giovedì 31 gennaio 2008

pubbl 55 IO E D IN BARCA



Questa bella foto è il ricordo di una mattina d'inverno dell'anno scorso passata in barca a vedere oggetti come questo.

Roma Fabrizio

mercoledì 30 gennaio 2008

pubbl 54 RIDERE E MANGIAR BENE



Forse sono troppo poche le volte che si ride davvero.
A volte siamo costretti a ridere anche per forza…spesso sono sorrisi che nulla hanno a che vedere con quelle risate che ti costringono a piegarti, a soffocarti addirittura il respiro e che ti fanno lacrimare.
Ieri sera alle 11 mi è capitato di ridere così. Mi ha invitato il mio caro amico D ad una trattoria romana, una di quelle vere dove si mangiano ancora quei cibi della cucina casareccia. Cibi buoni, quanto pesanti e più adatti al pranzo che alla cena. Cibi con i quali si accompagna bene il quartino o ½ litro di vino rosso dei castelli.
La trattoria “da Pietro”, sta in una delle storiche borgate romane, rese spesso famose da brutti fatti di cronaca, ma che oggi, più del centro storico infestato dai localini che si rifanno ai locali newyorkesi anni 80 frequentati da singoli al doppio malto in cerca dell’avventura, conservano quella bella romanità che si fa viva anche nei volti di chi ci abita. Stavamo a Primavalle. Nella piccola trattoria, le cui finestre appannate dall’umido della sera, facevano vedere fuori l’opaca luce dei lampioni e un ometto con un cappotto di due taglie più grande, che portava a spasso due cagnolini. Ad un tavolo due giovani barbuti, stile centri sociali, mangiavano fettuccine al sugo e uno faceva una memorabile “scarpetta” con un pezzo di pane nel piatto abbondante di pomodoro. Oltre questi due, c’eravamo soltanto io e il mio amico D. Il cameriere era il figlio della cuoca, una donna sulla settantina che, in attesa della nostra ordinazione, sedeva goffa e brontolona su una delle sedie impagliate. Erano loro i titolari della trattoria.
Abbiamo mangiato una cosa leggerina: spezzatino al sugo con patate (ogni porzione era per tre) e bevuto e, tra un boccone e l’altro, parlato con loro. Abbiamo parlato di funghi, di gatti e di macchine fotografiche…pensa un po’! (Quanto è bella Roma così, con queti posti, con questa gente) . Poi siamo usciti e all’improvviso, nella strada del ritorno verso la macchina, abbiamo riso come matti immaginando una vita da ricchi e parlando solo di sesso, frutta esotica e miliardi. Eravamo soli nella piccola, poco illuminata e ripida salita che portava alla macchina e passando nelle corti delle vecchie case popolari, rinnovate col bianco vivo delle nuove tinteggiature, ascoltavamo, seppur da dietro i vetri delle finestre chiuse, i rumori delle tv e delle famiglie.
Ho molto apprezzato Primavalle, ieri sera. Non è più il posto dal quale bisognava stare lontani. Mi pare che è come una volta era il centro storico; come era una volta Via del boschetto dove io abitavo. Oggi il centro di questa meravigliosa città è pieno di locali alla moda che ogni due anni cambiano look e gestione, locali a tema. Locali lesbo o gay; locali per single, locali con la musica altissima dove si mangia il panino esotico che costa come una fiorentina. Ci sono i pub irlandesi o scozzesi, solo però nell’arredo e nelle marche di birra. E’ pieno di Mc Donald’s e di locali etnici. Vinerie per appassionati degustatori che fino a ieri bevevano il tavernello. Puoi mangiare il sushi o il sashimi, ma anche molti kebab. Insomma per una bella “coda alla vaccinara” o una “carbonara” o i “carciofi fritti” o alla “giudia” ti rimane il ghetto o le trattorie delle borgate. “Magni, bevi e spenni poco”.
Che bella serata!

Roma Fabrizio

venerdì 25 gennaio 2008

Pubbl 53 CADUTO IL GOVERNO..........

Ho notato che su moltissimi blog, a differenza del passato, e dopo la caduta di Prodi, non si scrive di politica.
Saranno tutti ormai esausti e nauseati da tutto ciò? O semplicemente prevale un comprensibile chissenefrega?
E’ probabile.
Di fatto non è un bene per l’Italia che il Governo sia caduto (credo sia il 63°. Meriti a Berlusconi che è l’unico che è riuscito a fare una legislatura intera ed ora di certo ne approfitterà). Leggevo oggi i vari commenti dei diversi giornali stranieri; devo dire che questo loro giudizio critico, dispensatore di catastrofi, seppur razionale, mi da fastidio.
Porca miseria, quand’è che cominceremo tutti a tirare di nuovo fuori gli attribbuti? Ad essere solidali ed ottimisti, onesti e coraggiosi? E a far vedere a tutti di che pasta siamo fatti?
Quand’è che cominciamo a riprenderci i nostri primati e a rimotivare i turisti a tornare da noi?
Sapete che il museo della scienza di Valencia ha avuto più visitatori dei musei vaticani e che Barcellona è più visitata di Roma?
Io mi auguro che chiunque vada al governo sia soprattutto un buon esempio. Sarà possibile una cosa del genere oppure è solo un sogno irrealizzabile?
Certo che delusione e amarezza sono naturalmente evidenti, così come una buona dose di indifferenza che ho potuto notare nei discorsi e nei comportamenti delle persone che ho incontrato in questi due giorni.
E allora, alle 11 di questa fredda notte d’inverno, dopo una lunga giornata durata 16 ore, mi godo un buon whisky e mi ascolto un pò di musica, ad occhi chiusi, da montecarlo nights story.
Buona notte.

