martedì 26 febbraio 2008

Pubbl 66 TRAGEDIA QUOTIDIANA




Questa mattina un grave incidente, anzi gravissimo, è accaduto a Fiumicino.
Una macchina “impazzita” a perso il controllo e si è schiantata addosso a delle persone che aspettavano l’autobus per andare a scuola o al lavoro (QUESTO è QUANTO RIFERITO).
Morte due bimbe piccole con la loro mamma, un’altra bambina e altre due persone. Molti i feriti gravi.
Conosco la via della strage. Macchine, camion e moto la percorrono ad alta velocità e le fermate degli autobus sono proprio sul ciglio della strada.
Adesso ci si interrogherà sulle colpe, sulle responsabilità, sul “prima o poi lì sarebbe accaduto”.
Io dico: “ma è mai possibile che mamme e bambini che aspettano il bus per la scuola, devono essere UCCISE così, in questo modo…..quale la loro colpa? Quale la colpa ha dovuto pagare quel padre rimasto solo? Per quei genitori che hanno perso in quel modo i propri figli? Ai quali magari avevano preparato con cura la merenda e avevano salutato con un bacio, un sorriso, una raccomandazione.
Non ci sono strade in Italia dove si possa andare a più di 130 Km orari (se non sbaglio). Quale è il senso di costruire automobili e motociclette che raggiungono i 240, i 280, i 320 Km orari. Qualunque uomo di buon senso che abbia una moto o una macchina potente, prima o poi, schiaccerà l’acceleratore…figuriamoci un ragazzo o un irresponsabile qualunque.
Dove vivo io c’è una strada che ha visto morire molta gente investita dalle macchine che correvano ad alta velocità. In alcuni punti non esistono marciapiedi e la gente deve camminare sul ciglio della strada proprio come a Fiumicino.
Mi impegnai personalmente verso le amminitsrazioni per richiamare l’attenzione sul fatto, ma ovviamente non accadde mai nulla. Oggi il governo della mia città spende 4,5 milioni di euro per fare tre rotonde “alla francese”, e 0 centesimi per garantire la sicurezza sul camminamento pedonale e sulle soste per chi aspetta gli autobus che sono praticamente esposte alla “tragedia”.
Mi domando come la gente rimanga indifferente ed è proprio questo che fa sì che le amministrazioni non diano il giusto peso a queste cose all’apparenza banali.
Poi quando accade la tragedia, tutti si commuovono. Fiaccolate, belle parole, rabbia…….
Ma vi rendete conto: una mattina qualunque stare lì con i bambini ad aspettare lo scuola-bus ed invece all’improvviso arriva la morte nella peggiore delle sue manifestazioni?
Ma ci rendiamo conto come stiamo vivendo? Come la vita non viene considerata? Come ci preoccupiamo quasi sempre di cose inutili, banali………..
E’ mai possibile morire così? Quale peso porterà sulla coscienza il o i responsabili?
Crediamo sempre di essere immortali e di non pensare mai alle conseguenze delle nostre azioni. Quando torno la sera tardi, trovo spesso macchinette veloci con tre o quattro ragazzini a bordo che sfrecciano senza rispettare precedenze o semafori. Sprezzanti della vita e del pericolo, incuranti della sicurezza altrui. I genitori si indebitano per comprare loro i meccanismi del progresso e del falso benessere così da non far stare i propri figli dietro ai figli di altri.
Che peccato!
Come reagirei io se fossi coinvolto da una sciagura del genere?
Il dolore potrebbe uccidermi o rendermi una bestia?
Non riesco proprio a non pensare alla morte di questi innocenti. Andavano solo a scuola, come tanti altri bambini e tante altre mamme che li accompagnano sino a vederli andar via con lo scuola-bus, salutandoli con la mano e con il dolce sorriso, certe di avere fatto il proprio dovere e riabbracciarli all’ora di pranzo.

