, e vino bianco freddo. E’ una delizia. Mi ricordo i bei tempi in barca all’isola d’Elba col mio amico D. Vanno via una dietro l’altra e il vino scorre giù ancora più facilmente, tanto che solo alla fine mi rendo conto di averne bevuto un litro. Ho sempre tenuto bene l’alcol, sin dai tempi dei Caraibi. Non ho desistito neanche quando il mio medico di allora, Delia, mi raccomandò un periodo di astinenza di almeno sei mesi. Chissà dov’è ora Delia.
Esausto, dal povero ma succulento pasto, mi sono seduto sul divano abbracciando mia figlia e guardando con lei il suo telefilm preferito. E’ un telefilm americano dove c’è una famiglia di mezzi matti, ma divertenti. Si chiama Malcolm. Mia figlia ha otto anni e mi sembra così diversa da quando frequentavo alla sua età le coetanee. La sua intelligenza è maggiore. Sa valutare meglio delle ragazzine di allora tante cose, ma è sempre una bimba di otto anni. Me ne accorgo dal suo odore. E’ un profumo delizioso che fa commuovere. Così come il suo sguardo e il suo nasino a patata che tanto mi somiglia, a quanto dicono. Quel litro di vino mi fa assopire, ma lei mi sveglia subito vuole farmi partecipare alla visione del suo telefilm. Del resto è divertente. Sono solo con lei ora. E forse è veramente un caso raro. Si rannicchia su di me con la sua copertina di lana colorata. E quando gli attori fanno qualche battuta simpatica lei ride e alza la testa verso me per vedere se rido anch’io. Sorrido, ma forse per la felicità di aver avuto questo dono così grande.
A volte vorrei tanto tornare ai Caraibi. Vorrei farle vedere tante cose. E soprattutto cosa è veramente la natura. Vorrei stare lì con l’esperienza di oggi, ma non è più possibile. Forse i caraibi sono qui e non riesco a vederli, o forse proprio non ci sono.
Delia era il mio dottore. Mi curò a casa e mi dimostrò una grande comprensione e amicizia. Lei era di Portorico e il marito, se non ricordo male, di New York. Amava i miei presepi e le lasagne di mia moglie. Era volontaria tra i poveri del “barrio”, si occupava specialmente di malattie infettive; era una gran donna carica d’amore.
Accarezzo i capelli di mia figlia che nel frattempo continua a seguire con attenzione le avventure di questa divertente famiglia americana un po’ sgangherata, ma sono stanco e mi addormento.
Vorrei tanto ritornare laggiù. In quel mare così generoso, tra quei colori così vivi, tra quella gente così matta, fannullona, spensierata, oziosa, truffaldina, simpatica, generosa.
Spengo il cellulare. Non voglio sentire nessuno. Voglio solo viaggiare un po’ con i ricordi e l’immaginazione e passare così questo pomeriggio.
Da qualche giorno mi fa molto male il braccio destro, dalla spalla alla mano e solo ora che sono rilassato, con mia figlia vicino, pare mi dia meno fastidio.
Squilla il telefono di casa. Non vado a rispondere, sto proprio bene ora.
Il telefono squilla di nuovo, forse è bene rispondere, mia moglie e mio figlio non ci sono e ho il cellulare spento. Scanso docilmente mia figlia, mi alzo, ma sbuffo.
Rispondo al telefono.
Era una gentile signorina che voleva vendermi un nuovo contratto fastweb, ma io già ce l’ho. (ma non lo sanno loro?).
Torno sul divano e il telefilm è ormai finito. Abbraccio mia figlia e chiudo gli occhi.
Al diavolo tutto e viva la vita…per quello che è: respiro!

