mercoledì 28 novembre 2007

pubbl 28 CE NE SONO DI IMBECILLI...!

Fa scalpore la notizia che un agente pubblicitario ha deciso di investire sul giovane rom che è stato condannato per aver ucciso, guidando ubriaco il suo furgone, 4 ragazzi giovanissimi.
L'agente si chiama Alessio Sundas (www.alessiosundas.it) e ha pensato bene di utilizzare l'immagine del rom per vendere orologi e magliette; inoltre sembra che da una sua prima indagine, egli possa "vendere", a varie discoteche, le serate del ragazzo rom a 3000 euro. Ora sia vero o no non mi importa più di tanto, ma mi andava proprio di mandare un messaggio al sito del Sig. Sundas. Naturalmente l'ho firmato e spedito con tanto di mia mail sperando proprio in una sua risposta che, se dovesse arrivare, pubblicherò sul blog.
Di seguito il testo integrale del mio breve messaggio.

"Se lei cercava una strategia efficace per farsi della pubblicità, allora, con la storia del Marco Ahmetovic testimonial c'è riuscito, se conta di farne un business secondo me allora è fuori strada. Credo proprio che i ritorni economici, qualora ci fossero, non saranno certo da guinness dei primati. Probabilmente lei il suo lavoro lo sa fare, ma al di là di questo, non posso esimermi da uomo e da imprenditore sano e pulito, di dimostrarle il mio più sincero disprezzo perchè la sua decisione oltre ad essere immorale la fa cadere nell'imbecillità più estrema".

Roma Fabrizio

martedì 27 novembre 2007

pubbl 27 IL PADRINO


Oggi è venuto a trovarmi un amico. Ci siamo messi nel mio studio e l’ho fatto sedere sulla mia poltrona. Era tempo che io e lui non ci vedevamo e abbiamo fatto una bella chiaccherata. Se dovessi dire di cosa abbiamo parlato, non me lo ricordo nemmeno. Però abbiamo parlato di un sacco di cose e spesso ci siamo trovati poi in silenzio; lunghe pause solo apparentemente prive di conversazione, perché in realtà comunicavamo lo stesso. Lui non leggerà mai questo post. Per lui internet, o meglio il computer, è come per me un’equazione matematica, praticamente “l’impossibile”.
Fa il pescatore, è un lupo di mare alla Jack London. Una persona con un grande cuore gentile. Quello che più mi stupisce di lui è che, nonostante egli faccia un lavoro completamente diverso dal mio, che lo impegna da solo, in mezzo al mare, per 10 ore, la sua capacità di osservazione e di valutazione di cose e persone è a dir poco straordinaria. Egli non si esprime come un laureato candidato ad un dottorato umanista, ma il contenuto delle sue considerazioni non ha nulla da invidiare alle più complicate analisi di sociologi e psicologi.
Sa perfettamente riconoscere una persona positiva da una negativa con la sola stretta di mano e sa distinguere il vero dal falso con una semplice valutazione istintiva che poi risulterà sbalorditivamente vera.
Un tempo ci siamo molto frequentati, mi ha insegnato molte cose e mi ha fatto superare paure ed insicurezze. Per questo gli sarò sempre molto grato. Lui è il padrino di mia figlia. “Padrino”. Un termine, questo, al quale si fa spesso riferimento per i racconti cinematografici o reali di mafia.
Per me il padrino è una cosa seria. E’ un secondo padre al quale si affida la responsabilità di consigliare, sostenere, tutelare, appoggiare, condividere con i genitori naturali l’educazione e la crescita di un figlio. So che anche per lui è così e per questo lo considero come uno di famiglia.
Se è vero che qualche volta ci s’incazza un po’ per il “tradimento di un amico” è vero anche che oggi mi sono sentito particolarmente fortunato. Mi rendo conto che ci sono un sacco di persone che mi vogliono bene e verso le quali spero di essere sempre leale. Credo che un amico è tale quando desidera il bene dell’amico e non a parole ma con i fatti e mi accorgo che ci sono molte persone che si stanno dimostrando tali con me.
Si dice che solo i “virtuosi” hanno molti amici. Chissà se io ho veramente buone virtù. Credo che non ci sia ricchezza maggiore di questo, e se così fosse veramente, quando dovrò andarmene (il più in là possibile) sarò almeno certo di aver lasciato ai miei figli la migliore delle eredità.

Roma Fabrizio

domenica 25 novembre 2007

pubbl 26 GRAZIE RAGAZZI

Oggi è stata una giornata straordinaria.
Un lavoro impegnativo si è concluso nel migliore dei modi.
Voglio ringraziare con tutto il cuore queste persone che erano con me:
Germana, Eleonora, Andrea, Mirko, Patrizia, Papà, Ida, Damiano, Antonio, Marilena, David, Marco, Ilario, Alessandro, Danilo, Riccardo, Giampiero, Roberto, Ylenia, Alfredo, Marzia e Manuela, Giuseppe, Caterina, Adriano, Emiliano, Valerio e (anche se non c’era Stefano).
La loro energia positiva è stata dirompente ed il successo della serata è anche merito loro.
Avete contribuito a farmi felice!

Roma Fabrizio

pubbl 25 APRITE GLI OCCHI

Una donna di 35 anni, in una cittadina vicino la mia, si getta dal terzo piano con i suoi due figli di 3 e 7 anni. Lei muore sul colpo ed i bambini sono gravi. Il marito, in salone, non si è accorto di nulla. Causa della drammatica scelta, la depressione. Molti conoscevano lo stato d’animo della donna, ma nessuno mai poteva immaginare…..
Nessuno poteva immaginare, perché nessuno sa guardare! Nessuno sa ascoltare! Dico io. E questa cosa non la mando giù. Non è la prima volta che si sentono notizie come questa e non è la prima volta che la gente dice che non avrebbe mai pensato che…
Aprite gli occhi, sappiate guardare le persone vicino a voi. Non posso immaginare genitori che non sanno che i loro figli tredicenni fumano, che le loro figlie tredicenni già fanno l’amore, che un amico, un parente, un marito o una moglie soffre di crisi depressive.
Aprite gli occhi e il cuore e per sapere come si fa guardate in voi stessi; non cercate ispirazioni fuori.
Martedì scorso mia moglie ha avuto un senso di vertigene ed ha perso l’equilibrio cadendo per terra; era al mercato per comprare i mandarini. Nessuno le ha dato una mano. Stava al mercato, non in un cesso chiuso della stazione.
Se non sappiamo riconoscere la possibilità di una richiesta d’aiuto del nostro vicino, come possiamo immaginare di preoccuparci dei poveri del Bangladesh, degli orfani di Rio, dei malati dell’Africa ecc.
No. Non possiamo! Quello che pensiamo di fare, in bene, in molti casi è solo ipocrisia.
Pensiamo forse di partecipare al dolore di gente che vive così lontano da noi soltanto con il nostro contributo economico? L’sms da 1 euro ci salva la coscienza? Attivate la catena infinita di umanità. Va bene l’sms per l’Unicef, ma pensate al vicino di casa che non salutate mai…al nipote scapestrato, il cui comportamento non rientra nelle regole e chiedetevi perché. Non giudicate e basta. Maledizione!
Da tempo, per il mio lavoro, sono a contatto con molta gente ricca. Molti di loro sono tristi, cupi, negativi. Come è possibile? Ma i soldi non danno la felicità? La Ferrari non dà la felicità? E la barca in Sardegna? E le belle donne?
Forse non so ancora che cosa dà la felicità, ma la solitudine, la malattia, la depressione, la droga, l’insicurezza, la continua insoddisfazione, l’incomprensione, l’impossibilità di essere se stessi e di essere accettati, l’incapacità di esporsi, la paura del giudizio altrui, la ricerca della perfezione, la continua competizione sono tutte cose che danno molta, molta infelicità, anche se c’hai una Ferrari.
Non state a proccuparvi del regalo di Natale, porcaccia miseria. Preoccupatevi di far qualcosa per far stare meglio chi vi sta vicino. Questo è un vero regalo di Natale!! Molta gente non riesce a comprare pasta e carne per la famiglia. Non sono barboni, sono persone vittime di una crisi economica evidente che tuttavia non si è deciso di accettare. Per molti di loro non è facile chiedere. A volte, poi, basta una parola, una chiacchierata, un sorriso per evitare che qualcuno si ammazzi.
Aprite gli occhi, affinchè non accada mai più!!!!