Roma fabrizio

mercoledì 23 gennaio 2008

pubbl 52 AZIONE E INTENZIONE

Ci sono bambini nella scuola di mia figlia che non possono permettersi un quaderno.
E’ facile che i bambini della seconda elementare consumino penne, colori e quaderni con molta facilità. Una maestra ha chiesto ad alcuni genitori la possibilità di contribuire comprando magari un quaderno, una penna, dei colori in più per questi bambini sfortunati e spesso imbarazzati davanti al benessere di altri che hanno zaini firmati e diari costosi.
I commenti di alcune mamme sono stati a dir poco vergognosi; me ne vergogno anche a riportarli, così come è faticoso e deprimente stare a motivare collette e verità. Forse anche la scuola ha un po’ di responsabilità in questo, forse è anche fuori luogo chiedere ad altri un intervento, seppur modesto, su certe cose. Sta di fatto che, vedendo il volto di uno di questi bambini e il misero giacchettino che di certo non lo ripara dal freddo pungente di queste mattine, stare a ragionare è solo una perdita di tempo. E allora senza pubblicità e senza insistere sulla sensibilità altrui ci siamo mossi per comprare due quaderni a righe e due a quadretti (una grande spesa insomma) e li abbiamo dati alla maestra che poi domattina li consegnerà con assoluta discrezione.
Ma ci vuole così tanto? E’ sempre necessario fare polemiche o trovare sempre per tutto motivo di discussione, dubbio o altro?
Ho intitolato questo post Azione e Intenzione perchè credo che ciò che distingue una persona coerente da un’altra è proprio la differenza tra azione ed intenzione. Se si vuole aiutare subito una persona e si è nella possibilità di poterlo fare, bisogna agire e non semplicemente avere l'intenzione di farlo. A volte ci vuole veramente poco, ma sembra che ormai tutto debba prescindere da una valutazione nel tempo, da considerazioni ragionate, da scambi di opinioni, da giudizi, commenti o altro. Se qualcuno ha bisogno di un aiuto immediato e reale, sono del parere che: o si aiuta oppure no, al limite si ragiona dopo.

Roma Fabrizio

domenica 20 gennaio 2008

Pubbl 51 MODERNI INFELICI



Una straordinaria canzone di Renato Zero dice che siamo insoddisfatti sempre.
Schopenhauer insisteva molto sulla personalità di ognuno di noi come la caratteristica essenziale per essere felici oppure no.
“E’ più saggio mirare alla conservazione della salute e all’affinamento delle proprie capacità più che pensare ad arricchirsi. Tuttavia questo concetto non va frainteso al punto che si debba trascurare l’acquisizione di ciò che è necessario e conveniente. La vera e propria ricchezza, cioè la sovrabbondanza di beni, tuttavia, può poco per la nostra felicità. Per questo molti ricchi si sentono infelici, essendo privi di un’autentica formazione spirituale, di conoscenze e quindi di un qualche interesse oggettivo che sia in grado di occuparli in attività intellettuali, poiché una volta soddisfatti i bisogni naturali e reali, ciò che la ricchezza può offrire ha un influsso modesto sul nostro autentico benessere, anzi quest’ultimo viene turbato dalle molte e inevitabili preoccupazioni che comporta il mantenimento dei grandi averi. Eppure gli uomini si adoperano per procurarsi ricchezze mille volte di più di quanto non si curino della propria formazione spirituale, mentre è assolutamente certo che ciò che uno è contribuisce molto di più alla nostra felicità di ciò che uno ha. Vediamo così alcuni uomini protesi dalla mattina alla sera, ad aumentare ricchezze già esistenti. Costoro non vedono nulla al di là dell’orizzonte ristretto dei mezzi necessari per perseguire tal fine: il loro spirito è vuoto e quindi non recettivo per tutto il resto. Le gioie più alte, quelle dello spirito, sono loro precluse; essi cercano invano un surrogato di esse concedendosi di tanto in tanto piaceri fuggevoli, sensuali, che durano poco tempo ma che costano molto denaro. Alla fine della vita, se la fortuna gli assiste, si ritrovano come risultato una gran somma di denaro che lasciano agli eredi perché la incrementino ancor più o viceversa la dilapidino. Tali persone, che pur hanno vissuto tutta la vita con un volto serio e grave, sono stolte come altre che hanno portato apertamente, come simbolo, il berretto da buffone. Ciò che ci rende felici nel modo più immediato” continua il filosofo “ è la serenità dell’animo perché questa buona qualità ci remunera subito. Chi è allegro ha sempre motivo per esserlo, proprio per il fatto che egli è così. Uno può essere giovane, bello, ricco e stimato, ma se si vuole giudicare la sua felicità ci si chiede se sia anche sereno; se invece è sereno è indifferente se sia giovane o vecchio, dritto o gobbo, povero o ricco: è sereno”
Per questo egli suddivise l’uomo in tre categorie: Ciò che uno è, ciò che uno ha, e ciò che uno rappresenta.
In questi ultimi mesi non si fa altro che parlare dell’indebitamento degli italiani. Una famiglia su quattro è super indebitata e non ce la fa più a pagare i debiti. Ma questa non è solo una situazione italiana: gli americani stanno peggio.