Roma Fabrizio

domenica 24 febbraio 2008

Pubbl 65 IL "DISPIACERE" PER L'IMPROVVISATA

Troppo spesso non ci si rende conto di quanto sia importante e bello vivere.
E di quanto si possa godere della vita con poco, a volte con niente.
Anche se siamo continuamente sottoposti ad una serie di pressioni e tentazioni rivolte al negativo, un po’ per l’ambiente che ci circonda, un po’ per la gente, dovremmo esercitare quella straordinaria facoltà che ci è stata donata, di godere pienamente dei sensi e della vita.
Se qualcuno ci giudica perché abbiamo sbagliato qualcosa o siamo semplicemente usciti da quella consuetudine che dovrebbe appartenere ad uno stato di vita “normale” per i più, dovremmo ignorare e sorridere di lui.
Siamo nati, noi occidentali, con una educazione votata per lo più al senso di colpa. Un po’ per tradizione sociale, un po’ per la chiesa che ha giocato, in questo, un ruolo predominante. Spesso molte cose o atteggiamenti ci sembrano peccaminosi e allora vi rinunciamo, vivendo poi nel rimpianto.
Tutto deve essere razionale e programmato. Mi tornano in mente tante persone che hanno fatto di questo il loro stile di vita e che oggi, seppur giovani, ne pagano le conseguenze con depressioni, nevrosi, attegiamenti tristi e malattie psicosomatiche.
Siamo continuamente alla ricerca di qualcosa e continuamente insoddisfatti proprio perché dedicati a questa tremenda funzione. La donna della propria vita, la macchina dei sogni, il lavoro perfetto, un buon conto in banca, niente debiti, la fiducia degli altri, un bel fisico, i buoni vestiti e via dicendo.
Scrivo questo post perché oggi ho avuto la visita di alcune persone che, seppur apparentemente appagate da tutto questo, nei loro occhi e nei loro discorsi hanno lasciato fiorire solo sofferenza e ipocrisia.
Nonostante essi potrebbero far invidia a molti, sono continuamente insoddisfatti e a volte ostentano questo stato d’animo accusando, per i propri fallimenti, gli altri.
Ritorno a dire, come già in passato, che una delle cause di questo atteggiamento è l’allontanamento dalla natura e dai suoi elementi.
Oggi è stata una splendida giornata primaverile. Il sole caldo permettava passeggiate senza i pesanti giacconi indossati sino a ieri. Il mare era calmo e, come tutte le domeniche, il dopo pranzo è sempre ricco di silenzi.
Una volta, qualcuno molto in alto, donò all’uomo un giorno per riposare e pensare: la domenica appunto.
Ma se la domenica si spreca per fare passeggiate “marziane” dentro i centri commerciali, oppure a far la fila nei ristoranti tra il chiasso e l’indisponibilità di stanchissimi camerieri, oppure a passeggiare, radiolina al collo, ascoltando le frenetiche cronache delle partite di calcio...o, ancora peggio, andare a rompere i c.....ni all’improvviso, a chi vuole stare tranquillo in casa e dedicarsi alle piccole cose, quelle lente, inutili e oziose cose che ti piace fare la domenica e che ti fanno stare bene; magari potare una pianta del giardino o seminarne una nuova, leggere un libro o dormire sulla sdraia di tela che hai tirato fuori dal ripostiglio dopo 5 mesi.........andare a casa fingendo una simpatica improvvisata con la scusa inverosimile del “passavamo di qua”, accomodarsi grazie all’educazione e all’ospitalità di chi si va a trovare senza essere invitati, e raccontare tutte le proprie frustrazioni, ansie, incomprensioni, gelosie, insoddisfazioni per un paio d’ore tra tea e pasticcini, dono della visita..........poi, come se non bastasse partono a raffica quella serie di domande sul tuo lavoro, sui tuoi progetti o peggio ancora: l’indagine su quel tuo vecchio problema.....
Perche?
Perché c’è sempre il bisogno di conferme e di essere accolti, compresi, compatiti, e se possibile anche un po’ invidiati (poco, non molto).
E così questa domenica è finita ed il mio senso di colpa non mi ha permesso di rifiutare l’ingresso a chi, senza preavviso, veniva a farmi visita in questa splendida giornata domenicale spezzando quella dolce armonia che il sole di questa mattina aveva promesso.

Roma Fabrizio

martedì 19 febbraio 2008

Pubbl 63 RAFFAELE CUTOLO




Da qualche mese a questa parte mi sono reso conto che su internet si parla molto, in bene e in male, di Raffaele Cutolo (detto ‘O Professore), capo della Nuova Camorra Organizzata, da più di quarant'anni anni in carcere. Ho provato a chiedermi il perché e mi sono voluto documentare meglio. Quando ero più piccolo, lavorai su un film di Giuseppe Tornatore, dal titolo “Il Camorrista” tratto dal libro che ho suggerito come libro del mese di febbraio. Poco sapevo di Raffaele Cutolo e della NCO, se non del fatto che uno straordinario Ben Gazzara interpretava forse il più violento e sanguinario capo di camorra. A distanza di tanti anni, su internet scopro blog e commenti positivi a lui dedicati e numerosi dialoghi virtuali che ne ricordano il “personaggio” e le sue gesta.
Solamente dopo aver letto il libro di Marrazzo ho cominciato a comprendere meglio la NCO e Cutolo stesso ed ho trovato una sostanziale differenza tra lui e gli altri boss di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Il personaggio Cutolo è molto diverso dai personaggi raccontati ad esempio nel libro su Giovanni Brusca (l'uomo dell'attentato di Capaci).Mi sono domandato perché molti lo rimpiangono (molti napoletani) e ho provato a darmi delle risposte leggendo il libro e documentandomi con testi e internet. Spiegare tutto diventerebbe troppo lungo e lascio, a chi vuole, l’opportunità di dire la sua. Voglio riportare solo alcuni stralci del libro di Marrazzo che forse spiegano perché oggi a Napoli qualcuno ne sente la mancanza.
“…ormai il reclutamento nella NCO era quasi spontaneo. Centinaia di giovani dei quartieri più poveri di Napoli aderivano spontaneamente…erano ragazzi senza ideali, senza bandiera, senza scopi, ai quali Raffaele Cutolo forniva la possibilità di sentirsi inseriti in una struttura concreta operante, vincente….Napoli e il suo entroterra versavano in una condizione generale di miseria, di disordine, di abbandono. E’ in questo clima che nessuno si rese conto del pericolo della crescita della NCO. Ci fu una sottovalutazione del fenomeno sia da parte delle autorità, sia sul fronte dei miei avversari. Per la mia ascesa debbo ringraziare sia il quetsore Colombo, fratello del Ministro, che il capo della mobile Bevilacqua. Rimasero entrambi insensibili ai mutamenti, anche quando videro il numero dei morti ammazzati aumentare verticosamente nel giro di due anni.