Roma Fabrizio

sabato 24 novembre 2007

pubbl 24 CHE SCHIFO...

Ho terminato adesso il libro di cui faccio riferimento nel post precedente. E’ stata una lettura molto veloce. Non è certo uno di quei libri che presuppongono una lenta digestione, assaporando con gusto ogni pagina, ogni capitolo come un libro del mio amico London o uno di Conan Doyle.
Non so se consigliare la lettura di “Capitalismo di Rapina”, forse fa troppo incazzare, al contrario di quello che cerchiamo, ma mi sento in dovere di trascrivere integralmente, in questo post, un piccolo pezzo del libro in questione.
Non inserirò quindi il suo titolo nel “libro del mese” sul mio blog, dedicando a dicembre, mese (forse) di maggiore riposo e armonia, una lettura più piacevole che ben si addice all’atmosfera natalizia.
Tornando a noi e al libro che un mio amico mi ha regalato, vi riporto ora un passaggio particolarmente significativo, che ha dato maggiore forza a certe mie “impopolari” convinzioni che prossimamente riporterò.
Tutti, oramai, conoscono i nomi ed i fatti legati a Ricucci, Fiorani, Coppola, Gnutti, Geronzi e ancor prima Tanzi, Cragnotti ecc., quindi non assillerò nessuno ritornando su quegli argomenti, ma leggete quello che Fiorani Giampiero faceva, rovinando proprio quelli come noi che ogni giorno sono costretti a lavorare con le banche e che dalle banche non hanno mai nulla.

“Il bilancio della banca poloare di Lodi perde colpi. Fiorani è costretto, ogni anno, a trovare il modo di tappare le falle senza dare troppo nell’occhio. E a un certo punto esagera.
Nel gennaio del 2005, migliaia e migliaia di clienti del gruppo bancario scoprono prelievi mai visti nel loro estratto conto. Voci come “spese postelegrafoniche”, “commissioni d’urgenza”, “recupero spese amministrative”. Un salasso. La manovra decisa dal vertice dell’istituto serve a raccogliere in fretta e furia una quarantina di milioni di euro.
I correntisti protestano e si lamentano. Solo molti mesi dopo, grazie alle indagini della magistratura, arriveranno a conoscere la verità più amara: il gran capo della popolare di Lodi, Fiorani, tartassa i piccoli risparmiatori e intanto, in quelle stesse settimane, concede prestiti senza garanzie per oltre un miliardo di euro a trentacinque investitori…”

Durante gli interrogatori Fiorani disse ai magistrati: “Io ho perso ogni tipo di credibilità, di refernza con la chiesa. Ho detto ad alcuni personaggi della chiesa che ho rivisto: voi vedete uno che vi dà i soldi, come io vi ho sempre dato in contanti, ma andava tutto bene…quando una persona poi è in disgrazia, non fate neanche una chiamata a sua moglie per sapere se sta bene o sta male…Io questo gli ho detto, e sapete cosa mi hanno risposto? Che la chiesa è fatta di uomini e che gli uomini sbagliano”. La chiesa ha fatto molti affari con la banca popolare di Lodi, proprio come Coppola o Ricucci, o molti personaggi politici di spicco.

Lele Mora elogia Fiorani per la sua simpatia e dinamicità, tanto che sta tentando di “venderlo” alla televisione (quella che conta) come conduttore di trasmissioni probabilmente argomentanti finanza e risparmio. Oggi, nel secondo concistoro di Benedetto (non ricordo il numero), sono stati nominati altri nuovi cardinali.

Dicembre è ormai vicino e con lui il Natale. Quella bellissima festa dove tutti cercano di vivere un po’ più in pace e serenità, o dove tutti si prendono un po’ più in giro cercando di fare i buoni perché l’occasione lo richiede.
Tavole allegre, tovaglie rosse, case calde e più accoglienti. I film di Natale, i regali di Natale, le letterine di Natale, quelle dei buoni bambini di cui i genitori si vantano un po’ davanti a zii, nonni e cuginetti maleducati.

Ma forse, oggi, le cose sono un po’ cambiate; ci si vanta un po’ più di cose come imparare ai figli ad essere più “simpatici” più “dinamici” (proprio come Mora definisce Fiorani) e forse nel link qui sotto è possibile rendersene conto. E chissà che questo bel bimbo, così sveglio e così “stimolato” non diventi un altro “protetto” del sig. Mora pronto a lanciarlo e farne soldi su soldi.
Che peccato!

http://www.youtube.com/watch?v=frPbnQ_5ksk

Roma Fabrizio

giovedì 22 novembre 2007

pubbl 23 FIORANI DICE...

Mi hanno regalato un libro: "Capitalismo di rapina". Ho cominciato a sfogliarlo ed i contenuti mi sembrano già molto interessanti.

"Alla banca della Svizzera italiana ci sono tre conti del Vaticano...erano...non esagero, dai due ai tre miliardi di euro...I primi soldi neri io li ho dati al cardinale Castillo Lara."

Giampiero Fiorani

Questo libro nasce dalla lettura di una lettera scritta da una giovane stagista della banca Popolare di Lodi che aveva capito molte cose...
Nella lettera lei dice: "...vorrei avere la sensazione di vivere in un paese dove non è vero che sono sempre i più furbi che hanno la meglio."
La giovane stagista, rimasta anonima, vive oggi all'estero e lavora in un grande gruppo bancario internazionale.

Questo breve post, l'ho scritto perchè un caso ha voluto che qualcuno mi regalasse questo libro i cui contenuti ben si riallacciano alla pubbl 22 (Ma ne vale proprio la pena?).

Roma Fabrizio

martedì 20 novembre 2007

pubbl 22 MA NE VALE PROPRIO LA PENA?