Roma Fabrizio

mercoledì 16 gennaio 2008

pubbl 49 ULTIME CONSIDERAZIONI SU MASTELLA E BENEDETTO XVI°

“…c’è una frangia estrema della magistratura che mi vuole abbattere e ora ha preso in ostaggio mia moglie…per la prima volta confesso di avere paura…un gesto vile e ignobile quello di prendere in ostaggio mia moglie (commozione e applausi)…di fronte a questo atto getto la spugna…”
Queste sono alcune parole del breve discorso del dimissionario ministro Mastella.
Solidarietà e applausi da parte di destra e sinistra, ma c’è chi va oltre. Dini dice che queste dimissioni vanno respinte. Lamberto Dini, proprio lui. L’Italia dei valori prende le distanze.
Intanto la moglie di Mastella non sa nulla, né ha ricevuto alcun provvedimento. Sembra ci siano fughe di notizie. Molte anomalie. Mah, non so che dire! Ah, forse ho capito: Mastella? Un’altra vittima!
Intanto questa sera Giuliano Ferrara farà una veglia per il papa. Non ricordo se l’ha fatta anche per i monaci birmani o per gli operai della Thyssen, per il Darfur o per la mondezza a Napoli. Comunque oggi, nella sala Paolo VI, c’erano molti studenti dell’università che con striscioni hanno portato il loro sostegno al papa (e questo mi sembra giusto). E’ giusto condividere e non condividere. A proposito, dopo tutte le varie cavolate e commenti a caldo, il figlio di un amico mi ha detto che loro non hanno affatto impedito la visita del papa, ma hanno scritto al rettore dicendo che non approvavano e avrebbero manifestato contro. E allora, mi domando, tutto sto casino per che cosa? (E credo a quanto mi ha detto questo ragazzo). Possibile che vaticano, università e ministero degli interni non erano in grado di contenre queste sessanta persone? Possibile che sessanta persone hanno avuto la meglio su i quasi 5000 che non si rifiutavano a questa visita? L’ufficio stampa del vaticano dice che la visita è stata annullata per opportunità e sicurezza. Sicurezza? Sicurezza contro sessanta persone non armate? Altra montatura.
I politici tremano perché questa vicenda avrà addirittura ripercussioni mondiali (da un deputato di Forza Italia). A me sembra che la figuraccia all’estero l’Italia la stia facendo per ben altre cose.

Roma Fabrizio

pubbl 48 BRAVO MASTELLA!

La moglie del Ministro della Giustizia, presidente del consiglio della Campania, è agli arresti domiciliari. La moglie del Ministro della Giustizia. (E' il colmo o una barzelletta?). Qualche tempo fa, la moglie del senatore Dini si è beccata quattro anni per bancarotta. Vabbè, che male c'è, del resto anche il figlio di un dietologo che conosco pesa più di cento kili.
La notizia, che mi è arrivata ora per edizione straordinaria, è che il Ministro si è dimesso. Se il Governo abbia o no accettato le dimissioni non lo so, ma credo che tutti i parlamentari apprezzeranno la scelta del Clemente.
Mastella si dimette dicendo che: "Mi dimetto perchè tra l'amore per la mia famiglia e il potere, scelgo il primo."

Rewind - la moglie del ministro della giustizia è agli arresti. Il ministro si dimette dicendo: "TRA L'AMORE PER LA MIA FAMIGLIA E IL POTERE, SCELGO IL PRIMO."
Ma che razza di spiegazione è?

E' lodevole che Mastella esprima questo suo grande sentimento d'amore per la moglie, è giusto che le sia comunque vicino perchè è comunque la persona che ama, è giusto che affronti insieme a lei questo difficile momento. Ma sarebbe più coerente ed intelligente dimettersi per l'imbarazzo e chiedendo magari scusa, più che dare una spiegazione che cerchi di raccimolare affetto e comprensione.
Porca miseria, ma è possibile che non riescono a dire "Scusate mi sento molto in imbarazzo, per questo credo sia incoerente continuare a svolgere un compito così importante come quello di ministro della giustizia che questo governo mi ha assegnato."
Spero di riuscire a sentire il suo discorso alla camera.
Tornerò sull'argomento...

Roma Fabrizio

martedì 15 gennaio 2008

pubbl 47 MA E' COSI' SCANDALOSO?