…Ho sempre detestato quei falsi camorristi che si prestano a coprire le malefatte dei prepotenti in danno della povera gente…..alla stazione di benzina di Palma di Campania sono intervenuto con un caporale che bistrattava due, tre ragazzine. Non avevano più di tredici anni. Erano duecento, trecento tutte giovanissime che aspettavano di essere caricate sugli autobus per ritornare a casa a duecento Km di distanza. Tre ore di viaggio la mattina e tre la sera per venire a lavorare qui, con una paga da fame. Avrebbero l’età per giocare e andare al mare e invece sono condannate curve a raccogliere pomodori…..abbronzate sotto le grandi paglie gialle e attente a non farsi toccare i bei culetti raccolti nei jeans attillati. Una toccata se va bene, più spesso i caporali le insidiano tra le siepi. Chi si ribella non viene richiamata per la stagione successiva e allora le succede anche di peggio. …..Alla stazione di benzina un caporale ne stava spingendo malamente tre sul pulman, lo presi per il bavero della camicia e……………………”

Raffaele Cutolo fu incaricato dai politici e dai servizi segreti di trattare con i capi delle BR per far rilasciare l’assessore della DC Ciro Cirillo, il brano che ne segue descrive l’atteggiamento del Boss nei confronti dei politici che non mantennero le promesse dichiarate in fase di trattativa. Ciro Cirillo aveva molti segreti nel cassetto e soprattutto le numerose prove di collusione tra il suo partito e le organizzazioni malavitose. Era un uomo diventato ricchissimo.
“….Non immaginavo ancora di quali infamie, sporche bugie e tradimenti siano capaci gli insospettabili, i perbene, i personaggi altolocati, abilissimi nello scrollarsi di dosso responsabilità e colpe. A loro è sufficiente una dichiarazione ai giornali per dire di non aver mai conosciuto Raffaele Cutolo, mai visto, mai contattato.”

Questo libro mi ha fatto pensare al perché di tanto parlare su uno che è in carcere per 9 ergastoli.
Forse Napoli e il sud, sono stati sempre dimenticati dalle istituzioni e dallo stato. Perché un giovane dovrebbe scippare, contrabbandare, vendere droga…?Forse è l’ambiente e la precarietà che lo spingono a questo? Forse è perché il padre, il nonno, gli zii, i cugini hanno fatto o fanno lo stesso? Chi è che sa del lavoro minorile, dello sfruttamento dei ragazzini? E la spazzatura? La spazzatura c’è sempre stata…il dramma c’è sempre stato. Ed è veramente colpa della camorra? O la camorra approfitta delle incapacità dello stato e dei suoi governi. In cosa devono credere i giovani di oggi? Nelle parole smielate e ripetute di Veltroni che grida “Una nuova Italia è possibile”. E fino ad oggi che hanno fatto? Non sono frasi ripetute? Oppure deve credere in Berlusconi. Nel suo ottimismo, nei suoi sorrisi. Può un vent’enne di Scampia credere in Berlusconi? E in Casini? Che sembra un delegato di cardinali e vescovi.
E’ vero Cutolo è stato un criminale, ma ho voluto sapere qualcosa di più di questi criminali e alla fine non mi sembrano peggio dei criminali “perbene”.
Quei perbenisti che, guardacaso, alla fine hanno sempre a che fare con i vari Cutolo, Riina, Provenzano, Liggio, Greco, ecc.
Siamo sicuri che i giovani in difficoltà per il loro presente e per il loro futuro, vogliono come leaders Veltroni, Casini, Bertinotti, Santanchè, Berlusconi e chi ne ha più ne metta. Siamo sicuri?
O forse sono talmente alla disperazione che se domani venisse fuori un nuovo Cutolo, un nuovo Mussolini, un nuovo pazzo che sa comunicare e sa dare loro quello che gli stessi hanno diritto di avere, ne diventerebbero subito seguaci?
Per quello che mi riguarda, e lo dico con assoluta onestà di sentimento e con decisa fermezza, dichiaro i politici attuali molto più criminali di Cutolo.
Ed inoltre sono vigliacchi perché sanno bene nascondersi dietro le loro malefatte. Sanno mentire e sanno come comunicare con la gente al fine di sottometerla, seppur inconsciamente, alle loro strategie, alle loro volontà. Quando vedo tanta gente che sventola le bandiere di un qualunque partito politico, al comizio del suo leader, mi viene rabbia. Camorra, mafia, e altro sono esistite ed esistono perché servono anche alla politica. E la mafia non è solo quella del picciotto con coppola e lupara, ma è un MODO DI FARE, DI PENSARE DI AGIRE, CHE SEMPRE DI PIU’ APPARTIENE A CHIUNQUE ABBIA ANCHE UNA MINIMA OCCASIONE DI ESERCITARE POTERE OVUNQUE. VEDO MAFIA NELL'ATTEGIAMENTO DEI POLITICI, DEI LORO GREGARI...NEL COMPORTAMENTO DI DIRIGENTI STATALI, COMUNALI, PROVINCIALI. VEDO MAFIA ANCHE NEI NON MAFIOSI.