Danilo Coppola, classe 1967, l’immobiliarista romano conosciuto alla cronaca per gli scandali banche/finanze/immobili, sta male. E’ ricoverato all’Umebrto I di Roma, in coma dopo il terzo attacco di cuore. La causa sembra essere la grande pressione e lo stress degli ultimi mesi.
Coppola ha diverse accuse sulle spalle ed è stato arrestato. In prigione tentò anche il suicidio.
Bancarotta, riciclaggio, un buco da 130 milioni di euro, evasione fiscale accertata per 75 milioni di euro. Nel 2003 il suo gruppo aveva un giro d’affari di 3500 miliardi. Proprietario del Daniel’s di Via Frattina e del Grand Hotel di Rimini (solo per citare due tra i più importanti e lussuosi alberghi in Italia). A 36 anni è uno degli uomini più ricchi del paese. Miliardi su miliardi. Macchine di lusso, appartamenti da sogno, uffici ultramoderni e funzionali al centro di Roma in prestigiosi palazzi. Tutto questo era Danilo Coppola, ragazzotto rampante di Borgata Finocchio. Danilo detto “Er Cash”. Rispettato e amato dal suo popolo di una periferia molto lontana dai privilegi della Roma aristocratica del centro e dei quartieri “bene”. Danilo che ha aiutato gente, che ha dato lavoro. Un “reuccio” che ha avuto, sotto la finestra della sua prigione, gente a manifestare per lui. Gente che gli ha dimostrato reverenza, gratitudine, affetto.
Oggi Danilo Coppola ha 40 anni e sta lottando per la vita non in una clinica ricca dei parioli, ma nel freddo Policlinico Umberto I di Roma, reso famoso da Striscia la Notizia per topi e scarafaggi.
Allora è giusto porsi una domanda; ed io me la sono posta. Ma ne vale la pena?
Vale la pena rincorrere questa voglia di denaro e potere a tutti i costi, che spesso alimenta atteggiamenti fraudolenti?
I mezzi di comunicazione, come Tv e giornali in particolare, che propongono continuamente prodotti come gente ricca molto giovane, non offrono modelli pericolosi soprattutto agli adolescenti? Tg e trasmissioni d’opinione varie, s’ impegnano a porre l’accento sul fatto che in Italia non ci sarà pensione per i ragazzi di oggi. Che ci sono laureati con 110 e lode a spasso. Che trent’enni vivono in casa con mamma e papà perché non hanno un soldo. Fanno vedere famiglie che se la passano male ecc. In questo effettivamente c’è più realtà che fantasia, ma è la strumentalizzazione della realtà per generare l’effetto “catastrofe” con tanto di dubbi e preoccupazioni di massa, che io non sopporto.
Perché allora un ragazzo dovrebbe studiare tanto sino alla laurea, pregare di trovare un buon lavoro che gli permetta di costruirsi una famiglia e programmare il suo futuro sulla base di una quasi totale situazione di precarietà, quando potrebbe fare il “tronista” in Tv, se ama lo spettacolo, o buttarsi nella via della corruzione e della concussione, del compromesso, in giacca e cravatta, se ha tendenze da imprenditore. Perché un ragazzo dovrebbe rischiare la vita lavorando in nero in un cantiere a 800 euro al mese, quando può fare il palo per la camorra, nelle transazioni di droga, a 3000 euro. Tutto sommato vale la pena rischiare.
Come Coppola hanno pagato Fiorani, Ricucci, e in passato altri. Qualcuno si è ucciso, qualcuno se l’è cavata con un po’ di stress e depressione, ma oggi canta in Costa Smeralda e può permettersi di vivere con rendite milionarie e portarsi a letto aspiranti letterine o veline disposte al sacrificio. Ma non tutti sono così forti e forse Coppola è uno di questi. Forse è il meno peggio. E’ uno che ha capito il sistema, l’ha studiato e ne ha approfittato, ma nel momento della resa dei conti, il prezzo da pagare è stato molto, ma molto alto. A tutti quelli che s’impegnano per cercare di seguire modelli simili, in vari settori: nello spettacolo, nell’impresa, nella politica ad esempio, consiglio di pensare che quando poi arriverà da pagare il conto bisognerà essere veramente “duri” e credo che fino a quel giorno nessuno sa, realmente quanto vale. Inoltre è bene ricordare che i più grandi “delinquenti” difficilmente passano i guai di Coppola, anzi fanno sempre più carriera, diventano sempre più potenti, appartengono ad una casta d’elite, forse creata proprio dal male (chi lo sa!). E’ gente nata per questo, non si può emulare o imitare; hanno nel loro DNA l’arroganza e la furbizia (quella vera), ma sarebbe bene, almeno, non stringergli la mano quando s’ incontrano o leccargli il culo per una raccomandazione.
Io credo che se ognuno cercasse il piacere della vita nelle cose per la quale è stato creato, mettendo da parte le ambizioni di potere e denaro, oggi quanto mai vivissime anche nei ceti più bassi, realizzerebbe cose grandiose per se e per gli altri.
Se dedichiamo più tempo alla lettura, guardando di meno le “pallonate” televisive e i telegiornali; se ci concentriamo di più sulle nostre potenzialità, sulle capacità esclusive di ognuno di noi, se sappiamo ascoltare e se proviamo a utilizzare le nostre energie per conoscerci meglio e capire quale sia veramente il nostro compito in questa vita, credo che non daremo più importanza a Yacht e Bentley Coupè. Credo che non c’impegneremo più così tanto per apparire, apparire sempre. Basta apparire, basta! Essere! Essere! Essere! Facciamo uno sforzo tutti.
Attenzione! Perchè io che scrivo, non sono un privilegiato benestante, o uno che ha ereditato proprietà e denaro e che quindi ha tempo per fare filosofia su intuizioni quotidiane, ma sono uno che lavora 10/12 ore al giorno e che ben conosce fame e miseria; e ringrazio la vita di avermi messo alla prova davanti a queste situazioni difficili.
Io credo che la vita sia come la carriera di un grande pugile, che sa alzarsi dopo aver preso tanti pugni, che non è abituato a vincere facilmente, ma che quando diventa campione nessuno più lo manderà al tappeto. E per diventare campioni bisogna sudare e faticare molto, sacrificarsi e rinunciare. Nessuno diventa campione dopo aver fatto un solo combattimento. Capita a volte che qualche malvagio si prende gioco delle persone e le illude regalandogli privilegi non meritati, facendolo credere campione anche quando non lo è, e nel momento della verità, la frustrazione può essere letale.
Io credo che valga più la pena vivere la vita da pugile vero che scendere al compromesso di godere per vittorie che in definitiva non sono nulla.
La vita o è un’audace avventura o non è niente (diceva Helen Keller).
Non bisogna pensare di raggiungere tutto prima ancora di conoscere qual’ è quel tutto che il destino ha riservato per ognuno di noi.

