domenica 24 febbraio 2008

Pubbl 65 IL "DISPIACERE" PER L'IMPROVVISATA

Troppo spesso non ci si rende conto di quanto sia importante e bello vivere.
E di quanto si possa godere della vita con poco, a volte con niente.
Anche se siamo continuamente sottoposti ad una serie di pressioni e tentazioni rivolte al negativo, un po’ per l’ambiente che ci circonda, un po’ per la gente, dovremmo esercitare quella straordinaria facoltà che ci è stata donata, di godere pienamente dei sensi e della vita.
Se qualcuno ci giudica perché abbiamo sbagliato qualcosa o siamo semplicemente usciti da quella consuetudine che dovrebbe appartenere ad uno stato di vita “normale” per i più, dovremmo ignorare e sorridere di lui.
Siamo nati, noi occidentali, con una educazione votata per lo più al senso di colpa. Un po’ per tradizione sociale, un po’ per la chiesa che ha giocato, in questo, un ruolo predominante. Spesso molte cose o atteggiamenti ci sembrano peccaminosi e allora vi rinunciamo, vivendo poi nel rimpianto.
Tutto deve essere razionale e programmato. Mi tornano in mente tante persone che hanno fatto di questo il loro stile di vita e che oggi, seppur giovani, ne pagano le conseguenze con depressioni, nevrosi, attegiamenti tristi e malattie psicosomatiche.
Siamo continuamente alla ricerca di qualcosa e continuamente insoddisfatti proprio perché dedicati a questa tremenda funzione. La donna della propria vita, la macchina dei sogni, il lavoro perfetto, un buon conto in banca, niente debiti, la fiducia degli altri, un bel fisico, i buoni vestiti e via dicendo.
Scrivo questo post perché oggi ho avuto la visita di alcune persone che, seppur apparentemente appagate da tutto questo, nei loro occhi e nei loro discorsi hanno lasciato fiorire solo sofferenza e ipocrisia.
Nonostante essi potrebbero far invidia a molti, sono continuamente insoddisfatti e a volte ostentano questo stato d’animo accusando, per i propri fallimenti, gli altri.
Ritorno a dire, come già in passato, che una delle cause di questo atteggiamento è l’allontanamento dalla natura e dai suoi elementi.
Oggi è stata una splendida giornata primaverile. Il sole caldo permettava passeggiate senza i pesanti giacconi indossati sino a ieri. Il mare era calmo e, come tutte le domeniche, il dopo pranzo è sempre ricco di silenzi.
Una volta, qualcuno molto in alto, donò all’uomo un giorno per riposare e pensare: la domenica appunto.
Ma se la domenica si spreca per fare passeggiate “marziane” dentro i centri commerciali, oppure a far la fila nei ristoranti tra il chiasso e l’indisponibilità di stanchissimi camerieri, oppure a passeggiare, radiolina al collo, ascoltando le frenetiche cronache delle partite di calcio...o, ancora peggio, andare a rompere i c.....ni all’improvviso, a chi vuole stare tranquillo in casa e dedicarsi alle piccole cose, quelle lente, inutili e oziose cose che ti piace fare la domenica e che ti fanno stare bene; magari potare una pianta del giardino o seminarne una nuova, leggere un libro o dormire sulla sdraia di tela che hai tirato fuori dal ripostiglio dopo 5 mesi.........andare a casa fingendo una simpatica improvvisata con la scusa inverosimile del “passavamo di qua”, accomodarsi grazie all’educazione e all’ospitalità di chi si va a trovare senza essere invitati, e raccontare tutte le proprie frustrazioni, ansie, incomprensioni, gelosie, insoddisfazioni per un paio d’ore tra tea e pasticcini, dono della visita..........poi, come se non bastasse partono a raffica quella serie di domande sul tuo lavoro, sui tuoi progetti o peggio ancora: l’indagine su quel tuo vecchio problema.....
Perche?
Perché c’è sempre il bisogno di conferme e di essere accolti, compresi, compatiti, e se possibile anche un po’ invidiati (poco, non molto).
E così questa domenica è finita ed il mio senso di colpa non mi ha permesso di rifiutare l’ingresso a chi, senza preavviso, veniva a farmi visita in questa splendida giornata domenicale spezzando quella dolce armonia che il sole di questa mattina aveva promesso.

Roma Fabrizio

3 commenti:

Unknown ha detto...

Dopo aver letto il tuo accorato post, una domanda mi sorge spontanea.
Le persone che sono venute a farti visita, rovinandoti la tranquillità della domenica, erano per caso i tuoi suoceri?
Ti dico così, perché a me solo i miei suoceri, riescono a darmi la stessa sensazione di fastidio e intolleranza che hai provato tu per l'improvvisata visita che hai ricevuto.

roma fabrizio ha detto...

No, erano amici.
Non ho da anni i suoceri, poichè passati a miglior vita.

DolceBuba ha detto...

Anch'io odio le improvvisate, preferisco che ci si metta d'accordo. Il tempo a mia disposizione è veramente poco e ne sono gelosissima...