Roma Fabrizio

martedì 12 febbraio 2008

Pubbl 62 IL PERSONAGGIO DEL MESE



Il 14 febbraio del 2004 moriva in un alberghetto di Rimini il campione Marco Pantani.
Grazie al “Pirata” conobbi ed amai uno sport a cui non mi ero mai sentito molto legato.
Nel 1998 riuscì a vincere contemporaneamente il Giro d’Italia e il Tour De France. Un grande atleta che diventò campione e poi personaggio al quale si legarono presto affari e contratti miliardari.
Nella tappa di Madonna di Campiglio del Giro del 1999 fu squalificato perché, in seguito ad un’analisi gli furono trovati nel sangue valori alterati dei globuli rossi. Insomma fu squalificato per doping.
Fu un grande campione capace di vincere anche dopo due gravi incidenti che lo coinvolsero seriamente. Era uno specialista delle salite. Un grande atleta che come altri campioni probabilmente cominciava a dar fastidio a qualcuno o a un sistema. A chi e perché non l’ho mai capito, ma la storia ce ne ha presentati diversi di casi simili.
Il Pantani amato dal popolo dei ciclisti e degli sportivi in genere, ma anche dal popolo qualunque ad un certo punto viene giudicato e ripudiato. Il Pantni accusato di doping non piace più e mai, come in questi casi, il processo diventa mediatico e di piazza e la condanna prevale su qualunque ipotesi di assoluzione.
E’ troppo per un uomo che vive di fatiche e successi ed abituato all’esaltazione di fans e appassionati. E’ troppo per chi non accetta le accuse soprattutto da chi, spessissimo, ricopre ruoli nelle varie federazioni, senza mai aver preso parte ad una gara o senza mai aver gareggiato o lottato per una vittoria. Ne ho conosciuti molti di dirigenti del CONI o delle varie federazioni messi lì chissà per quale fantasioso merito, che giustificano le loro comodità ed i loro stipendi inventandosi regole e metodi di morale e di allenamento.
Pantani cadde nell’oblio scegliendo la via peggiore quella che allontana da tutto, che fa dimenticare e che soffoca ogni entusiasmo o voglia di rivincita. Scelse la droga. Morì in un albergo modesto sul lungomare di Rimini in circostanze ancora tutte da chiarire e che forse non verranno chiarete mai. Un altro caso per gli amanti del giallo e del mistero che lascia aperte tante domande e pochi ricordi sul grande Pantani campione di ciclismo.

Roma Fabrizio

domenica 10 febbraio 2008

pubbl 61 FURTI SU COMMISSIONE

Mi ha colpito una notizia di questa sera. Sono stati arrestati a Genova due o tre extracomunitari che rubavano indumenti specifici. al momento dell'arresto gli hanno trovato una lista con tanto di tipo di indumento da rubare, taglia e marca.
Reggiseni, jeans, maglioni, calze e giubbotti.
La lista era tanto dettagliata che sembrava quasi una lista della spesa: 2 reggiseni seconda misura, tre jeans tg 42, un giubbotto taglia 50 ecc.
Commettevano i furti già da giorni ed è ovvio immaginare che fossero tutti furti su commissione.
Al telegiornale si domandano chi sono i mandanti.
E già, chi potrebbero essere dei mandanti che ordinano a dei disgraziati di rubare abbigliamento su misura?