Negli ultimi anni si è sviluppata nella cultura occidentale e ora anche in quella orientale, secondo me, più la seconda e la terza personalità, studiata da Schopenhauer, più che la personalità dell’essere. Il “Sistema” ci ha fatto credere che la felicità può appartenere a tutti, basta avere quel che si desidera. Ci hanno fatto credere, anzi ci hanno convinti, che la felicità cresce in funzione di ciò che si ha e ciò che si rappresenta nella società. Ecco che allora si sono inventati una comunicazione efficace che ha convinto chiunque di poter diventare quello che non è, ma quello che sono gli altri (considerando gli altri migliori di lui).
Tanti anni fa, ricordo bene, che i mobili di casa o il televisore o i vestiti si compravano in contanti oppure con un credito del negoziante basato sulla fiducia. Se non si avevano abbastanza soldi, si facevano sacrifici e si rispramiava sino ad averne a sufficienza per poterli spendere.
Un impiegato o un operaio potevano solo sognare di comprare una mercedes nuova, poiché ragionavano intelligentemente in termini di costi di acquisto e di gestione fuori dalle loro possibilità. Sognavano la mercedes e magari giocavano al totocalcio sperando di vincere e poi comprarla. Negli ultimi anni l’accesso al credito è stato molto agevolato e guarda caso a tutti, tranne a chi sviluppava idee innovative o semplicemente la propria impresa. Vale a dire: “Vuoi comprarti un televisore mega? Ok, ecco i soldi.” Anziché: “Hai bisogno di fondi per sviluppare la tua azienda e dare lavoro a nuove persone? …Mi dispiace, ma non è possibile se non hai garanzie patrimoniali adeguate.”
Con questo sistema hanno costruito grandi centri di distribuzione e dato la possibilità a chiunque di acquistare cose da sogno con agevolazioni (truffaldine) straordinarie. Così da quattro, cinque anni, nessuno si è privato più di nulla, credendo di comprarsi la felicità cominciando ad entrare nel mondo di quelli che hanno e che rappresentano. Tutti hanno più televisori costosissimi, auto nuove, cambiate di continuo, abbonamenti a tv satellitari per vedere 24h su 24 film, documentari, sport, cartoni animati. Telefoni cellulari che fanno tutto. Abbonamenti a suonerie con colonne sonore di film, cibi sofisticati e programmi dietetici, cure estetiche per uomini e donne. Si sono inventati gli Outlet per vestirci di “Armani o Dolce & Gabbana” (seppur con i loro scarti), e potrei elencare altre mille cose. Tutte attività, queste, accessibili proprio grazie alle nuove e facili forme di credito. Si è andati avanti così, come Pinocchio nel paese dei balocchi e, inevitabilmente, oggi a tutti sono cresciute le orecchie da somaro. Voglio dire, con questo, che il risveglio è stato traumatico. Oggi nessuno ce la fa più e se non ce la fai più a pagare, quelli che un tempo ti hanno “regalato” queste forme di acquisto facile, oggi te la fanno pagare cara (se non paghi puntuale diventi cattivo pagatore e sei fuori dal credito…fuori dal credito, mio Dio, è una cosa gravissima, è terribile! Come potrei più comprare? Sarei fuori da tutto!!!). E’ nata così una nuova società di infelici e depressi.
L’altra sera sono andato in un locale a bere una birra con degli amici della mia palestra.
Era venerdì, c’erano tavoli con tante ragazze sole, tavoli con ragazzi soli. Tavolini con donne più mature sole e tavolini con uomini più maturi soli. C’erano anche comitive di ragazzi e ragazze insieme, ma sembravano anche loro soli. Tutti erano ben vestiti, curati e sinceramente gradevoli a vedersi, ma i loro visi sembravano stanchi, annoiati.
Dobbiamo far vedere ciò che abbiamo per rappresentare quello che poi alla fine non siamo e così ci simao impantanati in una via senza uscita.
La colpa è di tutti, soprattutto di chi ha voluto sputare sulla conoscenza e la cultura propria e non solo, rifiutando tutto ciò che apparteneva al sapere e alla coerente informazione, privilegiando l’avere all’essere.
A Pasqua dell’anno scorso, due dei miei migliori clienti, mi convinsero ad andare una settimana con loro a Sharm El Sheik nel mar Rosso. Andammo in un meraviglioso villaggio Valtur. C’erano solo italiani. Il cabaret era italiano, gli spettacoli di danza e di canto erano italiani, il teatro italiano. La cucina italiana e lo staff, tranne i facchini, gli addetti alle pulizie, i camerieri e i giardinieri, tutto italiano. A Sharm, l’unica cosa bella, secondo me, è il mare, anzi il fondo del mare. Dei miei compagni di viaggio l’unico che faceva immersioni ero io. Così mentre loro si arrostivano al sole, io per una settimana non ho fatto altro, passando anche un po’ da asociale, che fare immersioni. In realtà, il fatto di allontanarmi dal caos della spiaggia con le musichette latino americane dell’animazione che coinvolgeva i turisti in forzati balli di gruppo, mi piaceva assai e stare nel silenzio del mare tra pesci meravigliosi mi faceva felice. Conobbi alcune persone che ormai da quattro anni passavano le vacanze sempre lì, domandai a me stesso come era possibile dato che, a parte il fondale, non vedevo tanta differenza tra Ostia e Sharm, anzi forse Ostia dava molto di più. Eppure, tornati in Italia, i miei compagni di viaggio non fecero altro che parlare di questa vacanza. Foto, filmetti, racconti e nessuno di loro scese mai in immersione, godendo delle vere meraviglie uniche di quel posto…non sarà condizionamento?
Io sono d’accordo con Shopenauer che la felicità sta nell’essere, ma oggi bisognerebbe investirci su! Chissà che non cominciamo a sentirne il bisogno.