Scandalo!!!
E’ uno scandalo, vergogna!!!.
Qualcuno parla di attacco alla democrazia. Qualcuno dice che è l’esempio più sfacciato di intolleranza. Giuliano Ferrara rischia l'infarto!
Altri, impazziti, urlano che l’Italia è il paese della vergogna che sta facendo una pessima figura nel mondo perché non ha dato la possibilità al papa di parlare all’apertura dell’anno accademico dell’università di Roma.
I politici e i giornalisti servi (sempre loro) si sono scagliati, con indignazione, verso i fautori della protesta: professori, scienziati e studenti. La cosa straordinaria è che questa presa di posizione in difesa del papa è soprattutto da parte di ex comunisti oggi convertiti in democratici cristiani sotto falso nome.
C’è un dato importante che non si sta prendendo in considerazione. Un dato del quale non si parla in nessun salotto televisivo e che pare sfuggire ai più attenti opinionisti e filosofi a pagamento: “Questo papa non piace!”. E’ un papa aristocratico. Ok, sarà pure un gran teologo, come viene definito dai più esperti, ma oggi in Italia servono leaders di stampo diverso, anche nelle sfere religiose.
Questo papa non piace...bisogna ammetterlo. Non piace perché è clamorosamente conservatore, pessimo comunicatore e, per sua sfortuna, naturalmente antipatico.
Non piace perchè ha un segretario troppo "fico" o "figo" (come si dice a Roma e Milano); troppo elegante, bello, curato, brizzolato al punto giusto, alto, sportivo, affascinante per essere un prete "pulito".
Perché il papa dovrebbe andare ad inaugurare l’anno accademico dell'università statale?
Qual è il senso? E qual'è il senso dell'invito del "Magnifico Rettore". (questi termini li abolirei immediatamente). Un rettore così MGNIFICO da avere un'idea così .... (non mi viene un aggettivo adeguato).
Andrebbe bene se andasse all’università pontificia. Forse farebbe meglio ad andare a consolare quei napoletani che oggi si disperano per quel degrado che li sta offendendo.
Non ho mai creduto nella santità del papa, non me ne vogliano i più cattolici, ma ho sempre ammirato gli uomini per ciò che di buono e di grande riescono a fare.
Il papa rappresenta l’uomo più vicino alle virtù cristiane (o almeno dovrebbe) e quindi dovrebbe essere dispensatore di carità anche solo con parole di conforto. Ci sono stati papi che hanno visitato carcerati e sono stati ben accolti da ergastolani in lacrime. Ci sono stati papi che hanno riunito folle immense e hanno avvicinato i giovani ad un nuovo concetto di chiesa, ma Benedetto XVI non è né papa Giovanni, né Karol Wojtyla e non è neanche un’ innovatore, se non nel riportare la chiesa ai tempi di Galileo…Fosse per questo che non lo hanno voluto all’università?
Mah!?
I tg e i vari Vespa, Mentana e altri avranno da lavorare per parecchie serate e gli italiani un’altra distrazione in più.

Roma Fabrizio

sabato 12 gennaio 2008

pubbl 46 VITE MISERABILI: il Gregge



Riporto un passaggio tratto da uno dei miei libri preferiti in assoluto, "Martin Eden" di Jack London. Lo scrittore scrisse il libro durante una crociera che lo portò da San Francisco a Papete tra il 1907 e l'inizio del 1908. Come spesso accade per le grandi opere, non solo letterarie, il libro non ebbe critiche favorevoli.
Trent'anni dopo sarà considerato da molti il più grande romanzo americano.
In questo breve passaggio Martin, dopo aver ricevuto la visita della sorella (Marianna)che, come tanti altri, lo giudicava un buono a nulla...forse il disonore della famiglia, si lascia andare ad alcune riflessioni che oggi, più che mai, condivido facilmente.
"Andatasene Marianna, riflettè sull'accaduto e sbottò due volte in una risata amara vedendo la sorella e il fidanzato e tutti i membri della sua classe sociale e quelli della classe sociale di Ruth (una benestante di cui si era innamorato), che regolavano su formule piccole e strette la loro esistenza; tutti appartenevano ad un GREGGE, si ammassavano insieme e modellavano la loro vita secondo le opinioni altrui, né riuscivano ad essere individui e a vivere veramente la vita, a motivo delle formule puerili di cui erano schiavi."
Le vite miserabili non sono quelle dei barboni o di chi non ha soldi o una stabilità economica ed un equilibro sociale, le vite miserabili sono proprio quelle della gente di cui Jack London racconta, quelli che fanno parte del GREGGE che sono gli stessi sempre pronti a giudicare quelli che, come lui, avevano il coraggio di VIVERE, di sognare e che non avevano mai dubbi o paure su esprimere i loro pensieri.
Il Gregge vive assieme; segue una strada già stabilita, dalla quale non deve allontanarsi. Il gregge è controllato, vigilato; vive per produrre per i suoi padroni e poi per se stesso. Chi esce dal gregge, viene inseguito e riportato nei ranghi. Chi è nel gregge è guidato e custodito. Chi è nel gregge accetta la sua condizione e giudica chi ne è fuori come uno scellerato, un imprudente, un disgraziato. Se il gregge segue le regole, avrà cibo e riparo, protezione e salute.
Chi è nel gregge non ha bisogno di sviluppare nuove energie, prendere iniziative, vedere lontano.
Chi è nel gregge non può capire la vita di un'aquila.