Roma Fabrizio

venerdì 8 febbraio 2008

Pubbl 60 TANTO PER RIMANERE IN TEMA E RINFRESCARE LA MEMORIA

Avevo messo da parte questo articolo pubblicato dal sito www.signoraggio.it . Non è altro che una valutazione sul perché alcune cose non riescono proprio ad andare. Leggi, regole, tasse. D’ora in poi metterò nel blog vari articoli come questo ed esperienze personali. E non la farò solo per apportare un contributo in più a chi volesse avere nuove informazioni o valutare bene prima della data delle elezioni, ma soprattutto perché questa raccolta di articoli o post rimanga per il dopo, per vedere, tutti insieme, se nel prossimo futuro queste cose e questi attegiamenti saranno solo un brutto ricordo di come eravamo…

L’EVASIONE NUOCE AGLI ONESTI, MA LE TASSE GIOVANO AI LADRI.
30 luglio 2007
RISPOSTA ALLA GUARDIA DI FINANZA

Il Col. Dino Pagliari, Comandante provinciale delle Fiamme Oro, nella sua intervista pubblicata su La Cronaca di Mantova del 6 Luglio, denuncia innanzitutto la natura culturale del problema dell’evasione fiscale: un circolo vizioso di furbizia e sfiducia, tipico della mentalità italiana. In un paese in cui si sa che tutti o quasi, di fatto, violano le regole (evadono le tasse), a cominciare da chi è alla guida delle istituzioni, come mostra il celebre libro La Casta di Stella e Rizzo, è semplicemente logico violarle per non restare svantaggiati e pagare anche per gli altri. Tanto più che, essendo un po’ tutti a violarle, è improbabile essere puniti. Una logica insuperabile. Come sottolinea giustamente il Col. Pagliari, è un circolo vizioso, anzi un vortice vizioso: chi la fa, l’aspetta; ma chi l’aspetta, cerca di farla per primo!
Da queste corrette premesse deriva una prognosi di sfascio irreversibile.
Primo punto: quel circolo vizioso non riguarda solo gli obblighi fiscali, ma tutte le regole, giuridiche e organizzative. Ossia, la popolazione e la Casta che la governa non credono nelle norme in generale, non si aspettano che vengano rispettate, e non le rispettano. Dato che il rispetto delle norme è l’essenza di ogni organizzazione, gli Italiani non riescono a organizzarsi, a costruire un sistema-paese efficiente, perché ciascuno o ciascun gruppetto si fa gli affari suoi e cerca di fregare gli altri approfittando del potere o delle risorse che si ritrova. Mordi e fuggi. Di fatto, il sistema-paese non funziona o funziona molto male. Così, un corpo in cui le singole cellule si mettessero a comportarsi in modo non coordinato, ciascuna a suo talento: sarebbe non un organismo vitale e competitivo, ma un organismo malato di cancro. Gli italiani non riescono a creare forme organizzative complesse ed efficienti, in grado di reggere la concorrenza globale, perchè vivono (quasi tutti) secondo quella mentalità e la legge del Menga. Questo significa che il sistema paese Italia è, e sempre più sarà, perdente, in un mondo che richiede sempre più alte forme di organizzazione e specializzazione, organismi con un numero sempre crescente di cellule sempre più specializzate. Gli italiani riescono ad organizzarsi efficacemente solo a livello rudimentale, in organismi centrati su scopi elementari e mai di lungo termine: le società commerciali, le corporazioni, le cosche mafiose, i comitati d’affari, i vertici dei partiti politici. Forme equivalenti, in termini biologici, a quelle di vermi composti da poche centinaia di cellule. Si può uscire da questa situazione? Si è mai visto nella storia un popolo, che dopo aver perso la fiducia nelle regole e nei valori, sia riuscito a recuperarla? No.
Secondo punto: premesso che tasse e contributi per i dipendenti costituiscono per le imprese un fattore di costo di produzione (ossia, quanto più l’imprenditore deve pagare di tasse e contributi per produrre, tanto più aumenta il costo che deve sostenere per produrre), per molte imprese evadere il fisco è la condizione oggettiva per restare competitive con la concorrenza (soprattutto di paesi con tasse e contributi minimi), per poter restare sul mercato, per non chiudere, per non licenziare. Se venissero costrette a pagare tutte le tasse e i contributi, dovrebbero o cessare l’attività (e magari trasferirsi all’estero) oppure (potendo) scaricare sui loro prodotti il maggior costo di produzione, aumentando i prezzi. Entrambe le soluzioni sono dannose per la collettività. Quindi è semplicistico, demagogico e illusorio dire che sia desiderabile costringere tutti a pagare le tasse. È uno slogan che non tiene conto delle conseguenze. E che dire di quei milioni di italiani che hanno un primo o secondo lavoro in nero? Se il loro lavoro fosse costretto a emergere, costerebbe di più, quindi probabilmente finirebbe. E per quale ragione logica o etica o economica un giovane lavoratore dovrebbe pagare i contributi pensionistici, dato che, per ben che vada, quando andrà in pensione potrà recuperarne solo la metà, poiché che la Casta, per ragioni clientelari, ha concesso pensioni a milioni di persone che non avevano versato o avevano versato poco, per non dire dei falsi invalidi?......
Terzo punto: affermare che la popolazione avrebbe vantaggio se non ci fosse evasione, presuppone che i soldi delle tasse siano usati meglio, per gli interessi della collettività, dallo Stato italiano che dai contribuenti. Ma, per gli interessi della collettività, chi usa meglio i soldi: il piccolo imprenditore che li usa per far andare avanti la sua azienda, per mantenere i posti di lavoro, per competere con la concorrenza cinese, rumena, marocchina; oppure la Casta (lo Stato, la Pubblica Amministrazione)? In mano a chi, dei due, i soldi sono più produttivi? La Casta li usa perlopiù per la spesa corrente dell’apparato amministrativo più costoso e inefficiente d’Europa, per aumentarsi gli stipendi, per le sue auto blu (18 euromiliardi l’anno), etc.: il libro di Stella e Rizzo non lascia dubbi. La piccola e piccolissima imprenditoria e il lavoro autonomo sono, al contrario, la struttura portante dell’economia nazionale e del lavoro reale, quella che finora ha salvato il paese. Perché ha potuto evadere.