Roma Fabrizio

giovedì 17 gennaio 2008

pubbl 50 RILASSARSI UN PO'

Mi capita spesso di pranzare in orari fuori dal comune. Oggi ho pranzato alle tre e mezzo del pomeriggio. Mi sono cucinato delle sarde freschissime che un mio caro amico mi aveva regalato.
Le cucino sulla piastra. Metto del sale marino grosso e lo faccio sciogliere a fuoco lento con del buon vino bianco. La cottura è di pochi minuti, due, tre, quattro al massimo. Ma bisogna stare li, rigirarle e guardarle, non si devono rompere. Le mangio calde (a scottadito, come si dice a Roma) con un pezzo di pane cotto a legna, la crosta del “culetto”, e vino bianco freddo. E’ una delizia. Mi ricordo i bei tempi in barca all’isola d’Elba col mio amico D. Vanno via una dietro l’altra e il vino scorre giù ancora più facilmente, tanto che solo alla fine mi rendo conto di averne bevuto un litro. Ho sempre tenuto bene l’alcol, sin dai tempi dei Caraibi. Non ho desistito neanche quando il mio medico di allora, Delia, mi raccomandò un periodo di astinenza di almeno sei mesi. Chissà dov’è ora Delia.
Esausto, dal povero ma succulento pasto, mi sono seduto sul divano abbracciando mia figlia e guardando con lei il suo telefilm preferito. E’ un telefilm americano dove c’è una famiglia di mezzi matti, ma divertenti. Si chiama Malcolm. Mia figlia ha otto anni e mi sembra così diversa da quando frequentavo alla sua età le coetanee. La sua intelligenza è maggiore. Sa valutare meglio delle ragazzine di allora tante cose, ma è sempre una bimba di otto anni. Me ne accorgo dal suo odore. E’ un profumo delizioso che fa commuovere. Così come il suo sguardo e il suo nasino a patata che tanto mi somiglia, a quanto dicono. Quel litro di vino mi fa assopire, ma lei mi sveglia subito vuole farmi partecipare alla visione del suo telefilm. Del resto è divertente. Sono solo con lei ora. E forse è veramente un caso raro. Si rannicchia su di me con la sua copertina di lana colorata. E quando gli attori fanno qualche battuta simpatica lei ride e alza la testa verso me per vedere se rido anch’io. Sorrido, ma forse per la felicità di aver avuto questo dono così grande.
A volte vorrei tanto tornare ai Caraibi. Vorrei farle vedere tante cose. E soprattutto cosa è veramente la natura. Vorrei stare lì con l’esperienza di oggi, ma non è più possibile. Forse i caraibi sono qui e non riesco a vederli, o forse proprio non ci sono.
Delia era il mio dottore. Mi curò a casa e mi dimostrò una grande comprensione e amicizia. Lei era di Portorico e il marito, se non ricordo male, di New York. Amava i miei presepi e le lasagne di mia moglie. Era volontaria tra i poveri del “barrio”, si occupava specialmente di malattie infettive; era una gran donna carica d’amore.
Accarezzo i capelli di mia figlia che nel frattempo continua a seguire con attenzione le avventure di questa divertente famiglia americana un po’ sgangherata, ma sono stanco e mi addormento.
Vorrei tanto ritornare laggiù. In quel mare così generoso, tra quei colori così vivi, tra quella gente così matta, fannullona, spensierata, oziosa, truffaldina, simpatica, generosa.
Spengo il cellulare. Non voglio sentire nessuno. Voglio solo viaggiare un po’ con i ricordi e l’immaginazione e passare così questo pomeriggio.
Da qualche giorno mi fa molto male il braccio destro, dalla spalla alla mano e solo ora che sono rilassato, con mia figlia vicino, pare mi dia meno fastidio.
Squilla il telefono di casa. Non vado a rispondere, sto proprio bene ora.
Il telefono squilla di nuovo, forse è bene rispondere, mia moglie e mio figlio non ci sono e ho il cellulare spento. Scanso docilmente mia figlia, mi alzo, ma sbuffo.
Rispondo al telefono.
Era una gentile signorina che voleva vendermi un nuovo contratto fastweb, ma io già ce l’ho. (ma non lo sanno loro?).
Torno sul divano e il telefilm è ormai finito. Abbraccio mia figlia e chiudo gli occhi.
Al diavolo tutto e viva la vita…per quello che è: respiro!

Roma Fabrizio

mercoledì 16 gennaio 2008

pubbl 49 ULTIME CONSIDERAZIONI SU MASTELLA E BENEDETTO XVI°

“…c’è una frangia estrema della magistratura che mi vuole abbattere e ora ha preso in ostaggio mia moglie…per la prima volta confesso di avere paura…un gesto vile e ignobile quello di prendere in ostaggio mia moglie (commozione e applausi)…di fronte a questo atto getto la spugna…”
Queste sono alcune parole del breve discorso del dimissionario ministro Mastella.
Solidarietà e applausi da parte di destra e sinistra, ma c’è chi va oltre. Dini dice che queste dimissioni vanno respinte. Lamberto Dini, proprio lui. L’Italia dei valori prende le distanze.
Intanto la moglie di Mastella non sa nulla, né ha ricevuto alcun provvedimento. Sembra ci siano fughe di notizie. Molte anomalie. Mah, non so che dire! Ah, forse ho capito: Mastella? Un’altra vittima!
Intanto questa sera Giuliano Ferrara farà una veglia per il papa. Non ricordo se l’ha fatta anche per i monaci birmani o per gli operai della Thyssen, per il Darfur o per la mondezza a Napoli. Comunque oggi, nella sala Paolo VI, c’erano molti studenti dell’università che con striscioni hanno portato il loro sostegno al papa (e questo mi sembra giusto). E’ giusto condividere e non condividere. A proposito, dopo tutte le varie cavolate e commenti a caldo, il figlio di un amico mi ha detto che loro non hanno affatto impedito la visita del papa, ma hanno scritto al rettore dicendo che non approvavano e avrebbero manifestato contro. E allora, mi domando, tutto sto casino per che cosa? (E credo a quanto mi ha detto questo ragazzo). Possibile che vaticano, università e ministero degli interni non erano in grado di contenre queste sessanta persone? Possibile che sessanta persone hanno avuto la meglio su i quasi 5000 che non si rifiutavano a questa visita? L’ufficio stampa del vaticano dice che la visita è stata annullata per opportunità e sicurezza. Sicurezza? Sicurezza contro sessanta persone non armate? Altra montatura.
I politici tremano perché questa vicenda avrà addirittura ripercussioni mondiali (da un deputato di Forza Italia). A me sembra che la figuraccia all’estero l’Italia la stia facendo per ben altre cose.

Roma Fabrizio

pubbl 48 BRAVO MASTELLA!

La moglie del Ministro della Giustizia, presidente del consiglio della Campania, è agli arresti domiciliari. La moglie del Ministro della Giustizia. (E' il colmo o una barzelletta?). Qualche tempo fa, la moglie del senatore Dini si è beccata quattro anni per bancarotta. Vabbè, che male c'è, del resto anche il figlio di un dietologo che conosco pesa più di cento kili.
La notizia, che mi è arrivata ora per edizione straordinaria, è che il Ministro si è dimesso. Se il Governo abbia o no accettato le dimissioni non lo so, ma credo che tutti i parlamentari apprezzeranno la scelta del Clemente.
Mastella si dimette dicendo che: "Mi dimetto perchè tra l'amore per la mia famiglia e il potere, scelgo il primo."

Rewind - la moglie del ministro della giustizia è agli arresti. Il ministro si dimette dicendo: "TRA L'AMORE PER LA MIA FAMIGLIA E IL POTERE, SCELGO IL PRIMO."
Ma che razza di spiegazione è?

E' lodevole che Mastella esprima questo suo grande sentimento d'amore per la moglie, è giusto che le sia comunque vicino perchè è comunque la persona che ama, è giusto che affronti insieme a lei questo difficile momento. Ma sarebbe più coerente ed intelligente dimettersi per l'imbarazzo e chiedendo magari scusa, più che dare una spiegazione che cerchi di raccimolare affetto e comprensione.
Porca miseria, ma è possibile che non riescono a dire "Scusate mi sento molto in imbarazzo, per questo credo sia incoerente continuare a svolgere un compito così importante come quello di ministro della giustizia che questo governo mi ha assegnato."
Spero di riuscire a sentire il suo discorso alla camera.
Tornerò sull'argomento...