Roma Fabrizio

giovedì 10 gennaio 2008

pubbl 45 SAGGEZZA INDIANA

"Grande Spirito, preservami dal giudicare un uomo, non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini"

(Guerriero Apache)

martedì 8 gennaio 2008

pubbl 44 PARADOSSO

Palazzo Chigi invia l'esercito in Campania per fronteggiare l'emergenza rifiuti.

Ma è possibile? Le forze armate per la spazzatura!

Roma Fabrizio

domenica 6 gennaio 2008

pubbl 43 VITA AI CARAIBI



Ho vissuto quattro anni ai Caraibi. E’ stata un’esperienza meravigliosa.
Oggi, in queste giornate grigie e umide e in questa domenica dove si pensa a smantellare gli addobbi che porteranno con se in soffitta un altro Natale, mi tornano in mente quei giorni felici. Il sole era sempre generoso di questi tempi. Non faceva mai mancare il suo tepore rimanendo costante sui 24 gradi. Il sole è la più alta fonte d’energia, non a caso veniva adorato un tempo. Riscalda il clima, ma anche l’anima, lo spirito ed il cuore. Stimola il sorriso e agevola il benessere. Conobbi in quegli anni di libertà tanta gente: europei, canadesi, americani, ma anche australiani, asiatici e africani e soprattutto conobbi tanti dominicani. I dominicani sono gli abitanti della Repubblica Dominicana che, con Haiti, divide l’isola di Hispanola. Fu difficile, per me, inizialmente, adattarmi ad uno stile di vita così diverso. Capì, a mie spese, che dovevo assolutamente liberarmi dalla predisposta presunzione dell’italiano che si crede più intelligente e capace, più sveglio e organizzato, più ricco e ammirato solo perché figlio di un glorioso passato fatto di storia, imperi, arte, cultura e tradizioni. Dovetti liberarmi dal mio condizionamento e dalla mia estenuante affermazione della razionalità su ogni cosa. Fu necessario per cominciare a capire il loro modo di vivere e, cominciar poi, ad apprezzarne la filosofia. Non era possibile arrabbiarsi per il ritardo dell’altro ad un appuntamento, ne per la luce che se ne andava, ne per i semafori che non funzionavano o per i bus stracolmi e sgangherati, spazzatura del basso degli Stati Uniti. In un paese dove l’allegria è ovunque e dove si vive con poco e alla giornata, dove la natura ricca rende poveri solo chi ne fugge per il luccichio provocante della capitale e dei suoi vizi. In un paese dove si accompagnano i defunti ai cimiteri con suoni di calcson e trombe da stadio. In un paese dove sei sempre fisicamente in forma e la gente è sempre bella. In un paese dove puoi avere un amico al giorno, dove i sogni sono ancora vivi, i tramonti bellissimi e l’amore straordinario. In un paese dove si gioca sempre; così tanto da inorridire noi benpensanti dai costumi morali da ottocento, pronti ad obiettare sul loro status sociale o il loro immaturo comportamento, ma ansiosi, poi, nel nostro bagno di ipocrisia, di spendere pochi dollari per assicurarsi piacere sessuali impossibili in casa nostra. In un paese dove si sorride per nulla, in un paese dove si dorme con la porta di casa aperta, se non si deve temere per comportamenti sbagliati, dove si può mangiare pesce tutti i giorni, dove le aragoste costano come le alici da noi, dove la birra è squisita e la frutta straordinaria per la sua tanta diversità. Dove il mare ha mille colori e i pesci ti giocano, curiosi, vicino; dove una vegetazione rigogliosa si estende tra pianure, colline e montagne ricche di cascate di acqua fresca. In un paese dove non si può essere ostili, se non perché arroganti e invadenti con il nostro primo passo; in un paese dove si vive benissimo. In un paese dove si canta sempre, anche alla messa domenicale fatta spesso in rudimentali chiesupole tra campi di platano e palme da cocco. In un paese dove gli animali domestici non sono solo cani e gatti, ma anche pappagalli, galline e polli, conigli e capre, maiali, asini e cavalli. In un paese così si possono imparare tante cose.
Sono molti i momenti che rimpiango quei tempi. Mi manca la musica invadente del merengue e della salsa e le dolci note della bachata che accompgnavano le miti serate di luna e di stelle con un buon sigaro ed un bicchiere di Barcélo, il mio rum preferito. Non è solo il tempo grigio a farmi rattristire, ma è soprattutto convivere con una diffusa assuefazione al pessimismo generale dell’ottanta per cento degli italiani. Mi rattrista quanta difficoltà c’è per trovare un pò di pace, indipendentemente se sei benestante o in bolletta. Siamo come intrappolati in una gabbia di ferro colorata con una banale vernice d'oro, controllata fuori da leoni affamati. Coppie infelici che stanno insieme solo per non rompere un equilibrio economico, unico risultato positivo del loro rapporto. Figli abbandonati e insofferenti per le loro difficoltà a programmarsi un futuro. Preoccupazioni continue per tutto e messaggi sempre più preoccupanti sulla nostra possibilità di crescita e sviluppo e poi paure e dubbi oramai compagni fissi di ogni nostro tentativo di fare…
I soldi che non bastano mai, il sorriso sempre più obbligato e libero solo in occasioni prestabilite.
Questo mi rattrista, così come vedere, dopo anni, situazioni tuttavia irrisolte: la spazzatura in Campania, il clientelismo, la violenza negli stadi, la politica sempre più deficiènte. Mi rattrista questo abbandono discriminato della natura, questa nostra mancanza di rispetto verso di lei.
Mi deprime che questa nostra Italia, così ricca di risorse, di intelligenze, di arte, di storia, di posti bellissimi (mi vengono in mente le campagne toscane, le insenature della Sardegna, i profumi della Sicilia, la bella costiera amalfitana, gli eleganti laghi del nord e le straordinarie montagne e tanto altro ancora) soffra così tanto una sua possibilità di rinascita, di illuminazione, di benessere. Qualcuno magari penserà che i caraibi non sono il paradiso, che anche lì c’è il marcio, certo forse è vero, ma per me non fu così. Per me fu una straordinaria parentesi della mia vita, nel bene e nel male. Io andai con la mia compagna e con un bimbo di due anni. Non feci un viaggio da single in cerca di avventure promiscue o perché fuggito dall’Italia poiché rincorso da chissà quali procedimenti penali. Io andai come i vecchi pionieri, i vecchi coloni, con poche cose e una valigia di ricordi. Furono proprio questi che mi fecero tornare e sono ora sempre loro che mi torturano di nuovo riportandomi a quegli anni dove ebbi l’occasione di conoscere la mia libertà.