Roma Fabrizio

lunedì 19 novembre 2007

pubbl 21 FUNERALE

Oggi sono andato al funerale di mia zia.
I funerali sono un’occasione, come i matrimoni, i battesimi e forse le comunioni, per rivedere la famiglia.
Oggi ho visto tanta gente della mia famiglia, ma contemporaneamente mi sono accorto di quanti non ci sono più. Mentre il prete parlava mi ricordavo, vedendo i volti di ognuno, di quanto belli erano stati belli i tempi in cui ero ragazzino; quando si passavano le feste insieme o quando andavo con mamma, papà e mio fratello, a trovare i parenti, a rotazione, la domenica.
Mi tornavano alla mente le scampagnate: pasquetta, il primo maggio, qualche domenica al mare insieme ai tanti cugini e cugine. Erano proprio bei tempi. Chissà perché quei tempi non ci sono più. Dalle parole del prete ho scoperto tante belle cose di mia zia che non conoscevo. Ad esempio era impegnata nel sociale e nel volontariato e aveva adottato a distanza alcuni bambini brasiliani. Io sono molto attaccato a mio zio, il marito, e mi faceva molta tenerezza vederlo ora lì solo, nel suo composto dolore, a guardare la bara.
Il prete ha detto una cosa che mi è piaciuta molto: “Abbiamo una vita, una sola, dove possiamo darci da fare per gli altri. La vita è una grande opportunità per amare… per donare e invece sprechiamo troppo tempo a giudicare, a lasciarci andare nella tentazione di comportamenti ipocriti. Si va in chiesa la domenica, ma gli insegnamenti del vangelo si ignorano…”.
Credo sia proprio così.
Non mi va di vedere i miei parenti solo ai funerali o ai matrimoni. Tra l’altro anche questi ultimi per me sono tristi quasi quanto i primi (Magari in un futuro post vi spiegherò i miei perché).
Ho scoperto quante belle cose hanno fatto in questi anni e quanti progetti molti di loro stanno realizzando. C’è un mio cugino che è un bravissimo scrittore che sta pubblicando il suo secondo libro (tanto per citarne uno).
Ho deciso allora che andrò a fargli visita, anche se loro da me non verranno mai.
Voglio programmare qualche domenica da dedicare a questo.
Ho voglia di sentire le loro storie; vedere se le loro case sono cambiate. Conoscere i nuovi nati. Vedere se hanno animali; fargli conoscere gli sviluppi del mio lavoro; domandargli del loro futuro; ricordare insieme il passato.
Non andavo d’accordo con tutti, ma oggi questo non mi interessa più. Prenderò l’iniziativa e proverò, per quanto mi sarà possibile, a rivivere quelle domeniche della mia giovinezza.
Non voglio aspettare il prossimo funerale per rivederli.
Penso di fare una cosa giusta.

Roma Fabrizio

sabato 17 novembre 2007

pubbl 20 ATTENTI AL VIRUS


C’ è qualcosa che ci sta facendo del male.
Forse un male tenebroso, oscuro, che colpisce lo spirito e non il corpo.
Un virus letale del quale si sa poco o nulla.
Ci fa essere tesi, diffidenti, arrabbiati.
Alimenta la smania di perseguitare ed essere perseguitati; la tentazione di parlare male di qualcuno.
Rende facile e immediata la capacità di giudicare, di emettere sentenze.
Sviluppa di continuo i geni della vigliaccheria, dell’ipocrisia, della falsità, dell’arroganza.
Favorisce la maleducazione e umilia il garbo.
Ci rende ciechi davanti al bene e ansiosi di ascoltare il male, pensando che sia cosa destinata sempre e solo ad altri.
Alimenta il sentimento di paura. Paura di tutto: di mangiare una bistecca e morire; di mangiare il pollo e morire; di fare l’amore e morire; di incontrare uno straniero per strada che ci uccide; di camminare ed essere investiti da un ubriaco e morire; di essere uccisi da uno che spara a caso dal balcone di casa. E poi di mandare i bambini all’asilo dove i maestri potrebbero essere pedofili; i figli al liceo potrebbero essere vittima dei “bulli”. Se non paghiamo due rate del salotto, diventiamo cattivi pagatori e non ci daranno mai più un finanziamento…mai più…mai più; se non paghiamo il canone Tv viene l’ufficiale giudiziario che ci sequestra il divano…ci sequestra il divano. Viviamo nel terrore, tra i rumori continui delle città, dalla mattina alla sera. Tra il puzzo di smog e l’inquinamento esasperato. Ci hanno fatto capire che anche il vicino dal sorriso paffuto potrebbe essere uno spietato assassino; o che è stato quel bravo ragazzo della porta accanto ad uccidere i genitori (quindi: diffidate dei ragazzi troppo per bene). Questo ci dicono tutti i giorni. Questo ci dice il sistema e ci avverte…ci avvisa: “State attenti…!” "Attenti a questo...attenti a quello...!"
Questo virus ci fa sentire immortali, così da vincolarci nel desiderio dei progetti a lungo termine. “Se fatichiamo tanto per i prossimi trent’anni, poi avremo una rendita da poter vivere tranquilli.”
“Il mutuo della casa è trentennale, così a settantacinque anni avremo la nostra casetta pagata”. Ma potrebbe accadere qualcosa prima e se non siamo preparati ad affrontarla saranno guai seri.
Questo virus ci condiziona, ci allontana dalla natura: la nostra madre. Ci incrina i rapporti con le persone care perché favorisce l’invidia, la gelosia, il peccato.
Esiste però l’antidoto. L’antidoto è riavvicinarsi alla natura. Starne lontano per troppo tempo è assolutamente pericoloso. Basta stare un po’ con la natura, quella vera, per riprendere i sensi e goderne alla vista. Aprrezzare i suoi odori, ascoltare il suo dire. La natura parla con il suo vento, con il suo mare, con la sua pioggia, con i versi degli animali. La natura ci purifica, ci lascia immaginare. Ci fa commuovere davanti alla sua grandiosità. E’ lei il nostro antidoto.
Non puoi passare sempre le tue giornate con i cellulari che squillano. I fax che arrivano, il computer sempre acceso, la televisione insopportabile con le sue musichette, i rumori forti delle sparatorie dei film. Non puoi sempre correre, perché sarai sempre in ritardo; non puoi pensare di risolvere sempre i problemi anche quando non possono essere risolti. Non puoi sempre competere per essere il primo. Non puoi lasciarti stordire dal caos delle macchine, dei motorini, dei clacson, del vociare irrequieto e continuo della metropolitana.
Abbi il coraggio di fuggire e uccidere il virus. La natura ci protegge e ci porta via i cattivi pensieri. Non ci fa pensare alla morte come morte violenta causa di un assassinio, di un omicidio, di uno stupro, di violenze varie. La morte in natura è una naturale causa della nostra vita.
Solo la natura può liberarci e salvarci. Non aspettate di avere tanti soldi per andare in Polinesia per rilassarvi stando a contatto con la natura. Potete già godervi la natura più vicina. Ci sono stupendi torrenti, straordinari boschi e il mare in inverno è più affascinante, più misterioso. Nella forza delle sue onde c’è la forza della natura.
Solo così riscopriamo il sorriso, siamo meno contratti e il virus diventerà sempre più innoquo.
Se pensiamo di poter fare a meno della natura, perché il nostro sistema di vita non ci permette di rilassarci avvicinandoci a lei; al rumore dell’acqua, alla bellezza degli alberi, dei fiori, delle piante. Se il nostro sistema ripudia il silenzio di un lago e la voce del vento, il ruggire del mare e i suoni del fiume; se il nostro sistema ci condiziona nel privilegiare stress, lavoro, consumi, tasse, politica, calcio, cronaca, sul silenzio e sul contatto con la natura, allora il sistema è il virus.
Da qui alcuni semplici esercizi per debellare il virus:
1) Evitate di andare inutilemente nei centri commerciali. Evitate di andarci con la famiglia e con le famiglie di amici. Il centro commerciale sostituitelo con un parco verde o un bel museo. Vedrete che i bambini apprezzeranno di più un Museo di storia naturale che le vetrine dei negozi.
2) Non riempite la vostra giornata di impegni, molti dei quali inutili. Avrete solo un’enorme difficoltà a rispettarli tutti.
3) Spegnete quei maledetti cellulari almeno quando siete a colazione, a pranzo o a cena. Se c’è qualcuno che ha qualcosa d’importante da dirvi e non vi trova, state certi che vi richiamerà.
4) Provate ad usare di più i mezzi pubblici che la vostra macchina. Scoprirete quanto è interessante osservare con attenzione quello che accade vicino a voi. Così facendo potete osservare e studiare il comportamento delle persone. Sarete meno stressati perchè non dovete più preoccuparvi di trovare parcheggio o pagare la sosta. Seduti in un taxi o in piedi in autobus, potete distrarvi perchè non dovete guidare e in questa distrazione potete concentrarvi di più su voi stessi e sui vostri pensieri.
5) Sorridete il più possibile. Anche se avete tanti problemi cercate di sforzarvi a sorridere, inizialmente sarà difficile ma poi vi aiuterà. E’ bello vedere chi sorride con naturalezza e fa piacere vedere visi rilassati e non contratti.
6) Fate un gesto gentile, uno solo, anche minuscolo al giorno. Vi renderà grandi.
7) Non affannatevi nella ricerca delle soluzioni a tutti i costi, a volte le cose devono anche andare così. Ma le cose non accadono mai per caso.
8) Non correte troppo. In realtà ci sono pochissime cose che necessitano di essere fatte in fretta, per il resto c’è sempre tempo.
9) Non fate sesso di fretta. E’ meglio farlo di meno, ma farlo bene, dedicando tempo e passione. Riscoprite il piacere di un’atmosfera preparata.
10) Passate più tempo con i vostri figli, vedrete quanto v’insegneranno.
11) Prendete sempre di più le distanze da ambienti e persone sfavorevoli.
12) Dedicate un pensiero al giorno alla natura e rispettatela anche nella vita quotidiana, nella vita di città. Ringraziatela per la sua generosità e accettate il freddo d’inverno ed il caldo d’estate.