Quarto punto: non è vero che se pagassero tutti le tasse, la pressione fiscale scenderebbe. Sarebbe vero, se il fabbisogno dello Stato fosse determinato oggettivamente e onestamente. Ma non è così: esso è in buona parte creato ad arte, per scopi precisi. La Casta tende a prelevare in tasse il massimo possibile, e sempre di più, perché usa i soldi delle tasse per arricchire se stessa e per comperarsi il consenso elettorale; gran parte della spesa pubblica è inutile o sprecata. Le tasse che noi paghiamo, in buona parte, sono usate per fini illegittimi. A cominciare da quei circa 90 miliardi l’anno che lo Stato regala agli azionisti privati (in buona parte stranieri) della Banca d’Italia per quei pezzi di carta stampata che sono le banconote e per i relativi interessi sul debito pubblico. Basterebbe una bella revisione dei bilanci della Banca d’Italia e dello Stato, che riflettesse la realtà economica togliendo di mezzo i criteri contabili fasulli che lo Stato concede alle banche, per raddrizzare finanziariamente le cose.

Quinto punto: la Casta aumenta quanto può la pressione fiscale, indipendentemente dai bisogni oggettivi, anche perché quanto più toglie alla gente e alle imprese, tanto più rende la gente e le imprese dipendenti dalla redistribuzione (incentivi, sussidi, assistenza, etc.), cioè dalla benevolenza della Casta stessa. Quindi rende l’una e le altre più obbedienti e sottomesse a sé stessa. Meno capaci di ribellarsi. La Casta riesce a mantenersi al potere nonostante sia tanto palesemente e notoriamente inefficiente e corrotta, proprio perché ha grandi quantità di soldi dei contribuenti da usare per comperarsi voti e supporti anche mediatici. Grazie a questi soldi, quindi, riesce a vanificare i meccanismi (teorici) della democrazia rappresentativa e a restare fissa al potere. È questa l’implicazione principale del libro di Stella e Rizzi: la Casta è il fallimento della democrazia rappresentativa perché legifera e governa in rappresentanza dei suoi propri interessi e a spese del popolo, anziché legiferare e governare per il popolo elettore.

Sesto punto: se la Casta che impone e raccoglie le tasse non rappresenta il popolo e non è possibile sostituirla perché essa si compera i sostegni grazie ai soldi delle tasse di cui dispone e alle leggi elettorali che essa vota a proprio beneficio, allora, in base al principio fondamentale “niente rappresentanza, niente tassazione”, le tasse sono illegittime. Anzi, poiché la Casta ha vanificato il principio della rappresentanza democratica, che è alla base della legittimazione del potere politico, in Italia il potere politico stesso, in base ai principi della nostra Costituzione, è delegittimato.......

Da www.signoraggio.it

mercoledì 6 febbraio 2008

pubbl 59 SISTEMA ELETTORALE CHIARO E FUNZIONALE

QUESTA MATTINA MI SONO TROVATO SUBITO SU INTERNET QUESTO ARTICOLO CHE RIPORTO INTEGRALMENTE. LO FACCIO A MALINCUORE, MA FORSE NON TUTTI SANNO CHE...
IMMAGINO COSA POSSA CAPIRNE LA GRAN PARTE DEGLI ITALIANI (ANCHE IO MI METTO TRA LORO). L'UNICA COSA CHE IN ITALIA HA SEMPRE FUNZIONATO E' QUELLA DI COMPLICARE TUTTO; RENDERE DIFFICILE, ALLA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE, LA COMPRENSIONE DI QUALUNQUE COSA; SOLO COSI' SI CREANO DISTRAZIONE, DIVISIONE, INTERPRETAZIONI DIFFERENTI, RIGETTO, CONDIVISIONE, POLEMICA E ANCHE VIOLENZA.
BUONA LETTURA!

Al "porcellum" - soprannominato così in onore di uno dei suoi ideatori, il leghista Calderoli, che l'aveva definito "una porcata" - si è arrivati dopo quasi mezzo secolo di sistema di tipo proporzionale che era stato sostituito nel 1993 (anche in seguito ad un referendum popolare) dalla legge Mattarella (leggi 276/93 e 277/93), detta il "Mattarellum". Si era così passati ad un sistema elettorale di tipo misto, per un 75% maggioritario ed un 25% proporzionale, ma le due parti venivano collegate attraverso il sistema dello scorporo.
Il disegno di legge n.3633 approvato il 14 dicembre 2005, successivamente trasformato nella legge 270/2005 del 21 dicembre 2005, ha però riportato il sistema al proporzionale, ma con un premio di maggioranza eventuale, ovvero che scatta solo a determinate condizioni.