Roma Fabrizio

venerdì 4 gennaio 2008

pubbl 42 IL PERSONAGGIO DEL MESE



Questo mese erano veramente tanti i personaggi da ricordare. Poi ho pensato di inserirne due.
Nella foto a sinistra c’è Piersanti Mattarella (o meglio il suo corpo, senza vita, trasportato dai primi soccorritori dopo l’attentato del 1980). Il volto a destra (credo che tutti lo conoscono ed i romani in particolar modo) è quello del senatore della Reppubblica Italiana Giulio Andreotti.
Perché li ho inseriti insieme come personaggi del mese di gennaio?
Innanzitutto, il sei gennaio ricorre l’anniversario della morte di Piersanti Mattarella capo della DC siciliana ucciso perché si opponeva alla mafia. Poi perché il 14 gennaio è il compleanno dell’immortale senatore ex presidente dello stessa vecchia DC.
Per capire meglio il significato di questa mia decisione, ho inserito in alto a destra 5 video in sequenza estratti da youtube.
Le considerazioni e le valutazioni saranno poi personali per ognuno che vorrà seguire con attenzione questi brevi filmati.
Nel primo c’è un personaggio molto particolare. Un vero folletto del foro. E’ l’avvocato di Andreotti che, fuori dal tribunale, chiama il suo assistito per comunicargli il verdetto. Un avvocato che oggi è anche deputato al parlamento con Alleanza Nazionale (guardate che tipo!!).
Nel secondo video, Marco Travaglio dice la sua sulla sentenza e ricorda Piersanti Mattarella.
Nel terzo Caselli spiega agli italiani la verità sul caso Andreotti e sulla sentenza.
Nel quarto video un temerario giornalista, non schiavizzato dal potere, intervista sfacciatamente il senatore, davanti l’imbarazzo di ossequiosi giornalisti.
Nel quinto, con la simpatia o antipatia delle iene, vengono lette in dettaglio alcune parti della sentenza che il senatore (forse a causa dell’età) non ricorda.
Vorrei ricordare tre cose:
1) Essere assolti per prescrizione dei termini, non vuol dire essere innocenti.
2) Il senatore Andreotti, con il suo solo voto, può decidere, in bene o in male, le sorti del governo attuale.
3) Il senatore Andreotti il 14 gennaio compirà 89 anni e, incredibilmente, non è il più vecchio dei senatori che siedono a palazzo Madama, c’è anche chi ha dieci anni più di lui.

Riflettere!! Riflettere!!

Roma Fabrizio