Comunque non è detto che io abbia ragione.

Roma Fabrizio

pubbl 19 AVVOCATI

Di questi tempi, più che mai, c'è bisogno dell'avvocato.
Anche se sappiamo benissimo che i processi sono lunghissimi; che le cause anche quando si vincono ci fanno perdere e poi....il vicino col gatto che fa i bisogni nel nostro giardino; un cliente che non ci paga da mesi; la macchina della vecchietta che abbiamo tamponato; il vigile che abbiamo manadato a quel paese; la "sola" fatta da un amico; la moglie che chiede il divorzio; l'affare andato male; ecc. ecc.
Ma attenzione! Prima di rivolgersi a qualunque studio legale è bene guardare questo video. Può essere utile per prevenire...


http://www.youtube.com/watch?v=zij8ESvMWE0&NR=1

venerdì 16 novembre 2007

pubbl 18 PRANZO DI LAVORO

Oggi sono stato a pranzo con due persone. Dovevamo parlare di lavoro.
Ci siamo seduti ad un minuscolo tavolino di un bar/tavola calda/ristorante, insomma uno di quegli ibridi della ristorazione dove i clienti abituali sono impiegati di uffci, banche e commesse di negozi. Abbiamo preso tre piatti di penne al ragù cotte male e molto salate. Vicino a noi tre probabili commesse mangiavano a gomiti stretti verdurine grigliate e trancetti di pizzette ripiene calde, bevendo acqua rigorosamente non gassata. In piedi e in altri tavoli uomini più o meno interessati giocavano a fare i piacioni lanciando verso di loro occhiate maliziose che venivano spontaneamente ignorate.
C’era un rumore assordante e per il freddo, nessuno si toglieva piumini, soprabiti e cappotti che zuppi dell’acqua piovana inquinavano l’aria già insopportabile per quell’odore di sugo delle nostre penne.
Le persone che erano con me avevano poggiato sul tavolino i due cellulari a testa, così da coprire completamente quel poco spazio rimasto libero, dove io avrei messo le chiavi della macchina.
Mentre parlavamo mangiavamo e, nella confusione, non era impossibile ascoltare i discorsi degli altri avventori del locale.
Uno dei due aveva scelto proprio un posto del cazzo per parlare di lavoro e ne sembrava anche entusiasta. Mangiava con gusto ogni forchettata di quella pasta, che io avrei buttato nel secchio senza esitazione. Ogni tanto salutava qualcuno come se il posto fosse da lui frequentato con abitudine.
Tra un boccone e l’altro, tra un saluto e l’altro, tra una parola e l’altra era un continuo suonare di cellulari. Ognuno con suonerie diverse, alcune impossibili, tra cui anche quelle più stronze come il gattino o il coro di deficenti che ti chiamano a rispondere insultandoti.
Mi stava scoppiando la testa.
Ma come si fa, mi domando, a mangiare in un posto così.
E come si può pensare di poter parlare di lavoro.
Eppure a Roma questo è molto frequente.
“Vediamoci a pranzo…”
“Ti offro un pranzo…”
ecc.
Se uno deve parlare di lavoro si vede in ufficio, no a pranzo.
A pranzo ci vai per mangiare e gustare il cibo. Possibilmente rilassandoti prendendoti una pausa che fa bene al corpo e allo spirito.
Invece no….”Vedemose da Massimino…”
“Bello! T’aspetto domani da Giovannino, se famo ‘n piatto de pasta e vedemo quello che dovemo fa..”
“Aho! Se vedemo tra n’ora da Gianni ar Ponte, se famo no spaghetto e parlamo de st’affare…….”
E via così.
Appuntamento all’una e mezza. Parcheggio impossibile. Tavoli pieni. Gente in piedi. Rumore, Suonerie di cellulari in continua attività. Camerieri e baristi frenetici. Urla su urla. C’è qualche sfigato che ha scelto il posto alla moda, ma il meno indicato per portarsi a pranzo, dopo cento tentativi, la collega d’ufficio che tenta di corteggiare. E mentre lui gli parla, lei con la coda dell’occhio guarda scarpe, orologio e cappotto del probabile manager appena entrato.
Fortunatamente non ho pagato il pranzo, ma alla fine ci siamo lasciati con (incredibile ma vero):
“Allora Fabbri, famo na cosa. Vedemose la prossima settimana così parlamo de sta cosa che bisogna chiude quanto prima…”
“Scusa ma non ne dovevamo parlare adesso?” rispondo io.
“Si c’hai ragione, ma nun vedi che casino che è qua!? Vedemose martedì a pranzo da Vanni. Li stamo più tranquilli e potemo parlà”.
“Ma non ci possiamo vedere in ufficio da te lunedì alle 10?”
“Allora sentimose lunedì alle 9 e te faccio sape.”
Nel frattempo squilla il telefono: “Ciao Ma. Tutto a posto? Allora pe quella pratica tutto Ok, vedemose lunedì a pranzo al ristorante de Tony, li in prati e così ne parlamo”.