Per le elezioni alla Camera si distinguono tre sistemi:

La circoscrizione Estero è divisa in ripartizioni, ciascuna delle quali elegge i deputati a lei assegnati con il sistema proporzionale puro, senza sbarramenti né premi di maggioranza. In totale la circoscrizione Estero elegge 12 deputati, come previsto dalla Costituzione opportunamente modificata;
La Valle D'Aosta elegge un deputato col sistema maggioritario;
Per le altre 19 regioni, i partiti possono coalizzarsi fra loro e per l’assegnazione dei seggi la coalizione deve ottenere, sommando i voti di tutte le 19 regioni, almeno il 10% dei voti validi espressi e almeno una lista della coalizione deve ottenere un minimo del 2%. Le liste non coalizzate devono invece ottenere almeno il 4% dei voti. Per le liste coalizzate, esiste una soglia di sbarramento del 2%: i seggi all'interno di ciascuna coalizione sono assegnati tra le liste che hanno raggiunto questa soglia, quelle sotto soglia ma rappresentative di minoranze linguistiche e la migliore lista sotto soglia. È previsto inoltre un premio di maggioranza che scatta nel caso in cui una coalizione o singolo partito abbia ottenuto, sommando i voti di tutte le 19 regioni, la maggioranza relativa. Il premio prevede l'assegnazione ad essa di 340 seggi, se col normale criterio proporzionale i seggi assegnati fossero di meno. I rimanenti seggi sono assegnati proporzionalmente alle altre coalizioni e liste.
Anche per il Senato si distinguono tre sistemi:

La circoscrizione Estero elegge 6 senatori, come previsto dalla Costituzione opportunamente modificata, con lo stesso sistema usato per i deputati;
La Valle D'Aosta e il Trentino Alto Adige eleggono i propri senatori (la Valle D'Aosta ne elegge uno, come previsto dalla Costituzione) col sistema maggioritario, per preservare le minoranze linguistiche, come richiesto dalla Costituzione;
Le altre 18 regioni eleggono i propri senatori su base regionale con sistema proporzionale. I seggi sono ripartiti tra le regioni, partendo dal numero minimo di sette seggi ciascuna, sulla base dei risultati dell'ultimo censimento generale della popolazione; il numero esatto di seggi assegnati ad ogni regione viene emanato contemporaneamente al decreto di convocazione dei comizi. Fa eccezione il Molise, al quale la Costituzione assegna 2 senatori. I partiti possono coalizzarsi e per l'assegnazione dei seggi la coalizione deve ottenere almeno il 20% dei voti validi espressi a livello regionale ed almeno una lista della coalizione deve ottenere un minimo del 3%. Le liste non coalizzate devono invece ottenere almeno l'8% dei voti validi espressi, sempre a livello regionale. Nella ripartizione dei seggi su base regionale all'interno delle coalizioni sono ammesse solo le liste collegate che abbiano conseguito almeno il 3% dei voti validi a livello regionale. Anche il premio di maggioranza al Senato è su base regionale; la lista o coalizione avente la maggioranza relativa dei voti in una regione ottiene il 55% (arrotondati per eccesso) dei seggi assegnati a quella regione, se col normale criterio proporzionale ne otterrebbe di meno.
Infine, va notato che al Senato non è assicurata la maggioranza dei seggi alla coalizione che ha ottenuto più voti, poiché i singoli premi regionali potrebbero neutralizzarsi a vicenda e può sia lasciare uguale, sia aumentare che diminuire il numero dei seggi ottenuti da una certa coalizione. Non è nemmeno garantito, quindi, che nei due rami del Parlamento si formi la stessa maggioranza. Infatti, nel caso del Senato, il premio di maggioranza rende il risultato dipendente da un elevato numero di fattori variabili che lo rendono di fatto imprevedibile, seppur deterministico.