Roma Fabrizio

martedì 15 gennaio 2008

pubbl 47 MA E' COSI' SCANDALOSO?



Scandalo!!!
E’ uno scandalo, vergogna!!!.
Qualcuno parla di attacco alla democrazia. Qualcuno dice che è l’esempio più sfacciato di intolleranza. Giuliano Ferrara rischia l'infarto!
Altri, impazziti, urlano che l’Italia è il paese della vergogna che sta facendo una pessima figura nel mondo perché non ha dato la possibilità al papa di parlare all’apertura dell’anno accademico dell’università di Roma.
I politici e i giornalisti servi (sempre loro) si sono scagliati, con indignazione, verso i fautori della protesta: professori, scienziati e studenti. La cosa straordinaria è che questa presa di posizione in difesa del papa è soprattutto da parte di ex comunisti oggi convertiti in democratici cristiani sotto falso nome.
C’è un dato importante che non si sta prendendo in considerazione. Un dato del quale non si parla in nessun salotto televisivo e che pare sfuggire ai più attenti opinionisti e filosofi a pagamento: “Questo papa non piace!”. E’ un papa aristocratico. Ok, sarà pure un gran teologo, come viene definito dai più esperti, ma oggi in Italia servono leaders di stampo diverso, anche nelle sfere religiose.
Questo papa non piace...bisogna ammetterlo. Non piace perché è clamorosamente conservatore, pessimo comunicatore e, per sua sfortuna, naturalmente antipatico.
Non piace perchè ha un segretario troppo "fico" o "figo" (come si dice a Roma e Milano); troppo elegante, bello, curato, brizzolato al punto giusto, alto, sportivo, affascinante per essere un prete "pulito".
Perché il papa dovrebbe andare ad inaugurare l’anno accademico dell'università statale?
Qual è il senso? E qual'è il senso dell'invito del "Magnifico Rettore". (questi termini li abolirei immediatamente). Un rettore così MGNIFICO da avere un'idea così .... (non mi viene un aggettivo adeguato).
Andrebbe bene se andasse all’università pontificia. Forse farebbe meglio ad andare a consolare quei napoletani che oggi si disperano per quel degrado che li sta offendendo.
Non ho mai creduto nella santità del papa, non me ne vogliano i più cattolici, ma ho sempre ammirato gli uomini per ciò che di buono e di grande riescono a fare.
Il papa rappresenta l’uomo più vicino alle virtù cristiane (o almeno dovrebbe) e quindi dovrebbe essere dispensatore di carità anche solo con parole di conforto. Ci sono stati papi che hanno visitato carcerati e sono stati ben accolti da ergastolani in lacrime. Ci sono stati papi che hanno riunito folle immense e hanno avvicinato i giovani ad un nuovo concetto di chiesa, ma Benedetto XVI non è né papa Giovanni, né Karol Wojtyla e non è neanche un’ innovatore, se non nel riportare la chiesa ai tempi di Galileo…Fosse per questo che non lo hanno voluto all’università?
Mah!?
I tg e i vari Vespa, Mentana e altri avranno da lavorare per parecchie serate e gli italiani un’altra distrazione in più.

Roma Fabrizio

sabato 12 gennaio 2008

pubbl 46 VITE MISERABILI: il Gregge



Riporto un passaggio tratto da uno dei miei libri preferiti in assoluto, "Martin Eden" di Jack London. Lo scrittore scrisse il libro durante una crociera che lo portò da San Francisco a Papete tra il 1907 e l'inizio del 1908. Come spesso accade per le grandi opere, non solo letterarie, il libro non ebbe critiche favorevoli.
Trent'anni dopo sarà considerato da molti il più grande romanzo americano.
In questo breve passaggio Martin, dopo aver ricevuto la visita della sorella (Marianna)che, come tanti altri, lo giudicava un buono a nulla...forse il disonore della famiglia, si lascia andare ad alcune riflessioni che oggi, più che mai, condivido facilmente.
"Andatasene Marianna, riflettè sull'accaduto e sbottò due volte in una risata amara vedendo la sorella e il fidanzato e tutti i membri della sua classe sociale e quelli della classe sociale di Ruth (una benestante di cui si era innamorato), che regolavano su formule piccole e strette la loro esistenza; tutti appartenevano ad un GREGGE, si ammassavano insieme e modellavano la loro vita secondo le opinioni altrui, né riuscivano ad essere individui e a vivere veramente la vita, a motivo delle formule puerili di cui erano schiavi."
Le vite miserabili non sono quelle dei barboni o di chi non ha soldi o una stabilità economica ed un equilibro sociale, le vite miserabili sono proprio quelle della gente di cui Jack London racconta, quelli che fanno parte del GREGGE che sono gli stessi sempre pronti a giudicare quelli che, come lui, avevano il coraggio di VIVERE, di sognare e che non avevano mai dubbi o paure su esprimere i loro pensieri.
Il Gregge vive assieme; segue una strada già stabilita, dalla quale non deve allontanarsi. Il gregge è controllato, vigilato; vive per produrre per i suoi padroni e poi per se stesso. Chi esce dal gregge, viene inseguito e riportato nei ranghi. Chi è nel gregge è guidato e custodito. Chi è nel gregge accetta la sua condizione e giudica chi ne è fuori come uno scellerato, un imprudente, un disgraziato. Se il gregge segue le regole, avrà cibo e riparo, protezione e salute.
Chi è nel gregge non ha bisogno di sviluppare nuove energie, prendere iniziative, vedere lontano.
Chi è nel gregge non può capire la vita di un'aquila.

Roma Fabrizio

giovedì 10 gennaio 2008

pubbl 45 SAGGEZZA INDIANA

"Grande Spirito, preservami dal giudicare un uomo, non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini"

(Guerriero Apache)

martedì 8 gennaio 2008

pubbl 44 PARADOSSO

Palazzo Chigi invia l'esercito in Campania per fronteggiare l'emergenza rifiuti.