…A Roma funziona così!

Roma Fabrizio

giovedì 15 novembre 2007

pubbl 17 CHE BELLA GIORNATA...

Ci sono giorni in cui accade qualcosa di straordinario, di potente…giorni in cui sei invaso da un'energia positiva che ti avvolge completamente, annullando ogni pensiero negativo, forme di intolleranza, negatività, ostilità, prevensione, dubbio e malumore.
Man mano che la giornata passa e te ne rendi conto, ti chiedi da dove viene. Cosa è che da origine a tanta luce? Magari sei incazzato per varie cose: problemi sul lavoro, discussioni in famiglia, incomprensioni, notizie di cronaca nera ecc. eppure quella stessa giornata che dovevi affrontare con la spada sguainata, diventa improvvisamente ricca di luce, di sole, di ottimismo.
Piano piano cominci a capire che tutto è partito da quel caffè preso in quel piccolo bar dove ti sei fermato, solo occasionalmente, per andare a chiedere di fare pipi.
La barista con un sorriso sincero, quanto fuori dal comune, ti indica il bagno e intanto ti prepara un caffè delizioso, con un biscottino e mezzo bicchiere d’acqua: quella del rubinetto. Quanto è buona l’acqua dei rubinetti a Roma! Paghi alla cassa ad un signore baffuto come un personaggio d’altri tempi che ti da il resto e ti augura, sinceramente, una buona giornata.
Poi fai benzina ad un distributore dove un giovane asiatico con gli occhi e i capelli nerissimi, magro e bassino, ti guarda mentre fa il suo lavoro e ti sorride. Ti viene voglia di chiedergli se è indiano o pakistano e lui ti risponde che è del Bangladesh, chiedendoti poi se tu conosci il Bangladesh. Lasci la macchina in un parcheggio di Roma e ti accorgi che non hai monete per il parkometro, ma un signore che esce con la sua multipla ti lascia un biglietto “grattato” con la disponibilità di quasi un’ora di parcheggio. “Lo tenga, io ho finito prima del previsto e non mi serve più” ti dice “Aspetti cambio i 10 euro e glielo pago” rspondi. Ma lui non vuole soldi e con un sorridente saluto se ne va.
Vai alla posta a ritirare una raccomandata che è li da giorni e mentre fai la fila vedi un anziano signore che si alza cedendo il posto ad una giovane donna incinta forse di 8 mesi e con un altro bimbetto al seguito. Ritiri la raccomandata da un’impiegata gentilissima, ordinata nell’aspetto e nel vestire. Sorride sotto un paio di occhialini rettangolari curati nella semplice montatura, con una catenella forse d’oro di maglia fine. Pare una signora della campagna inglese che fa le torte per la festa del villaggio. Ti da serenità guardarla. Presa la raccomandata, vai da un tuo cliente che ti aspetta puntuale e ti riceve sorridente ringraziandoti di avergli dato più tempo per pagare una vecchia fattura. Ti paga in contanti e tu te ne vai via senza contare i soldi. Solo dopo ti accorgi che ti ha dato di più. Torni indietro, anche se sei in ritardo all’altro appuntamento, e gli riporti quanto dovuto. Lui non se n’era accorto e rimane colpito dal gesto, ripagandoti con un sorriso sincero e affettuoso rispetto.
Arrivi al nuovo appuntamento un pò in ritardo e il tuo cliente ti offre un buon cioccolato caldo e ti chiede consigli su un’operazione commerciale. Ricevi telefonate di amici che non sentivi da tempo ed sms di altri che ti vogliono sentire, preoccupati perché da molto non ti fai vedere.
E poi nuovi incontri con gente appassionata, affascinante, educata. Persone semplici che dimostrano di parlare volentieri con te e di ascoltarti con attenzione. Brave persone.
La giornata va avanti così sino a sera.
Sino a quando tornato a casa rivedi la tua famiglia che ti accoglie col calore sincero di chi ti vuole bene. La cena è pronta. C’è la minestra che avevi chiesto a tua moglie due ore prima per telefono e il vino rosso non è finito. Il pane vecchio, riscaldato al forno, profuma la sala con aromi di campagna e di mulino, mentre fuori comincia a piovere.
Sei stanco ma sereno.
…Io sono stanco e sereno. Scrivo questo e vado a letto.
….Dimenticavo. E’ stata una giornata dove tutti sono stati gentili, dove molti hanno sorriso, dove nessuno è stato maleducato. Sorridere e regalare un gesto gentile al prossimo ogni giorno crea i presupposti per una vita felice. Verremmo ricambiati nello stesso modo con il risultato di essere meno stressati e/o depressi e forse avremmo qualche amico in più, apprezzando di più quei tanti “scontati” doni che molti, moltissimi altri non possono avere. Non è difficile, non ci vuole molto. Non c’è bisogno di essere seri, austeri, formali per dimostrare capacità e responsabilità. Non dobbiamo diffidare di chi non conosciamo solo per rispettare quella logica frustrante di prevenire qualunque fregatura. Non si deve dubitare, esitare nel provare a dare aiuto, anche un piccolo aiuto.
Ma quanto è difficile…io anche lo so.
Comunque oggi è stata proprio una bella giornata. Era giusto scriverne un po’.
“Vecchio Coyote” aveva ragione.
Alle 22 e trenta precise vado a dormire augurando a tutti di passare un giorno così.
Buona notte!

Roma Fabrizio

lunedì 12 novembre 2007

pubbl 16 IL PERSONAGGIO DEL MESE


Ogni mese riporterò alcune notizie di personaggi illustri che proprio nel mese di riferimento sono nati o morti.
Questo mese è dedicato ad uno degli scrittori che amo di più: Jack London.
Ho dei bellissimi ricordi, di quando ero piccolo, legati ad una mini serie televisiva a lui dedicata. Jack era magistralmente interpretato da Orso Maria Guerrini (l'uomo coi baffi della birra Moretti).
Poi i grandi film come "Zanna Bianca" e "Il richiamo della foresta" consacrarono la mia devozione ai racconti di London e del grande nord.
Con l'età più matura cominciai a leggere i suoi romanzi tra cui "Martin Eden" la cui lettura consiglio nel tepore di casa, mgari proprio adesso, in inverno, davanti ad un caminetto acceso, con luci basse e senza rumori; oppure la sera a letto prima di addormentarsi, quando magari fuori soffia il vento o la pioggia forte batte sulle finestre.
Tutta la vita di jack London è una grande avventura e io credo che, una volta conosciuta, che da molti sia anche invidiata.
Nato nel 1876 a San Francisco morì nel novembre del 1916.
Per saperne di più:


Roma Fabrizio

pubbl 15 LE DICHIARAZIONI IMPOSSIBILI

Tanto per riprendere il post dal titolo "L'eccelso eloquio del ministro" riferito ad una dichiarazione di Mastella di qualche giorno fa, ripropongo una dichiarazione di un suo collega: il ministro della difesa Arturo Parisi che oggi sul Messaggero, riferendosi al partito democratico afferma:
"C'è in campo contro il bipolarismo l'idea di un vero bipolarismo e proprio da chi evocava il bipartitismo".
Fantastico...nulla da invidiare al collega dell'Udeur.
Mi viene quasi voglia di creare un blog esclusivo sulle dichiarazioni impossibili ed incomprensibili dei politici...si potrebbe creare un magazzino inesauribile di frasi che, come minimo, potrebbero dar vita ad una decina di volumi.
Sai le risate!