Sia per la Camera, sia per il Senato, il metodo di voto consiste nell'apporre una croce solo sopra il simbolo di un partito. Non è prevista la possibilità di scrivere una preferenza all'interno di un partito in quanto le liste sono bloccate e i seggi destinati ad ogni partito sono assegnati ai candidati secondo l'ordine con il quale compaiono in lista, così come stabilito in sede di presentazione delle liste stesse.

pubbl 58 UNA BELLA SODDISFAZIONE

E' uscito un calendario, si vede anche su internet, dove la protagonista è una donna comune, una professoressa. L'ha fatto per pura soddisfazione personale e per piacere al marito. Nei dodici mesi non appare mai nuda e mi sembra molto più sexy di tante "figurine" di vent'anni più giovani di lei spregiudicatamente esposte come mamma l'ha fatte e con lo sguardo costruito e l'espressione stereotipata che le fa sembrare tutte uguali (bocca umida semiaperta, occhi socchiusi, mento alzato, schiena inarquata, mani sui fianchi o sul seno e dito indice che sfiora il labro).
La trovo una cosa divertente e anche coraggiosa, per chi, come lei, madre di famiglia, ha voluto dimostrare che il "calendario" non è un privilegio remunerativo solo per le belle dai 18 ai 26 anni, tra l'altro super rifatte e super ritoccate.
Alunni e famiglia della prof. hanno reagito bene e con tanti complimenti, anche se credo che la più bella soddisfazione se l'è tolta proprio lei, ormai over 40.
Del resto che le donne si fanno belle o vogliono apparire belle per gli altri è un pò un luogo comune...in primis amano piacere a se stesse...o no?

Roma Fabrizio

martedì 5 febbraio 2008

pubbl 57 ANDIAMO ALLE ELEZIONI

IO NON SO SE ANDRO' A VOTARE NEL FRATTEMPO MEDITO GUARDANDO QUESTO PICCOLO VIDEO.



domenica 3 febbraio 2008

Pubbl 56 CHIAMIAMOLO PURE AMORE…



Si fa un gran parlare in questi giorni del film “Scusa ma ti chiamo amore”.
E’ possibile che duri a lungo o tutta la vita una relazione tra una ragazza di 17 anni ed un uomo di vent’anni più grande?
Questa è la domanda che in molti hanno fatto in merito al film e molte sono le risposte che ho sentito.
Non ho visto il film, ma credo che lo vedrò.
E’ certo che Federico Moccia sa centrare l’obiettivo, c’è riuscito con i suoi libri e c’è riuscito con questa pellicola dove, per la prima volta, ha firmato una regia. E’ certo che la formula funziona. Bisogna però dire che fu già sperimentata da Muccino che con il suo “Ultimo Bacio” ottenne un successo incredibile che lo portò anche alle cronache cinematografiche di oltreoceano.
La liceale che seduce l’uomo maturo o l’adulto che s’innamora di una giovanissima donna ha sempre avuto successo sin dai tempi del film “Lolita” di Stanley Kubrick. Del resto il gioco della seduzione è prettamente femminile; e forse più che un gioco la definirei proprio un’arte dove è facile ambire per la perfezione.
Non posso, ne riuscirei mai ad immedisimarmi nel pensiero di una giovane ragazza che vuole o sogna di sedurre un uomo più grande di lei, ma quasi certamente posso dire che chiunque al posto di James Mason, Stefano Accorsi o Raul Bova non rimarrebbe indifferente al pensiero di un’ avventura simile immaginando i deliziosi momenti di una così privilegiata passione sentimentale.
Pensando ad oggi potrei dire che forse una giovane ragazza, magari indifferente al rapporto scontato con un suo coetaneo, ambirebbe alla conquista di qualcosa di più esclusivo che le farebbe saltare tutta quella parte di esperienze normali per la sua età, per proiettarla direttamente in un mondo più adulto che di diritto la eleverebbe allo status di “donna”. …ma dico forse.
Per quello che riguarda l’uomo sicuramente sarebbe onorato e felice di poter donare il frutto della sua esperienza e le certezze della sua maturità ad una giovane che si affida a lui per scoprire questo mondo nuovo e vantare una relazione che ha tutto quello che chiunque sognerebbe. Lei riceverebbe con abbondanza amore, attenzioni, dolcezza, romanticismo, sicurezza, poesia, protezione, fascino, lavoro, stabilità, maturità, e lui sarebbe fiero ed orgoglioso di donarle tutto ciò. “Ma queste sono cose che dovrebbero accadere in qualunque storia d’amore indipendentemente dalla differenza d’età?” Potrebbe dire qualcuno. E’ vero, ma la differenza d’età porterebbe tutto all’esagerazione. Finalmente egli può concedersi godendo appieno della sua umana predisposizione alla cura, tutela e protezione di una giovane e ad adoperarsi alla sua formazione di donna, arrogandosi anche un po’ quel ruolo di “professore” che la porterebbe con, più o meno successo, all’esame di maturità.
Secondo me potrebbe essere una bella esperienza, ricca di emozioni e passione, ma che nel tempo difficilmente riuscirebbe a durare.
Si arriverà ad un punto in cui la giovane sarà necessariamente richiamata dal suo ambiente naturale che verrà, a poco a poco, riconsiderato anche dall’uomo. Così come lui comincerà a sentire di nuovo il bisogno di confrontarsi con una donna più grande; coetanea o con pochi anni di meno o addirittura con qualche anno di più.
L’argomento è comunque interessante e mi sembra che alimenti molte discussioni e pareri contrastanti, ma un rapporto di questo tipo, credo, potrebbe solo essere una bellissima parentesi che prima o poi si chiuderà.

Roma Fabrizio