Ma è possibile? Le forze armate per la spazzatura!

Roma Fabrizio

domenica 6 gennaio 2008

pubbl 43 VITA AI CARAIBI



Ho vissuto quattro anni ai Caraibi. E’ stata un’esperienza meravigliosa.
Oggi, in queste giornate grigie e umide e in questa domenica dove si pensa a smantellare gli addobbi che porteranno con se in soffitta un altro Natale, mi tornano in mente quei giorni felici. Il sole era sempre generoso di questi tempi. Non faceva mai mancare il suo tepore rimanendo costante sui 24 gradi. Il sole è la più alta fonte d’energia, non a caso veniva adorato un tempo. Riscalda il clima, ma anche l’anima, lo spirito ed il cuore. Stimola il sorriso e agevola il benessere. Conobbi in quegli anni di libertà tanta gente: europei, canadesi, americani, ma anche australiani, asiatici e africani e soprattutto conobbi tanti dominicani. I dominicani sono gli abitanti della Repubblica Dominicana che, con Haiti, divide l’isola di Hispanola. Fu difficile, per me, inizialmente, adattarmi ad uno stile di vita così diverso. Capì, a mie spese, che dovevo assolutamente liberarmi dalla predisposta presunzione dell’italiano che si crede più intelligente e capace, più sveglio e organizzato, più ricco e ammirato solo perché figlio di un glorioso passato fatto di storia, imperi, arte, cultura e tradizioni. Dovetti liberarmi dal mio condizionamento e dalla mia estenuante affermazione della razionalità su ogni cosa. Fu necessario per cominciare a capire il loro modo di vivere e, cominciar poi, ad apprezzarne la filosofia. Non era possibile arrabbiarsi per il ritardo dell’altro ad un appuntamento, ne per la luce che se ne andava, ne per i semafori che non funzionavano o per i bus stracolmi e sgangherati, spazzatura del basso degli Stati Uniti. In un paese dove l’allegria è ovunque e dove si vive con poco e alla giornata, dove la natura ricca rende poveri solo chi ne fugge per il luccichio provocante della capitale e dei suoi vizi. In un paese dove si accompagnano i defunti ai cimiteri con suoni di calcson e trombe da stadio. In un paese dove sei sempre fisicamente in forma e la gente è sempre bella. In un paese dove puoi avere un amico al giorno, dove i sogni sono ancora vivi, i tramonti bellissimi e l’amore straordinario. In un paese dove si gioca sempre; così tanto da inorridire noi benpensanti dai costumi morali da ottocento, pronti ad obiettare sul loro status sociale o il loro immaturo comportamento, ma ansiosi, poi, nel nostro bagno di ipocrisia, di spendere pochi dollari per assicurarsi piacere sessuali impossibili in casa nostra. In un paese dove si sorride per nulla, in un paese dove si dorme con la porta di casa aperta, se non si deve temere per comportamenti sbagliati, dove si può mangiare pesce tutti i giorni, dove le aragoste costano come le alici da noi, dove la birra è squisita e la frutta straordinaria per la sua tanta diversità. Dove il mare ha mille colori e i pesci ti giocano, curiosi, vicino; dove una vegetazione rigogliosa si estende tra pianure, colline e montagne ricche di cascate di acqua fresca. In un paese dove non si può essere ostili, se non perché arroganti e invadenti con il nostro primo passo; in un paese dove si vive benissimo. In un paese dove si canta sempre, anche alla messa domenicale fatta spesso in rudimentali chiesupole tra campi di platano e palme da cocco. In un paese dove gli animali domestici non sono solo cani e gatti, ma anche pappagalli, galline e polli, conigli e capre, maiali, asini e cavalli. In un paese così si possono imparare tante cose.
Sono molti i momenti che rimpiango quei tempi. Mi manca la musica invadente del merengue e della salsa e le dolci note della bachata che accompgnavano le miti serate di luna e di stelle con un buon sigaro ed un bicchiere di Barcélo, il mio rum preferito. Non è solo il tempo grigio a farmi rattristire, ma è soprattutto convivere con una diffusa assuefazione al pessimismo generale dell’ottanta per cento degli italiani. Mi rattrista quanta difficoltà c’è per trovare un pò di pace, indipendentemente se sei benestante o in bolletta. Siamo come intrappolati in una gabbia di ferro colorata con una banale vernice d'oro, controllata fuori da leoni affamati. Coppie infelici che stanno insieme solo per non rompere un equilibrio economico, unico risultato positivo del loro rapporto. Figli abbandonati e insofferenti per le loro difficoltà a programmarsi un futuro. Preoccupazioni continue per tutto e messaggi sempre più preoccupanti sulla nostra possibilità di crescita e sviluppo e poi paure e dubbi oramai compagni fissi di ogni nostro tentativo di fare…
I soldi che non bastano mai, il sorriso sempre più obbligato e libero solo in occasioni prestabilite.
Questo mi rattrista, così come vedere, dopo anni, situazioni tuttavia irrisolte: la spazzatura in Campania, il clientelismo, la violenza negli stadi, la politica sempre più deficiènte. Mi rattrista questo abbandono discriminato della natura, questa nostra mancanza di rispetto verso di lei.
Mi deprime che questa nostra Italia, così ricca di risorse, di intelligenze, di arte, di storia, di posti bellissimi (mi vengono in mente le campagne toscane, le insenature della Sardegna, i profumi della Sicilia, la bella costiera amalfitana, gli eleganti laghi del nord e le straordinarie montagne e tanto altro ancora) soffra così tanto una sua possibilità di rinascita, di illuminazione, di benessere. Qualcuno magari penserà che i caraibi non sono il paradiso, che anche lì c’è il marcio, certo forse è vero, ma per me non fu così. Per me fu una straordinaria parentesi della mia vita, nel bene e nel male. Io andai con la mia compagna e con un bimbo di due anni. Non feci un viaggio da single in cerca di avventure promiscue o perché fuggito dall’Italia poiché rincorso da chissà quali procedimenti penali. Io andai come i vecchi pionieri, i vecchi coloni, con poche cose e una valigia di ricordi. Furono proprio questi che mi fecero tornare e sono ora sempre loro che mi torturano di nuovo riportandomi a quegli anni dove ebbi l’occasione di conoscere la mia libertà.