Roma Fabrizio

domenica 11 novembre 2007

pubbl 14 UN GIOVANE E' STATO UCCISO..."PER ERRORE"

Gabriele Sandri, vent'ottenne tifoso laziale, parte in machina con gli amici per andare a vedere una partita di pallone.
Si ferma ad un autogrill e li morirà ucciso da un colpo di pistola.

Pare che il colpo sia stato sparato, a scopo intimidatorio, da un agente di polizia che si trovava nell’area di servizio opposta, quindi il colpo ha attraversato le corsie dell’autostrada sino a colpire l’auto dove era seduto il ragazzo che è morto poco dopo. Il giovane era tifoso della lazio, lavorava e non aveva mai havuto problemi con le tifoserie estreme.

“Tragico errore” dice il Questore di Arezzo e tragico errore dice il Presidente della FIGC.
“Fatale errore” dice anche il Ministro degli interni Giuliano Amato.

Un tragico errore è quello che un proiettile sparato a scopo intimidatorio attraversa tutta un’autostrada da una parte all’altra mentre le macchine passano con a bordo altri tifosi, vacanzieri della domenica, famiglie, fidanzatini che vanno a trovare i parenti lontani, oppure è un errore tirare fuori una pistola e sparare da una notevole distanza perché si vede da lontano un gruppo di ragazzi che si insultano e si azzuffano, tra l’altro nell’impossibilità di raggiungere immediatamente il luogo della rissa?

Qual è il tragico errore: aver sparato male o aver sparato inutilmente?

Secondo me l’errore è che nessuno, tra giornalisti, polizia, politici, istituzioni, società sportive hanno saputo vedere che oggi, dopo la morte del giovane, tifosi di squadre “opposte” come Roma e Lazio si sono uniti per assaltare un commissariato. Da nord a sud tifosi diversi hanno dato origine a sfoghi e tafferugli contro la polizia, contro i giornalisti.
Tifosi di serie A, di serie B, ma anche tifosi di squadre di campionati minori, tanto che alcune partite sono state sospese.

Il malumore generale, la sempre più evidente sfiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta, la rabbia per tutto ciò che non funziona come morire in auto per un colpo di pistola sparato da molto lontano, alla prima occasione generano rivolte.
Sono sintomi chiari, cari miei.

Se un poliziotto commette un reato (non un errore) del genere e se un giovane muore così innocentemente, ancora una volta è viva la testimonianza che le cose non vanno.
Bisogna che la politica rifletta su questo. Mentre si muore loro (i leader politici) vanno ai mercatini a predicare, come la mummia Prodi, o alle convention, come il barzellettiere (che non fa ridere più nessuno) di Arcore, per continuare a cercare consensi, a dire stronzate, a predire la disfatta dell’altro. A questa gente voglio dare un consiglio particolare: “Attenti perché la vostra assoluta cecità non vi permetterà di vedere quando qualcuno vi farà saltare il culo dalle poltrone e sicuramente non per errore”.


Roma Fabrizio

venerdì 9 novembre 2007

pubbl 13 DI NUOVO SU RUMENI E IMMIGRAZIONE

Ho notato che ogni volta che accade un reato grave, rapine in villa, omicidi, stupri, violenze varie, in tutti i telegiornali e non solo delle TV, ma anche delle radio, il cronista quando arriva a parlare dei presunti colpevoli usa queste frasi:
“….probabilmente dell’est” – “…..forse rumeni” – “….non è chiaro se sono rumeni” – “….quasi certamente dell’est” ecc.

“Probabilmente, forse, non è chiaro, quasi certamente” non sono prove certe, ma chi ascolta è colpito più dall’aggettivo “slavo, rumeno, dell’est” che dal senso completo della frase che dà solo supposizioni.

Ora proviamo ad immaginare che la composizione delle frasi sopra riportate sia cambiata in:
“…probabilmente italiani” – “…forse italiani” – “…non è chairo se sono italiani” – “quasi certamente italiani”

In questo caso saremmo più tolleranti e meno impauriti verso la presenza di stranieri dell’est?
Suona strano vero?
Son convinto che il gioco della manipolazione sia tutto qui e funziona bene.

E’ vero e certificato che molti, ma non la maggior parte, dei reati di questo tipo sono commessi proprio da stranieri albanesi o rumeni, ma seppur non in maggior numero essi sono quelli a cui si dedica più enfasi e informazione o addirittura nella maniera più totalitaria.
Si è vero che quello che viene da fuori (lo straniero) dovrebbe essere più attento al rispetto delle regole, ma il reato commesso va considerato in funzione della sue caratteristiche di gravità, efferatezza, violenza e non perchè è stato commesso da un rumeno anziché un romano.
Il reato è reato e come tale va punito.
C’è un reato più odioso e ripugnante della violenza su bambini? Io credo di no. Eppure quando Mario Alessi (nativo di Agrigento) ha massacrato il piccolo Tommy, nessun gruppo di picchiatori ha fatto un raid contro qualche siciliano trovato per caso nelle vie di Parma.

Ma dopo l’omicidio della Sig.ra Reggiani, la rappresaglia contro i rumeni (anche innocenti) non si è fatta attendere.

Inoltre è da ricordare un esempio importante d’altruismo e solidarietà, che guarda caso è quello della zingara (rumena) che ha dato l’allarme e ha fatto subito trovare il colpevole.
E’ giusto che sia stata data molta enfasi, importanza e notizia sul bandito che ha ucciso la signora a Tor Di Quinto, ma è sbagliato quanto irriconoscente e diseducativo che si sia parlato poco o niente della zingara che ha contribuito in modo rapido a catturare lo stesso assassino. Una testimone che non ha avuto paura di ritorsioni e che non ha avuto nessuna esitazione a riconoscere e denunciare il colpevole e ancor prima a chiedere aiuto per la vittima.

Questo tipo di mala informazione partorisce ignoranza continuamente, sottoponendo l’utente ad un martellamento subliminale di informazioni manipolate per creare paura e diffidenza verso lo straniero.

Per quanto secondo me l’assassino della Sig.ra Reggiani dovrebbe rimanere in galera a vita, le persone dovrebbero conoscere e capire cosa significa vivere in un paese straniero.

Milan Kundera nel suo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” scrive che:
“Chi vive all’estero cammina su di un filo teso in alto nel vuoto, senza la rete di protezione offerta dalla propria terra dove ci sono la famiglia, i colleghi, gli amici, dove facilmente, ci si può far capire nella lingua che si conosce dall’infanzia”.

Molti fuggono da paesi rovinati da guerre e povertà generate da dittature infami e sanguinarie.

Molti di questi, che attraversano magari il Mediterraneo aggrappati al galleggiante di una rete da pesca dopo essere stati buttati in mare dai loro “trasportatori”, arrivano stremati e infreddoliti. Piangono perché di nuovo hanno visto la morte e pensano, sperano, sia l’ultima volta perché finalmente sono in un paese civile, democratico che saprà accoglierli. Poi la realtà si manifesterà più dura e crudele. La maggior parte di loro diventeranno delinquenti, altri fuggiranno per nuovi paesi europei, qualcuno mendicherà e qualcuno morirà.

Attenzione, però, perché ci sarà anche chi ce la farà.
Prima verrà discriminato, umiliato, schiavizzato. Avrà lavorato per pochi euro senza garanzie, cambiato mestieri, letti su cui dormire; avrà incontrato traditori e pochissimi amici. Non avrà potuto innamorarsi; difficilmente avrà potuto fare sesso. Si sarà ammalato, senza il calore di una mano amica vicino che gli abbia dato una coperta in più, una buona tazza di latte o di thé, la giusta medicina. Avrà avuto molto freddo e molto caldo. Avrà dubitato anche di se, ma non è caduto nella tentazione dell’illegalità e dei facili guadagni.
Egli non voleva tornare nel suo paese dove si uccide per nulla, dove si cammina su campi minati, dove si stuprano mamme davanti ai figli e figli davanti le mamme; e allora ha continuato a lottare, col volto bagnato dalle proprie lacrime di dolore avrà passato notti insonni in compagnia dei ricordi buoni di se e della sua patria; di se e dei suoi genitori o dei fratelli; o con il desiderio di riabbracciare i propri figli e la propria moglie che lasciò lontano con la promessa di costruire per loro speranze e futuro in una nuova patria.
Egli continuò a lottare e a rispettare la legalità e la gente di questa Italia che adesso è anche un po’ casa sua.
E un giorno riuscì a farcela. Nel suo anonimo, umile e silenzioso percorso, egli è diventato un eroe. Forse un piccolo imprenditore, un commerciante, un artigiano, un cuoco, un pasticcere, un artista, un carpentiere, un venditore, un manager dal quale sarebbe bene apprendere qualcosa.

Io ho vissuto da straniero in terra straniera e non da turista……
Non voglio essere dispensatore di consigli o saggezza né presuntuoso, voglio solamente, con questo post, suggerire tre cose:

1) Tollerare è un comportamento saggio, non da coglioni (come qualcuno crede);
2) Provare a vivere lontano dalle nostre certezze è un’esperienza che aiuterebbe tutti a comprendere e a rispettare di più.
3) È necessario non fermarsi al dettaglio delle notizie imposte, manipolate e unilaterali, ma crearsi la propria informazione con l’esperienza, il dialogo, molte letture e internet.

Roma Fabrizio

giovedì 8 novembre 2007

pubbl 12 RICORDANDO ENZO BIAGI


Oggi l'ultimo saluto ad un grande giornalista.

Tante rubriche, articoli e trasmissioni TV.

Mi fa piacere rendergli omaggio con tre sue risposte ad un'intervista delle "Iene" di qualche anno fa.

Da queste semplici considerazioni, tutta la saggezza e la semplicità di espressione del grande maestro.


"L'Italia oggi è un paese sazio che non ha né grandi spinte né grandi speranze"


"Un politico non deve promettere quello che sa di non poter mantenere"


"La cosa più importante: garantire il lavoro per tutti. Un uomo che non ha un lavoro è un uomo umiliato"


pubbl 11 UNA PILLOLA DI SAGGEZZA



Se non lascerai inaridire il tuo cuore; se farai delle piccole gentilezze ai tuoi simili, essi ti risponderanno con affetto. Ti doneranno pensieri amichevoli. Più uomini aiuterai, più saranno i buoni pensieri che ti verranno rivolti. Il fatto che ci siano degli uomini ben disposti nei tuoi confronti, vale più d’ogni ricchezza.

Vecchio Coyote


Vecchio Coyote aveva sessant’anni, quando nel 1972 fu invitato dall’Istituto Myrin per l’istruzione degli adulti, ad un convegno sui metodi di educazione degli Indiani d’America.
(dal libro: “Sai che gli alberi parlano? – La saggezza degli Indiani d’America”)

mercoledì 7 novembre 2007

pubbl 10 IL TRADIMENTO DI UN AMICO

Non so se il tradimento oggi è un reato e se lo è, tra tutti i reati che si conoscono, questo è particolarmente doloroso per chi ne cade vittima. Nonostante se ne parla molto poco è molto diffuso. Non essendo io un avvocato né un giurista, non so se esistono condanne specifiche per i casi appunto in cui esso si manifesta.
Il tradimento può esserci tra due colleghi di lavoro, tra due amici, due soci, professionista e cliente, ecc.
C’è quindi qualcuno che, approfittando proprio di un consolidato rapporto di fiducia, utilizza lo stesso come arma letale per “uccidere” una delle più grandi tra le virtù: la lealtà.
E così capita che fidandosi di quel qualcuno si fanno azioni dove solo il “qualcuno” ne trae profitti e benefici mentre colui che si è fidato o affidato ne paga le conseguenze che a volte sono anche drammatiche.
Tradire è venir meno alla fede data a qualcuno.
Il più noto dei tradimenti è quello di Giuda che tutti conoscono.
A parte gli spiriti divini ed elevati come Cristo, le reazioni di chi subisce un tradimento sono molte, alcune violente, altre disperate, comunque tutte votate ad un senso di depressione, deficienza, senso di colpa, e chi ne ha più ne metta. Essere stati traditi fa male, fa soffrire, provoca rabbia.
I casi non sono pochi e questo aumenta una certa diffidenza verso chiunque. Verso chi ci propone magari un investimento, o chi vuole venderci un’automobile, ma a volte, e questa è la cosa peggiore, siamo prevenuti anche verso chi ci offre la propria amicizia.
Vivere nel dubbio, nella diffidenza e nel continuo atteggiamento ispettivo e di controllo non è né piacevole e, se vogliamo, neanche civile.
Bisogna pensare che fino a prova contraria siamo, e sono, tutte brave persone, ma dobbiamo riservarci però il diritto di rivalsa nel caso in cui veniamo traditi.
Sarebbe bene se il nome del traditore e l’azione che ha commesso fossero resi pubblici e poi esporre il soggetto alla pubblica gogna in misura proporzionale alla gravità del tradimento commesso, così che la gente sappia con chi potrebbe aver a che fare.
Chi hai creduto “amico” che, agevolato dalla tua fiducia, ti ha messo poi in seri guai…..non vivrà a lungo felice; e qui il ricordo della fine di Giuda fa riflettere.

Roma Fabrizio

"Tutti vogliono un amico sincero, peccato però che nessuno cerca di esserlo"
Jim Morrison