Roma Fabrizio

venerdì 4 gennaio 2008

pubbl 42 IL PERSONAGGIO DEL MESE



Questo mese erano veramente tanti i personaggi da ricordare. Poi ho pensato di inserirne due.
Nella foto a sinistra c’è Piersanti Mattarella (o meglio il suo corpo, senza vita, trasportato dai primi soccorritori dopo l’attentato del 1980). Il volto a destra (credo che tutti lo conoscono ed i romani in particolar modo) è quello del senatore della Reppubblica Italiana Giulio Andreotti.
Perché li ho inseriti insieme come personaggi del mese di gennaio?
Innanzitutto, il sei gennaio ricorre l’anniversario della morte di Piersanti Mattarella capo della DC siciliana ucciso perché si opponeva alla mafia. Poi perché il 14 gennaio è il compleanno dell’immortale senatore ex presidente dello stessa vecchia DC.
Per capire meglio il significato di questa mia decisione, ho inserito in alto a destra 5 video in sequenza estratti da youtube.
Le considerazioni e le valutazioni saranno poi personali per ognuno che vorrà seguire con attenzione questi brevi filmati.
Nel primo c’è un personaggio molto particolare. Un vero folletto del foro. E’ l’avvocato di Andreotti che, fuori dal tribunale, chiama il suo assistito per comunicargli il verdetto. Un avvocato che oggi è anche deputato al parlamento con Alleanza Nazionale (guardate che tipo!!).
Nel secondo video, Marco Travaglio dice la sua sulla sentenza e ricorda Piersanti Mattarella.
Nel terzo Caselli spiega agli italiani la verità sul caso Andreotti e sulla sentenza.
Nel quarto video un temerario giornalista, non schiavizzato dal potere, intervista sfacciatamente il senatore, davanti l’imbarazzo di ossequiosi giornalisti.
Nel quinto, con la simpatia o antipatia delle iene, vengono lette in dettaglio alcune parti della sentenza che il senatore (forse a causa dell’età) non ricorda.
Vorrei ricordare tre cose:
1) Essere assolti per prescrizione dei termini, non vuol dire essere innocenti.
2) Il senatore Andreotti, con il suo solo voto, può decidere, in bene o in male, le sorti del governo attuale.
3) Il senatore Andreotti il 14 gennaio compirà 89 anni e, incredibilmente, non è il più vecchio dei senatori che siedono a palazzo Madama, c’è anche chi ha dieci anni più di lui.

Riflettere!! Riflettere!!

Roma Fabrizio

giovedì 3 gennaio 2008

pubbl 41 PALESTRE E DINTORNI

Fare sport fa bene. Questo è ovvio!
Mi ha particolarmente colpito una notizia di qualche settimana fa. Forse prima di Natale. Una squadra di calcio di pulcini, ha scioperato, di propria iniziativa, per protestare contro il comportamento dei genitori che, ad ogni partita di calcio, incitavano la propria squadra o i propri figli con frasi tipo: “…spaccagli le gambe” “fallo fuori…!” “brutto str…” ecc. I bambini si sono ribellati e non hanno giocato. E’ straordinario pensare quanta energia, forza, disponibilità, ma soprattutto “ragione” ci sia in bambini di otto/dieci anni. Fa bene fare sport e fa bene farlo nel giusto ambiente. Le palestre, le piscine, i campi di calcio devono essere anch’essi punti d’incontro e di riferimento per i giovani e non solo. Una volta andai a vedere una gara di Kart. I piloti erano giovanissimi. Il più piccolo aveva dodici anni e il più grande sedici. Erano bravissimi ed io, che ero solamente uno spettatore, rimasi più volte colpito dalla loro capacità di guidare in quel modo. Subito dopo la gara, vicino ai box, due genitori si presero a pugni per far valere le proprie ragioni o il proprio punto di vista sul fatto che il figlio di uno aveva mandato fuori strada il figlio dell’altro. Ai due si unirono poi altri parenti e amici sino all’arrivo dei carabinieri, chiamati da qualcuno. Non so chi aveva ragione, ma si leggeva sul volto dei due ragazzi il senso della vergogna e dell’imbarazzo per quanto i loro padri avevano fatto. Credo che i giovani sono talmente puri e liberi, da non essere contagiati ancora dal “virus” (pubbl 20 del nov. 2007), spero quindi che genitori ed insegnanti vari si rendano conto di quanto sia importante la loro opera educativa nei confronti di questi sportivi. Anche se ormai fuori età, vado in palestra abbastanza frequentemente. Lo faccio volentieri. Prima di Natale il Maestro ha voluto riunire tutti i suoi allievi: i vecchi come me, i giovani e i bambini. Tutti insieme sul grande tappeto verde e rosso. E’ stato un bellissimo rituale, un saluto uguale per tutti dall’alto contenuto educativo, dove hanno prevalso gentilezza ed etichetta. I genitori dei bambini sembrava che approvassero con entusiasmo l’evento. Spero, però, che ne abbiamo anche fatto propri i principi. La mia palestra è uno straordinario piccolo mondo a se, dove chi vuole, a qualunque età, trovare un po’ di benessere non artificioso, ma quello del gusto di stare insieme, può realmente godersi un po’ di umano reciproco calore.

Roma Fabrizio

mercoledì 2 gennaio 2008

pubbl 40 CAPODANNO, PISTOLE, SPARI E LUTTI

Giuseppe Veropalumbo, la notte di capodanno, festeggiava con la famiglia e amici in casa. Il suo appartamento è al nono piano di un palazzo. L’uomo era in salone. Improvvisamente cade in braccio ad un suo parente perché colpito da un proiettile vagante sparato chissà da dove.
Un bimbo di dieci anni sta lottando per la vita. E’ stato operato alla testa e gli è stata asportata gran parte del cranio. Era nel giardino di casa sua, nel casertano, quando un proiettile vagante l’ha colpito.
Sono sicure le case?
Mi sento molto vicino ai familiari di una e dell’altra vittima e prego affinchè quel bimbo possa risvegliarsi salvo.
Ma come si fa ad essere così pazzi. Sanno questi imbecilli che esistono anche le pallottole caricate a salve? Per quanto sia idiota festeggiare con una pistola, almeno potrebbero usare cariche a salve. Invece no. Perché? Per dimostrare forse maggior virilità? Più coraggio e determinazione? Per vantare difronte ad amici e parenti il possesso di un’arma? Per far vedere di saperla usare? Per dimostrare di essere sempre protetto e pronto a tutto? Perché?
Una giovane donna rimane vedova per colpa di questa assurda stupidità. Un bimbo piccolo sta soffrendo. E’ già accaduto in passato. Anche quando non era capodanno. Marta Russo fu uccisa da colpi di pistola sparati per gioco dalla finestra dell’università. E’ successo.
Perché siete così coglioni? (mi rivolgo a questi dementi che usano le armi senza scopo). Che volete dimostrare? Voi che avete sparato, come state passando queste ore? Avete pensato a costituirvi? Oppure siete così vigliacchi da aspettare che tutto passa e magari ci si dimentica anche della vostra scellerata azione? Avevate forse “pippato” coca? Chi siete? Come siete fatti? Siete magari impotenti! Non sapete fare l’amore? Forse la pistola vi aiuta ad essere più maschi. Chissà!
Siete pudriti, immagino che il vostro odore sia nauseabondo, con sapori di muffa, sarete sporchi e viscidi come ogni vigliacco che si rispetta. Quando sarete arrestati, se accadrà, vi coprirete il viso col giornale o il giaccone sudicio che indosserete?
Fate schifo!
Spero che il piccolo Karim sia ora protetto da buone energie che gli diano la giusta luce per passare questa terribile avventura e tornare tra le braccia della mamma e riprendere una vita che forse non sarà più tanto normale.
Le armi non si dovrebbero più produrre. Morire ammazzati è terribile. Non si deve più permettere.

Roma Fabrizio

martedì 1 gennaio 2008

pubbl 39 L'ANNO CHE E' ARRIVATO

Ho passato una magnifica notte di capodanno, a casa con pochi amici.
Ho ricevuto tantissimi auguri di buon anno e la cosa straordinaria è che la maggior parte (70%) degli sms arrivati non erano altro che quei messaggi d’obbilgo, non sentiti, non veri, a volte addirittura copiati. Molte persone che me li hanno inviati, hanno sicuramente mandato lo stesso sms agli altri nomi della propria rubrica telefonica e così le linee erano talmente intasate che qualche messaggino, partito a mezzanotte meno dieci, è arrivato due ore dopo. Forse sarà capitato anche ad altri. Non riesco a capirne il senso. A me piacciono quegli auguri dove c’è tanto di intestazione, ad esempio: “Caro Fabio ti mando i miei più sentiti auguri…” più che “Auguro con sincerità un felice 2008 a tutti voi.”. Insomma ci siamo capiti!
Il Presidente della Repubblica ha detto che siamo un paese forte con tante risorse ecc. e che non dobbiamo arrenderci ma essere fiduciosi…Io aggiungo che cominciamo l’anno con un aumento dei costi primari per famiglia tra i 1500 e i 1700 euro per il 2008 appunto. Vale a dire che un paio di stipendiucci da operaio se li succhieranno nuovi aumenti di gas, luce, benzina ecc. Cominciamo bene, grazie! Il papa dice che la pace parte dalla famiglia composta da uomo e donna, fondata sul matrimonio. Sempre co sta’ storia del matrimonio. Per carità sarà pure suo diritto motivarne la realizzazione ma, per quel che mi riguarda, vedo sempre più matrimoni sfasciati e coppie di fatto felici e che fanno figli. Ma queste sono considerazioni personali. L’attore, simpaticissimo, Vincenzo Salemme dice che gli altri (i paesi stranieri) ci vedono vecchi e lui invece si sente giovane e pieno di entusiasmo e quindi ci da uno stimolo in più. Forse con i soldi suoi, molti altri italiani si sentirebbero come lui. (Altre semplici considerazioni personali). Lo scoop, in anteprima, dei Tg per il 2008 pare sia che Manuela Arcuri si sposi…(ma chi se ne frega!!).
Per quello che riguarda il mio oroscopo, che puntualmente all’inizio dell’anno vado a leggere nei vari siti e giornali e dove puntualmente si evince che uno è sempre diverso dall’altro, mi fa notare che ho dei giorni particolarmente fortunati che ho cerchiato con un pennarello sul calendario. Ogni fonte mi da date diverse. In totale sono tre…e allora me le giocherò al lotto.
Al di la delle smancerie augurali che abbiamo dovuto sopportare tra Natale e capodanno, secondo me, se vogliamo godere a pieno di questi nuovi dodici mesi dovremmo pensare a queste cose, anzi comincio ad augurarmele da solo, perché non voglio condizionare nessuno.
1) Il 2008 potrebbe essere migliore o peggiore del 2007, ma una cosa è certa: sarà sicuramente diverso.
2) Dedicare più tempo al prossimo, a partire dalla propria famiglia.
3) Seguire l’istinto e ricordarsi che ogni lasciata è persa…
4) La fortuna non si genera mai da sola, quindi bisogna aiutarla con l’audacia e il coraggio. Nel lavoro, negli affetti, nell’amore, nello sport, nel gioco ecc.
5) Provare a sorridere di più, anche quando si è davanti ad un interlocutore idiota.
6) Ricordarsi che non si vive in eterno.
7) Organizzare con più frequenza cene con gli amici veri o con quelle persone che si stimano ed investire di meno con quelle che fino a ieri si invitavano per interesse privato o di lavoro.
8) Pensare che il politico è al tuo servizio e non tu al suo. (da ricordare per le prossime elezioni)
9) Concentrarsi sugli impegni presi, in tutti i campi, per il raggiungimento dello scopo prefissato.
10) Tenere sotto controllo la propria salute.
11) Dedicare un bel pò di tempo alla natura.
Quest’anno gli USA avranno un nuovo presidente. Questa è già di per se una bella notizia, o almeno spero che lo sia, augurandomi che il prossimo sia veramente degno del ruolo che dovrà ricoprire. Comunque già il fatto che Bush si leva dalle palle è un bel regalo per il 2008.

Roma Fabrizio